C’è un detto che circola tra nottambuli, studenti sotto esame e neo-genitori insonni:
Meno dormi, più sogni
Una frase che, se recitata così, suona quasi poetica, come se le notti in bianco regalassero un viaggio nel mondo onirico. Ma sarà vero? Oppure è solo un altro mito da bar?
La scienza ci dice chiaramente che i sogni abitano soprattutto la fase REM del sonno, quella in cui gli occhi si muovono sotto le palpebre e il cervello è sveglio quanto basta per dar vita ad immagini nitide di castelli di sabbia, draghi volanti o – più realisticamente – email che non finiscono mai. E tale fase, è bene sottolinearlo, si allunga man mano che la notte va avanti. Di conseguenza, accadrà che meno dormiamo e meno fase REM attraverseremo, meno fase REM attraverseremo e meno sogneremo.
Dunque, è evidente che il mito al quale in molti credono, si sgretoli piuttosto facilmente. Eppure, c’è qualcosa che non torna: perché proprio nelle notti più brevi, quando crolliamo per a malapena due ore, ci svegliamo ricordando sogni assurdi nei minimi dettagli? La risposta è piuttosto semplice e, anche in questo caso, ci viene fornita dalle ricerche scientifiche.
Quando ciò accade, entra in gioco un altro meccanismo: il risveglio durante la fase REM. Più dormiamo male o meno profondamente, più è facile che ci svegliamo nel bel mezzo di un sogno. Ed è proprio in quel momento che li ricordiamo. Ecco spiegato l’effetto “wow” delle notti insonni: non sogniamo di più, ma li ricordiamo meglio.
Il paradosso è affascinante. Dormire poco fa male, e su questo non c’è alcun dubbio. Tuttavia, può rendere i sogni più presenti, o per meglio dire “vividi”, nella memoria. E quando finalmente torniamo a dormire come si deve dopo una maratona di stanchezza, il cervello si lancia in un recupero furioso del sonno REM, bombardandoci di sogni intensi in una sorta di vendetta biologica: il cosiddetto “REM rebound”.
Allora sì, forse il detto andrebbe aggiornato: “Meno dormi, più ti sembrerà di sognare.” Certo, non è altrettanto poetico, ma perlomeno è scientificamente corretto. Strano ma (quasi) vero!
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