La terza fossa. Alla morte del marito Joseph, la signora Marrable (Geraldine Page) si ritrova a dover far fronte a tutti i debiti del defunto e non sa proprio come fare. Decide, quindi, di trasferirsi in Texas vicino alla casa di un lontano parente. La tenuta è molto grande e si affaccia su un ampio giardino di cemento privo di verde. La vedova decide così di ingegnarsi per poter trovare il modo più adatto per sopravvivere. Mette un annuncio sul giornale e una serie di donne di mezza età si presentano alla sua casa offrendo servigi di dame di compagnia.
Tra queste, la signora Marrable sceglie la signorina Tinsley (Mildred Dunnock) per il suo temperamento mite e per il fatto che non abbia una famiglia dalla quale tornare. Tutto sembra andare bene nella villa della signora Marrable finché una notte l’astuta signora chiede alla domestica di piantare un enorme pino nel giardino di gesso della tenuta. La gentile signorina Tinsley crea una grande fossa per poter piantare l’albero e con gran fatica è pronta ad innestare le radici del pino, finché la signora Marrable non decide di colpirla alla nuca con una pala per poi seppellirla insieme all’albero appena piantato.
Passano le settimane ed iniziano a spuntare una serie di alberi di pino nel precedente spoglio giardino della vedova. La Marrable, ormai ricca e tronfia del suo status acquisito, ha trovato quindi un nuovo sistema di sostentamento…finché non giunge alla magione una nuova dama di compagnia, la signorina Dimmock (Ruth Gordon).
Robert Aldrich, maestro dell’orrore, produce questa perla d’altri tempi di fine anni Sessanta, affidando al regista Lee H. Katzin il compito di gestire due prime donne del teatro, l’attrice Geraldine Page (Premio Oscar nel 1986 per In viaggio verso Bountiful) e Ruth Gordon (Premio Oscar come migliore attrice non protagonista per il cult Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York) di valorizzare una pellicola a dir poco surreale e bizzarra fatta di primi piani e inquadrature da incubo.
La Page è una pazza scatenata e fintamente buonista per tutta la durata del film. Riesce ad ingannare tutti tranne lo spettatore che diviene parte in causa dello psicodramma.
La terza fossa è un omaggio al cinema del passato, fatto di dialoghi taglienti e di scene all’ultimo respiro con due prime donne, ormai anziane, che si scontrano come fanno due galletti in un pollaio.
La Gordon, più anziana ma dalla lingua tagliente, è consapevole che la sua padrona sia una serial killer ma la difficoltà della donna sta nel riuscire a dimostrarlo pubblicamente. Tra vicini impiccioni e un susseguirsi di gotici omicidi, La terza fossa riporterà il pubblico affezionato in quell’atmosfera tipica di un certo cinema che aveva ancora il coraggio di osare senza il bisogno incessante di artifici.
Il film è da sempre annoverato tra gli “imprescindibili” dell’orrore, sebbene sembri appartenere più al genere grottesco. Alcune scene lasceranno perplesso lo spettatore ma forse lo scopo ultimo di Aldrich era proprio quello: lasciare basito lo spettatore.
Questo è il titolo originale tradotto e tratto dal romanzo di Ursula Curtiss, I fantasmi della signora Marrable (The Forbidden Garden), un capolavoro che chiude in qualche modo una generazione, quella del 1969. Aldrich, stratega, rimane dietro le quinte anche rimanendo osservatore silente della regia di Katzin e di Bernard Girard (non accreditato).
Fotografato egregiamente dall’americano Joseph Biroc (Oscar per il film L’inferno di cristallo, John Guillermin, 1974), La terza fossa non deluderà le aspettative dei fan di Baby Jane o di Carlotta e vi darà l’opportunità di scegliere, come sempre, da quale parte della barricata stare.
Chi sono in finale i veri mostri? La signora Marrable, vedova, senza un dollaro che cerca di sopravvivere oppure la signorina Dimmock che vuole giustizia sotto mentite spoglie? Quante fosse aperte sono rimaste in giardino? Iniziate a contare!
Buona visione e attenzione non finite nella terza fossa!
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