Natura e Scienza

Aviaria, il rischio di trasmissione e l’inefficacia del contenimento

Negli ultimi anni, l’influenza aviaria (H5N1) ha suscitato grande preoccupazione a livello globale, non solo per il suo impatto devastante sulla fauna avicola, ma anche (e soprattutto) per la crescente incidenza del virus sui mammiferi con un rischio maggiore (e sempre più plausibile) di trasmissione agli esseri umani. Dati preoccupanti, seppur non allarmanti, quelli raccolti da chi opera quotidianamente sul campo, il che ha spinto gli esperti del settore a correre ai riparti sebbene i metodi messi in pratica fino ad ora si sono rivelati del tutto inefficaci.

Strategie per combattere o arginare l’influenza aviaria

Tradizionalmente, il virus dell’influenza aviaria è rimasto confinato agli uccelli, causando gravi epidemie nel settore avicolo e portando all’abbattimento di milioni di esemplari. Tuttavia, recenti focolai hanno dimostrato che la malattia può infettare perfino i mammiferi, tra cui volpi, visoni e addirittura foche. Questo salto di specie rappresenta un potenziale campanello d’allarme per la salute pubblica, poiché dimostra quanto il virus sia in grado di adattarsi e replicarsi in organismi che, biologicamente, si avvicinano agli esseri umani.

Per la trasmissione ai mammiferi è preoccupante

Un evento, quest’ultimo, che desta particolare preoccupazione per due ragioni. In primo luogo, i mammiferi hanno una fisiologia respiratoria più simile a quella umana rispetto agli uccelli, il che aumenta la probabilità che l’H5N1 possa adattarsi ulteriormente fino a diventare trasmissibile anche a noi. E in secondo luogo, il contenimento del virus nei mammiferi è molto più difficile rispetto a quello messo in atto per gli uccelli. Mentre gli allevamenti di pollame possono essere isolati e monitorati, i mammiferi, specialmente quelli selvatici come le volpi e i visoni, si muovono liberamente nell’ambiente, rendendo quasi impossibile il controllo (e l’eventuale arginamento) della diffusione.

Un caso eclatante, ad esempio, è stato il focolaio in un allevamento di visoni in Spagna dello scorso anno, dove il virus si è diffuso rapidamente tra gli animali, dimostrando che può propagarsi efficacemente tra i mammiferi finanche nell’eventualità che questi siano confinati. Un episodio che ha evidenziato l’estrema vulnerabilità degli allevamenti e la possibilità che tali luoghi possano fungere da incubatori per varianti potenzialmente più pericolose per l’uomo.

I recenti dati raccolti in uno studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Nature, e curato dal virologo Thomas Peacock del Pirbright Institute nel Regno Unito, hanno rivelato un’incertezza sul conteggio dei reali contagi e sul modus operandi degli esperti.

Il parere della comunità scientifica

La comunità scientifica è concorde nel dire che il rischio di una trasmissione sostenuta del virus H5N1 tra gli esseri umani è ancora basso, ma non possiamo permetterci di sottovalutare questa minaccia. Le indagini di Peacock, in effetti, basate sulle epidemie di aviaria che hanno colpito gli allevamenti di animali da pelliccia in Europa, i mammiferi marini in Sud America e i bovini da latte negli Stati Uniti, hanno per giunta spinto i ricercatori a soppesare i vari percorsi evolutivi che potrebbero condurre ad una pandemia.

Difatti, i risultati delle analisi evidenziano potenziali lacune nei meccanismi di controllo, tra cui una riluttanza all’uso delle moderne tecnologie per la vaccinazione e la sorveglianza, e una carente raccolta dati sulla trasmissione del virus tra i bovini e verso gli esseri umani nelle aziende lattiero-casearie statunitensi. Il che, sinceramente parlando, di certo non aiuta nella lotta all’H5N1!

Ad ogni modo, bisogna tenere a mente che la cooperazione globale è fondamentale per rafforzare la sorveglianza dei focolai, monitorare la trasmissione e investire nella ricerca di cure e terapie. Non possiamo più considerare questo virus solo una minaccia per l’avifauna, ma dobbiamo riconoscerlo come un potenziale pericolo per la salute umana. La prevenzione e il monitoraggio costante sono le armi migliori che abbiamo a disposizione per evitare che una nuova crisi sanitaria globale prenda piede.

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Andrea Candeo

Laureato in Scienze della Produzione e Protezione delle Piante presso la facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie, Università degli Studi di Milano nel 2020 è iscritto all’Ordine degli Agronomi e Forestali Como - Lecco – Sondrio. Offre consulenza tecnica qualificata per privati ed enti pubblici. Lavori ordinari e straordinari su alberi, giardini, terrazzi, siepi, e barriere verdi. Progettazione, pianificazione e direzione lavori con particolare attenzione e sensibilità alle problematiche ambientali. Riqualificazione di aree verdi, aiuole, parchi, giardini e orti per privati ed enti pubblici. Specializzato in rilievi, censimenti, valutazione e verifica della stabilità degli alberi tramite analisi e metodi sia visivi (VTA) che strumentali, si occupa di progettazione terrazzi e aree verdi, pratiche di abbattimento, riqualificazione di parchi e giardini, prevenzione e cura del verde.

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