Inaugurazione della targa. Credits: https://moked.it/
Un gesto vile e ignorante ha colpito il cuore della memoria cittadina in quel di Firenze, proprio in questi giorni. Difatti, La targa dedicata ad Amelia Pincherle Rosselli è stata vandalizzata. Dietro il danno materiale, però, si cela un attacco alla storia, alla cultura democratica e alla memoria delle donne antifasciste, che di questi tempi, considerati anche i risvolti socio-culturali e politici in (quasi) tutti il mondo, ritornano alla mente più vive che mai!
Amelia Pincherle Rosselli (nata Amelia Pincherle Moravia, Venezia 1870 – Firenze 1954) fu una delle prime e più note scrittrici teatrali italiane, protagonista della vita culturale e politica del primo Novecento, nonché una figura di riferimento dell’antifascismo italiano. Nonna dell’omonima poetessa Amelia Rosselli, fu drammaturga, giornalista, scrittrice per l’infanzia, direttrice editoriale, attivista per i diritti delle donne e per la libertà.
Nata in una famiglia ebraica della borghesia veneziana, laica e impegnata nei moti risorgimentali. Amelia fu sorella di Gabriele (senatore del Regno) e di Carlo Pincherle (padre dello scrittore Alberto Moravia). Dopo il matrimonio con Giuseppe Emanuele Rosselli, trascorse alcuni anni a Vienna e poi a Roma, da cui si separò nel 1903 trasferendosi a Firenze con i tre figli.
Aldo, morto volontario nella Grande Guerra, Carlo ed Emanuele (Nello), che diventeranno entrambi intellettuali antifascisti e martiri della libertà, assassinati in Francia nel 1937 per mano di sicari fascisti.
Nei decenni precedenti fu autrice di opere teatrali come Anima, Illusione, Emma Liona, nonché di commedie in dialetto veneziano (El réfolo, El socio del papà) e di racconti come Gente oscura e Fratelli minori. Fu promotrice dell’emancipazione femminile e presidente della sezione letteraria del Lyceum Club di Firenze. Dopo l’uccisione dei figli, scelse volontariamente l’esilio insieme alle nuore e ai nipoti, vivendo tra Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, dove continuò a sostenere la resistenza italiana dall’estero.
Tornata in Italia nel 1946, si impegnò per la costruzione democratica del Paese, scrivendo articoli, sostenendo il suffragio universale e partecipando al dibattito del Partito d’Azione. Morì a Firenze nel 1954. La sua autobiografia, Memorie, a cura di Marina Calloni, è oggi uno strumento prezioso per comprendere l’intreccio tra vita privata, storia collettiva e impegno civile.
Amelia Pincherle Rosselli incarna il volto femminile del coraggio, della cultura e della libertà.
Il presidente della Commissione Toponomastica del Comune di Firenze, Andrea Ciulli, ha reagito lanciando un appello a trasformare l’indignazione in educazione civica e digitale.
“Vogliamo comprendere la portata del gesto e le iniziative in atto per restituire alla toponomastica il ruolo di presidio culturale contro l’oblio, l’odio e il fallimento educativo che nasconde il gesto”.
Una grande indignazione per questo gesto. Con una sola azione riesce a oltraggiare la figura di una donna, il suo ruolo di scrittrice e drammaturga, e il suo impegno come antifascista e madre di due martiri del fascismo, i fratelli Carlo e Nello Rosselli. Quando ho saputo dell’atto vandalico contro la targa, inaugurata poco più di un anno fa, è stato come un pugno allo stomaco, non solo sul piano personale – perché chi lavora per la memoria pubblica sente ogni nome come una responsabilità morale – ma anche su quello istituzionale. Quella targa non è solo un segno fisico: è un simbolo di valori, di una storia di coraggio civile e impegno culturale che appartiene a tutta la nostra comunità. Vederla deturpata significa vedere oltraggiato un pezzo della nostra identità collettiva. Amelia Pincherle Rosselli è il simbolo perfetto, la sintesi estrema di tutto quello che è inviso alle destre che sono oggi alla guida, purtroppo, di molti paesi.
Come Commissione, ci stiamo già attivando per trasformare questa ferita in una spinta all’azione. Stiamo lavorando a un piano in collaborazione con associazioni civiche e scuole, per rafforzare il legame tra toponomastica e formazione. Vorremo lanciare un progetto pilota in alcune scuole perché crediamo che solo attraverso l’educazione costante si possa prevenire l’ignoranza che alimenta gesti come questi.
Non si fa abbastanza. E non perché manchino i materiali o gli strumenti, ma perché manca la volontà di portare queste storie fuori dai margini della narrazione ufficiale. Le donne come Amelia Pincherle Rosselli hanno vissuto sulla propria pelle il prezzo della libertà. Hanno lottato non solo contro il fascismo, ma anche contro il silenzio che troppo spesso ha oscurato il loro ruolo. Dobbiamo inserirle a pieno titolo nei programmi scolastici, nei musei, nei percorsi urbani. La memoria femminile dell’antifascismo è una risorsa ancora poco valorizzata e va restituita alla cittadinanza con la dignità che merita.
Non si può separare l’ignoranza individuale da quella collettiva. Un singolo può agire per superficialità o disprezzo, ma se manca un’educazione solida e continua alla storia e alla cittadinanza, questi gesti trovano terreno fertile. Viviamo in un’epoca in cui la semplificazione spesso sostituisce la riflessione, e dove la storia viene strumentalizzata o dimenticata. Il nostro compito è quello di restituire complessità, di educare al dubbio e alla conoscenza critica. Solo così possiamo sperare che le nuove generazioni comprendano il peso di un gesto e il valore di un nome.
La memoria non può essere solo monumentale, deve diventare interattiva per diventare più facilmente fruibile. L’idea di affiancare QR code, app mobili e contenuti multimediali alle targhe toponomastiche è già in discussione in Commissione. Pensiamo a percorsi tematici digitali, mappe della memoria consultabili via smartphone, brevi podcast biografici. Si tratta di strumenti agili e contemporanei per coinvolgere le persone là dove si trovano, nei luoghi della quotidianità. È così che possiamo fare della memoria non un rito stanco, ma un’esperienza viva e accessibile a tutti.
Con il ripristino della targa, che avverrà in tempi brevissimi, come amministrazione vogliamo dare un segnale forte e chiaro: la memoria non si cancella. La storia non si riscrive. La figura di Amelia Pincherle Rosselli continuerà a brillare come un faro per tutti noi. Non permetteremo a nessuno di infangare la nostra storia e i valori su cui si fonda la nostra democrazia.
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