La Milano Fashion Week (MFW) è senza dubbio uno degli eventi più attesi ed importanti per il mondo della moda, non solo per i designer e le grandi firme, ma anche per la città di Milano, che si trasforma in un palcoscenico globale di tendenze, creatività e innovazione. Ogni anno, in effetti, l’evento attira celebrità, giornalisti, influencer e appassionati di moda da tutto il mondo, trasformando la città nel cuore pulsante della moda internazionale e offrendole l’opportunità di brillare come punto di riferimento unico, o comunque tra i più rinomati, nel settore.
La sua importanza, però, va oltre il business: è un’occasione per valorizzare il talento italiano e promuovere l’artigianalità e la cultura della moda. Grazie alla MFW, Milano non è solo una città che ospita eventi, ma diventa un simbolo di eleganza, innovazione e inclusività. Non a caso, l’intramontabile Coco Chanel una volta disse:
La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti. La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con le idee, il nostro modo di vivere, ciò che accade
I grandi nomi della Milano Fashion Week e l’inaspettata interpretazione del concetto di inclusione
Tra gli stilisti che rendono speciale la MFW ci sono sicuramente Elisabetta Franchi e Angelo Cruciani, che sono riusciti a portare avanti non solo il talento e la creatività, ma anche un’incredibile capacità di inclusività e apertura. Entrambi, infatti, mi hanno sempre invitato alle loro sfilate, dimostrando un’attenzione speciale e un grande rispetto per chiunque voglia partecipare al loro mondo della moda
Tuttavia, non tutti i brand seguono lo stesso esempio di accoglienza. Alcuni dei grandi marchi, che spesso parlano di inclusività e diversità, non sempre praticano questi valori nella realtà. Personalmente, ho avuto esperienze in cui, nonostante i brand vantassero un’apertura e un intento concreti nei confronti del concetto di inclusione, non sono stata invitata o, addirittura, sono stato esclusa dalle loro sfilate, creando una netta contraddizione tra le loro dichiarazioni pubbliche e le loro scelte pratiche.
Non è tutto oro quel che luccica, o forse sì?
Qualche anno fa, infatti, mi trovavo alla Fashion Week, con l’intenzione di assistere ad una delle sfilate più attese: quella di Emporio Armani di Giorgio Armani. Al pari di molti altri, ero fuori dal locale e attendevo, nella speranza di riuscire ad entrare e godermi l’attesissimo evento. Inaspettatamente, un ragazzo mi ha gentilmente permesso di entrare, poiché c’era un posto vuoto. Una volta all’interno, però, la situazione è cambiata drasticamente.
Una signora che lavorava all’ingresso ha notato che non avevo un invito e ha ordinato alla sicurezza di farmi uscire, dicendo che “quelle due ragazze senza invito devono andare via”. Nonostante il trattamento poco cordiale, siamo giustamente rimaste fuori e insieme a tante altre persone cercavamo di scorgere qualche vip in uscita. Non contenta, evidentemente, la signora, vedendoci ancora lì, sebbene fossimo fuori dallo stabile, ha commentato ad alta voce: “Ma queste sono ancora qui?”.
Un comportamento che, sinceramente, mi è sembrato poco carino.
Le sorprese quando meno ce le aspettiamo

In quel frangente, comunque, un episodio inaspettato ha cambiato completamente il mio punto di vista: Giorgio Armani in persona, che era ovviamente presente all’evento, mi ha notata. Si è avvicinato, si è fermato a parlare con me e, con grande disponibilità, si è prestato a scattare delle foto insieme. Il suo gesto di affetto è stato tanto genuino quanto emozionante, al punto che si è commosso e mi ha abbracciata, un abbraccio che sembrava davvero un segno di rispetto e umanità in un mondo che, spesso e volentieri, sembra dimenticare l’importanza dell’empatia.
Un incontro che dovrebbe far riflettere e che, senza ombra di dubbio, ha fatto riflettere me su quanto il comportamento di certe persone possa davvero fare la differenza. Armani ha dimostrato che la vera inclusività non sta solo nelle parole o negli slogan, ma nelle azioni concrete, nel modo in cui ci si relaziona con il prossimo, soprattutto quando si ha la possibilità di far sentire qualcuno accolto e rispettato. Un aspetto, quest’ultimo, che probabilmente chi lo circonda non ha ancora ben compreso!
Repetita Iuvant?
Benché mi augurassi un cambiamento e questa volta avessi ricevuto un invito ufficiale a presenziare allo show, l’esperienza non è stata delle migliori l’anno successivo. Al mio arrivo, infatti, ho trovato le stesse ragazze e lo stesso personale di sicurezza, che sembravano ancora poco propensi a farmi entrare. Ho mostrato l’invito, ma è servito a ben poco visto che sono stata sottoposta ad un controllo molto accurato, quasi come se non credessero che fossi una vera invitata.
Dopo qualche attimo di esitazione, sono riuscita finalmente a passare il “check-in”, ma non prima di aver notato sguardi poco amichevoli da parte di alcuni. Chissà, magari educazione e professionalità vengono meno in quelle circostanze in cui chi dovrebbe possederle non ne conosce minimamente il significato. Sono consapevole del fatto che gli eventi esclusivi hanno regole ben precise, ma quando queste vengono rispettate, è necessario che chiunque, a prescindere dal proprio status (presunto o “certificato” che sia) o dalle proprie conoscenze venga trattato dignità. E questo, volendo parlare più in generale, dovrebbe valere sempre, in ogni circostanza e in qualunque occasione!!!
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