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Giornata Internazionale della Geodiversità: una sola Terra e tante storie da raccontare

A partire dal 2021, il 6 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale della Geodiversità (International Geodiversity Day), proclamata dall’UNESCO durante la 41ª Conferenza Generale. La sua istituzione rientra nell’ambito di un progetto ben più grande, volto a promuovere una maggiore consapevolezza sulle ricchezze che il pianeta ha da offrire, risorse non-viventi che si collocano, ciò nonostante, alla base della vita stessa, del paesaggio e del benessere di ogni specie: rocce, suoli, minerali, processi geo-morfologici, strutture tettoniche, acque sotterranee, sedimenti, fossili e così via.

Al di là delle ricorrenze, però, che valore reale e concreto ha la geodiversità per il nostro ecosistema? E soprattutto, in che cosa consiste?

Definizione e orizzonti di una geodiversità tutta da scoprire

Per chi non lo sapesse, la geodiversità è la varietà delle componenti geologiche, geomorfologiche e pedologiche del pianeta. In altre parole, essa corrisponde alla diversità dei materiali della Terra (minerali, rocce, suoli, sedimenti, fossili), delle forme (rilievi, fiumi, coste, versanti) e dei processi che li modellano (erosione, deposizione, tettonica, clima, flussi idrici) nel tempo e nello spazio. Insomma, è la “colonna non vivente” su cui poggia la biodiversità, il paesaggio e l’azione dell’uomo.

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Nel corso delle ere geologiche, il nostro pianeta ha sperimentato condizioni climatiche, ambientali e tettoniche drasticamente diverse: deserti, mari profondi, glaciazioni, altopiani. Ogni epoca ha lasciato tracce (strati di sedimenti, fossili, tracce di faglie, terrazzi fluviali, suoli differenti), che oggi possiamo interpretare come un grande archivio che ha la capacità di raccontare la storia del mondo che abitiamo e, perché no, di fornirci perfino suggerimenti per fare in modo che la nostra casa non venga mandata letteralmente “all’aria”.

Da un punto di vista pratico, dunque, la geodiversità abbraccia la varietà dei suoli (tipi pedologici, profili, orizzonti, proprietà fisiche e chimiche), le caratteristiche geomeccaniche dei materiali rocciosi e sedimentari, la struttura e le modificazioni del paesaggio (versanti, pendii, frane, canyons, terrazzi), i processi geomorfici attivi (erosione, trasporto di sedimenti, deposizione, subsidenza, soliflusso), le acque sotterranee e le loro interazioni con i materiali rocciosi e i suoli, e per concludere, il patrimonio fossile o minerario che ci restituisce informazioni sulle condizioni paleoambientali.

La conoscenza del suolo è fondamentale per garantire la sostenibilità

Per chi come me opera in agronomia e gestione del territorio, tali caratteristiche costituiscono una dimensione imprescindibile. Conoscere i suoli, la loro origine, la loro variabilità microscopica e macroscopica, i processi che li modellano, è una condizione necessaria affinché si possa gestirli in modo sostenibile e sicuramente più efficace. Il mio principale “elemento di lavoro” è in effetti il terreno che, detto brevemente, è al tempo stesso prodotto e custode della diversità ambientale.

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Variabilità pedologica e sistemi colturali differenziati

Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, un terreno non è mai “omogeneo”. Perfino in un campo apparentemente uniforme, il suolo varia in profondità, tessitura, capacità di trattenere acqua, fertilità, compattezza, presenza di scheletro, accumuli litici e via discorrendo. Essere in grado di comprendere tale variabilità significa possedere gli strumenti adeguati per poter adottare strategie di gestione differenziate come, ad esempio, concimazioni localizzate, pratiche di contenimento dell’erosione o scelte colturali zonizzate. Il tutto, naturalmente, al fine di massimizzare la resa e preservare le risorse. Una gestione agronomica che ignora suddetti fattori rischia di essere inefficiente o addirittura dannosa!

Protezione dall’erosione, da frane e dissesti

Il paesaggio, specialmente quello agricolo, convive con processi idraulici e geomorfici in costante cambiamento: piogge intense, ruscellamento, scivolamenti, dilavamenti superficiali. La geodiversità del terreno in questo caso, vale a dire la struttura, la tessitura, la presenza di strati impermeabili, un’eventuale pendenza o la presenza di canali naturali, determina quanto un versante resista o meno all’erosione. In zone collinari o montane, poi, conoscere i suoli e le strutture geologiche sottostanti è essenziale per disegnare fasce tampone, sistemi di drenaggio, lavori di contenimento, scelta di specie vegetali consistenti.

In agricoltura eroica o su terreni marginali, per esempio, si ha un grande vantaggio nel prevenire perdita di suolo e degrado. I suoli e i substrati rocciosi, invece, regolano l’infiltrazione dell’acqua, il ricaricamento delle falde acquifere, la capacità di trattenere umidità e contrastare periodi di siccità. Una variabilità geologica locale (rocce permeabili o impermeabili, fratturazioni, falde) determina dove si accumula l’acqua, dove defluisce, e come l’agricoltore può intervenire (ad esempio con bacini, cunette, fasce, canalizzazioni). Caratteristiche che, se comprese nel profondo, possono rivelarsi utili per la creazione di progetti integrati agricoltura-idrogeologia.

Fertilità minerale, risorse nutrizionali e cambiamento climatico

Un’altra caratteristica da tenere bene a mente è la ricchezza mineraria del terreno con cui si ha a che fare. Difatti, i materiali geologici sottostanti forniscono elementi nutritivi (quali calcio, magnesio, potassio, ferro e micronutrienti) ai suoli e alle piante mediante processi di alterazione minerale. A tal proposito, quindi, la presenza o meno di minerali, di stadi di alterazione e di tessitura, contribuiscono a capire la riserva nutritiva latente nel suolo e i limiti che esso può presentare. Banalmente un terreno derivato da roccia basaltica avrà caratteristiche molto diverse da uno su calcare, granito o arenaria.

