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Flightplan – Mistero in volo (2005), come può una bambina sparire nel nulla in alta quota?

Flightplan – Mistero in volo. La quarantenne Kyle Pratt (Jodie Foster) è un ingegnere aeronautico che sta viaggiando da Berlino a New York insieme alla figlia Julia (Marlene Lawston) su un aereo extralusso, per riportare la bara del marito della donna, morto a causa di una caduta dal tetto della loro abitazione tedesca. Durante il volo, però, qualcosa di strano accade: Kyle stremata dal dolore per la perdita del marito, si addormenta e al suo risveglio non trova più la figlioletta né i suoi oggetti personali.

Si rivolge dapprima alle assistenti di volo e poi al comandante dell’aereo, il capitano Rich (Sean Bean) senza però venirne a capo. Tutto precipita quando una delle hostess, Fiona (Erika Christensen) informa la donna che la bambina non è mai salita a bordo e che probabilmente sia tutto frutto dell’immaginazione già provata della povera Kyle.

Locandina ufficiale/Credit: Filippo Kulberg Taub

Claustrofobia al cardiopalma in “Flightplan – Mistero in volo” di Robert Schwentke

Thriller claustrofobico del regista tedesco Robert Schwentke, il quale strizza l’occhio ai vecchi capolavori hitchcockiani per regalare al suo pubblico una delle migliori interpretazioni della Foster.

Jodie Foster, veterana del cinema e bambina prodigio della Disney, due volte premio Oscar, accetta di interpretare una donna coraggiosa e dalle forti nevrosi. La morte accidentale (forse?) del marito e il dover effettuare un viaggio molto lungo insieme alla figlia e alla bara del defunto metteranno a dura prova la protagonista assoluta della pellicola.

Tutti gli altri personaggi servono solo da corollario per l’attrice che non ha bisogno di nessuno per muoversi sulla scena. La paura dell’11 settembre 2001 si sente fortemente in questo capolavoro passato un po’ in sordina (come sempre) e forse poco pubblicizzato.

Nonostante la presenza a bordo del poliziotto Gene Carson (Peter Saarsgard) e il suo tentativo di placare più volte i comportamenti bizzarri della vedova Pratt, Flightplan si regge esclusivamente sulla bravura della Foster. I suoi sguardi allucinati, la fotografia perfetta di Florian Ballhaus e la ricerca spasmodica della bambina che non c’è, rendono perfetta tutta la messa in scena in un turbinio di emozioni e di fragilità.

Domande a cui andranno trovate delle risposte

Come può una bambina sparire nel nulla su un aereo in alta quota? È forse tutto frutto dell’immaginazione della Foster? La bambina è mai esistita? Tutte queste domande inizieranno a frullare nella mente dello spettatore dimenticando per un attimo di trovarsi all’interno di un film ben confezionato e ben riuscito.

Frame del film/Credit: Filippo Kulberg Taub

Decisa ad ogni costo a ritrovare la figlia e a dimostrare ai passeggeri e soprattutto ai membri dell’equipaggio di non essere totalmente pazza, la Foster nel ruolo di Kyle dovrà combattere contro l’indifferenza e l’incredulità di tutti pur di arrivare in fondo alla verità. Nonostante siano passati quasi venti anni dalla sua uscita, il film di Schwentke non ha perso il suo coraggio e il suo smalto e farà compagnia agli spettatori per cento minuti di pura angoscia al cardiopalma.

Se qualcuno ti togliesse tutto ciò per cui vivi…cosa saresti disposto a fare per averlo indietro?

Buona visione e buon volo!

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Filippo Kulberg Taub

Studioso e appassionato di cinema internazionale. Ha dedicato i suoi studi alle grandi figure femminili del cinema del passato specializzandosi alla Sapienza di Roma nel 2007 e nel 2010 su Bette Davis e Joan Crawford. Nel 2016 ha completato un dottorato di ricerca in Beni culturali e territorio presso l’Università di Roma, Tor Vergata con una tesi sull’attrice israeliana Gila Almagor. Ha scritto diversi saggi e articoli di cinema e pubblicato l’autobiografia inedita in Italia di Bette Davis, Lo schermo della solitudine (Lithos). Oggi insegna Lettere alle nuove generazioni cercando sempre di infondere loro fiducia e soprattutto amore per la storia del cinema.

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