Non un essere umano in carne ed ossa come ci si aspettava: l’ultima trovata del parlamento albanese è un’intelligenza artificiale. La recente iniziativa del Primo Ministro Edi Rama si chiama Diella (in albanese “il figlio” o “il sole”) e simboleggia un primato mondiale: il primo “ministro IA” della storia. La sua presentazione ufficiale, in abito tradizionale, ha suscitato sorpresa e curiosità. È stata lei stessa, attraverso la sua voce sintetica, a spiegare la propria missione: combattere la corruzione, vigilare sugli appalti pubblici e garantire che i contratti governativi rispettino le regole.
Ma si tratta di una scelta avanguardistica, di garanzia per il futuro, o una mossa avventata in merito alla quale bisognerebbe mostrare una maggior prudenza? Anche perché, come ricorda Arthur C. Clarke:
La tecnologia non è che uno strumento; nelle mani sbagliate, può diventare il più perfetto dei tiranni
Ma di cosa si tratta nello specifico? Il cuore dell’esperimento è semplice e al tempo stesso rivoluzionario: trasferire ad un’intelligenza artificiale la responsabilità di monitorare gare e bandi, sottraendo terreno a favoritismi, nepotismi e discrezionalità politica. Rama ha presentato Diella come una risposta concreta alla sfida più grande che grava sull’Albania: rendere trasparente la pubblica amministrazione e avvicinare il Paese all’Unione Europea. Ma un passo tanto audace non poteva che dividere opinioni e suscitare polemiche.
Le reazioni sono state contrastanti. Da un lato, c’è chi intravede in Diella una svolta epocale: l’inizio di un’era in cui la tecnologia può ridurre le fragilità delle istituzioni e rendere più equo il rapporto tra cittadino e Stato. Dall’altro, non mancano voci critiche, che accusano Rama di aver creato soprattutto un’operazione d’immagine, utile più a rafforzare il suo governo, rieletto per il quarto mandato nel maggio 2025, che a cambiare realmente le cose. L’opposizione interna ha sollevato, inoltre, dubbi di legittimità costituzionale: può davvero un’entità che non è cittadina, che non ha personalità giuridica, ricoprire un incarico ministeriale? Non si tratta di una forzatura istituzionale? Anche leader europei hanno espresso perplessità, sottolineando i rischi di un precedente difficile da gestire a livello internazionale.
Le domande si moltiplicano: quanto è effettivamente “indipendente” Diella? Chi scrive le regole del suo algoritmo? Chi decide i parametri con cui un appalto viene giudicato regolare o meno? E, soprattutto, chi controlla chi controlla? Se un Paese affida a un’IA funzioni di governo, dove si colloca il confine tra politica e tecnologia? È giusto che decisioni cruciali per la vita di un popolo vengano delegate a un sistema informatico, per quanto avanzato? E ancora: Diella sarà davvero uno strumento di trasparenza, o finirà per essere la perfetta “foglia di fico” per coprire dinamiche che restano saldamente umane?
Alcuni cittadini, con amara ironia, hanno già commentato che “anche Diella sarà corrotta in Albania”. Una battuta, certo, ma che rivela quanto radicata sia la sfiducia verso le istituzioni. La decisione del premier Rama è senza dubbio pionieristica, ma solleva troppi interrogativi. Se la ministra IA riuscirà davvero a rendere più trasparente la macchina statale, questo potrà dircelo soltanto il tempo.
In ogni caso, è certo che l’esperimento albanese costringerà l’Europa, e non solo, a guardarsi allo specchio!
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