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Ulteriore fattore da non sottovalutare è quello del cambiamento climatico, poiché questo può intervenire sulla conformazione del territorio con il quale ci si va a confrontare. Basti pensare ai suoli ricchi in argille e sostanze organiche, che possono rappresentare serbatoi di carbonio. Suddetta capacità dipende dalla struttura del suolo, dalla geologia sottostante, dai processi pedogenetici e da come il clima interviene su di essi. Perciò, integrare nella gestione agronomica la variabilità geologica permette di identificare zone con potenziale maggiore di stoccaggio, nonché di progettare rotazioni, cover crops e pratiche conservative mirate.

Le iniziative in programma per la “Giornata Internazionale della Geodiversità 2025”

In definitiva, analizzati i diversi fattori che è necessario, e forse imperativo, ricordare in merito alla diversità intrinseca dell’ambiente che circonda, è possibile comprendere l’importanza dell’attività di sensibilizzazione che la Giornata Internazionale porta avanti. E proprio per questo, nella speranza di poter rafforzare il suo messaggio originario, per la ricorrenza di quest’anno è stata scelta la tematica “One Earth, Many Stories” (“Una Terra, tante storie”), per sottolineare che ogni frammento geologico, ogni affioramento, ogni suolo porta con sé una trama storica sedimentata, fatta di processi geologici, climatici e umani intrecciati.

D’altronde, come diceva anche George Ebers, con lo scopo di invitare a leggere e a capire il paesaggio per favorirne una più accurata tutela:

Le pietre insegnano più di centomila libri

Ogni pietra, ogni affioramento, ogni suolo è un testo scritto in un linguaggio profondo. Se ne deduce, pertanto, che le comunità locali, le scuole, le associazioni e prime fra tutti le amministrazioni debbano “ascoltare” tali storie e svolgere un’attività concreta sul territorio. Che sia attraverso escursioni, aperture di geositi, lezioni all’aperto, laboratori oppure installazioni multimediali, una maggiore conoscenza porta con sé un più elevato grado di sensibilizzazione e, naturalmente, una migliore risposta dell’uomo alle esigenze dell’ambiente a noi circostante.

Bisogna tradurre i messaggi in interventi tangibili e concreti

In qualità di agronomo, è innegabile che io guardi alla Giornata in questione con grande speranza. Tuttavia, è fondamentale che la celebrazione della geodiversità non ristagni in una retorica vuota e priva di alcun intento tangibile. Serve tradurre i messaggi in azioni concrete: mappature pedologiche, piani territoriali adeguati, normative che tutelino geositi e suoli. Senza questo, l’iniziativa rischia di rimanere meramente simbolica.

Per non parlare delle disuguaglianze territoriali, specie al Sud del mondo, che fanno sì che determinate regioni, molte a dire il vero, siano carenti di risorse finanziarie o istituzionali per valorizzare questo tipo di attività. Occorre che le organizzazioni internazionali sostengano progetti locali, trasferimento di know-how e capacity building. Inoltre, è cruciale che il tema non resti confinato alle geoscienze, ma si integri con piani agricoli, politiche forestali, gestione dell’acqua e istituzione di aree protette. Non è mai “solo roccia”, ma è roccia che sostiene vita!

Una motivazione in più affinché ci sia una partecipazione maggiormente sentita da parte delle comunità locali e dei cittadini, il cui compito non è solamente quello di essere semplici spettatori di una realtà che ci sfuggi di mano, ma anche (e soprattutto) attori che convogliano le proprie energie nei confronti del territorio che considerano proprio.

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Una sfida per il futuro

Per concludere, non possiamo non dedurre che la geodiversità non sia un optional. Anzi, essa costituisce un componente strutturale per il corretto funzionamento del suolo, dell’ecosistema e delle attività che al suo interno si svolgono. Ignorarla significa compromettere la sostenibilità futura e mancare di rispetto alle risorse che la realtà circostante custodisce. La vera sfida, perciò, è pensare e attuare soluzioni concrete affinché essa si possa preservare.

E in questo cammino, in quanto agronomi, geologi, amministratori o comuni cittadini, abbiamo tutti la responsabilità di custodire non solo la vita vivente, ma per giunta la “vita non vivente”, che è in fin dei conti quella che la sostiene. Una riflessione alla luce della quale la “Giornata Internazionale della Geodiversità” si erge a monito, non certo per celebrare, ma senza ombra di dubbio per agire!

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Andrea Candeo

Laureato in Scienze della Produzione e Protezione delle Piante presso la facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie, Università degli Studi di Milano nel 2020 è iscritto all’Ordine degli Agronomi e Forestali Como - Lecco – Sondrio. Offre consulenza tecnica qualificata per privati ed enti pubblici. Lavori ordinari e straordinari su alberi, giardini, terrazzi, siepi, e barriere verdi. Progettazione, pianificazione e direzione lavori con particolare attenzione e sensibilità alle problematiche ambientali. Riqualificazione di aree verdi, aiuole, parchi, giardini e orti per privati ed enti pubblici. Specializzato in rilievi, censimenti, valutazione e verifica della stabilità degli alberi tramite analisi e metodi sia visivi (VTA) che strumentali, si occupa di progettazione terrazzi e aree verdi, pratiche di abbattimento, riqualificazione di parchi e giardini, prevenzione e cura del verde.

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