In Indiana, presso il carcere di Pendleton Correctional Facility, è stato avviato un programma innovativo che prevede l’affidamento di gatti abbandonati ai detenuti. Questo progetto, chiamato F.O.R.W.A.R.D. e promosso dalla Animal Protection League, ha come obiettivo il recupero di animali traumatizzati e difficilmente adottabili, facendoli accudire da coloro che sono nella struttura detentiva. Un’idea che ha un duplice impatto positivo: da un lato, permette ai gatti di recuperare la loro fiducia verso gli esseri umani, dall’altro, invece, i prigionieri imparano a prendersi cura di un altro essere vivente, accrescendo il loro senso di responsabilità e la propria empatia.
D’altronde, come disse a scrittrice statunitense Harper Lee:
Prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l’unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza
F.O.R.W.A.R.D. sta riscuotendo un ragguardevole successo in questi mesi. Coloro che hanno aderito al progetto, in primis i carcerati, hanno riferito che l’idea ha permesso loro, per la prima volta, di sentirsi in grado di accudire qualcuno e di aver notato dei miglioramenti in loro stessi, soprattutto a livello psicologico. I benefici, infatti, sono molteplici e tra questi c’è sicuramente una riduzione dell’ozio, un innalzamento dell’autostima e una maggiore predisposizione alla risoluzione non violenta di qualsiasi tipo di conflitto.
Ma non è tutto. Stando ai dati ufficiali, il programma ha persino facilitato l’iscrizione dei detenuti a corsi educativi e migliorato il loro comportamento in un’ottica più generale. Costoro, in effetti, devono provvedere alle necessità dei felini abbandonati, alle loro cure e al loro mantenimento quotidiano, il che rappresenta sicuramente un ottimo esempio di riabilitazione sociale (umana e animale). D’altronde, il principio fondante è quello di responsabilità reciproca e il suo valore terapeutico è fortemente dimostrato.
La maggioranza dei detenuti non ha mai avuto l’opportunità di provare affetto o di premura verso un altro essere vivente, e questo tipo di interazione può aiutarli. Allo stesso tempo, anche i gatti, spesso e volentieri maltrattati o traumatizzati, trovano un ambiente protetto dove possono recuperare e sentirsi amati, al sicuro. Tuttavia, la terapia non si limita soltanto alla struttura del carcere in sé, dal momento che i suoi effetti sono visibili perfino oltre le mura.
Difatti, un rinnovato benessere (psicologico e sociale) della comunità carceraria prepara i detenuti ad un miglior reinserimento all’interno della società. Un aspetto che decisamente non è di poco conto! In più, in un contesto complesso come quello di una prigione, il risvegliare i sentimenti della compassione e del rispetto verso gli animali può riuscire a modificare in maniera positiva la percezione della vita in coloro che, magari, il più delle volte hanno dimostrato di non attribuirle alcun valore.
Alle luce delle conseguenze positive dell’adozione del progetto in Indiana, F.O.R.W.A.R.D. potrebbe presto espandersi e, chissà, forse diventare un punto di riferimento perfino nelle carceri italiane. Quest’ultime potrebbero beneficiarne, specialmente nell’ottica di voler ridurre i livelli di sovraffollamento, stress e difficoltà di gestione che le amministrazioni stanno riscontrando nell’ultimo periodo. Certo, bisognerebbe valutare alcuni aspetti pratici, come l’allergia o la gestione degli spazi, ma l’esempio americano dimostra che con un’attenta pianificazione e il supporto di organizzazioni locali per la protezione degli animali, il progetto può funzionare.
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