La coppia più audace e longeva del mondo, Eros e Thanatos, come tutte le coppie del mondo, è soggetta al pettegolezzo. E più d’altre vi si espone, fraintesa, mal capita, erroneamente interpretata. Da psichiatri, filosofi, esteti, poeti. Non passa giorno che qualcosa sfugga o indebitamente vi si associ dell’altro, per eccesso di zelo, per narcisismo, per incapacità, per ostinata passione. Spesso sono le migliori intenzioni a tradire questa coppia.
Spinosissimo parlare di poesia erotica – spinoso in generale parlar di ogni cosa in arte, in tempi in cui il giudizio è sospeso, macchia d’olio nel mare del web. Ma bisogna provarci, con tutte le lacune che potranno rimanere aperte, o che si potranno – fresche – aprire; perché insomma un po’ d’ordine va fatto. Un po’ di chiarezza: così come non tutto ciò che viene scritto con audaci ‘a capo’ è poesia; e di quanto rimane nel setaccio, non tutto ciò che si denuda è erotico – Chiara Catapano
Questa introduzione ritengo sia utile per una analisi approfondita della diade o, per meglio dire, coppia Eros&Thanatos; tuttavia, dobbiamo sempre essere prudenti davanti alla platea di questa società, tutta veli fuori le mura conventuali e babydoll e reggi calze dentro le proprie celle. La poetessa Patrizia Valduga, con il suo ardire poetico ha violentemente strappato il crespo di tulle, ha rotto i reggi calze, ma è rimasta nella sua cella a leggere dalla feritoia le sue opere tanto da scandalizzare la mistica area della letteratura.
L’ingegneria dell’ingegno ha progettato e costruite spazi di pudore a servizio di chi nasconde la pulsione e la paura che provoca sia l’amore che la morte. Tutto sommato il riscontro sociale prolifera di curiosi delle sensazioni dell’erotismo “nudo” e crudo. Ma l’Eros è sì l’energia vitale di cui hanno dissertato i maggiori strizza cervelli, ma, forse, non hanno mai rivelato la natura ansiolitica della sessualità: «La poesia è come l’amore, è nostalgia d’indivisibile: entrambi si prefiggono un po’ di perdita di coscienza, un qualche smantellamento di quell’equilibrio infelice che è la nostra identità. Hanno entrambe una funzione erogena e quindi ansiolitica».
Valduga ha prima scritto “poesia”, io scriverei invece sulla “sessualità”, continuando poi con le sue stesse parole, l’eros è l’anticamera della morte, della perdita di coscienza; infatti, quando si raggiunge l’orgasmo i due, anche se non si amano, si fondono, in quell’istante in una inscindibile forza, in quei secondi si perde l’identità, ci si smarrisce in una forza ignota, ciò che sentiamo è la brama del godimento che si impossessa di noi.
Quando “resuscitiamo”, ci rivestiamo della nostra identità vedendo l’altro come qualcosa di esterno da sé, ma l’epifania dell’attimo prima ha dimostrato che la forza erogena definita dalla psicoanalisi come parti del corpo che si rivelano idonee a raccogliere e ad esprimere un eccitamento di natura sessuale. Ma, ritornando alla Catapano, leggiamo: “Non tutto ciò che si denuda è erotico“. Giustamente, l’erotismo non è denudarsi, oggi bellocci e bellocce si mostrano con qualche fettuccina di copertura, ma tutto il resto è esposto alla vista e quindi, ritengo, che non sia Eros, anzi non deve assolutamente riferirsi all’erotismo, io la chiamerei sfrontatezza, ma una come me, che in passato è stata attrice del porno dovrebbe esimersi dal giudizio dei personaggi che nuotano nel web?
Chiarisco subito che non rinnego la mia pregressa professione, però, se andiamo indietro nel tempo, già l’arte eros-porno era ampiamente diffusa. Credo, prima di passare alla analisi della poesia di Valduga, sia necessario trascrivere quanto dice l’enciclopedia più conosciuta al mondo, cioè Wikipedia:
“Ogni essere umano ha normalmente delle fantasie erotiche, cioè usa l’immaginazione per rappresentarsi delle scene eccitanti eroticamente, senza altro scopo che l’eccitazione in sé: la pornografia è la visione di queste fantasie in immagini, disegni, scritti, oggetti o altre produzioni. Poiché molte persone hanno fantasie erotiche simili, di solito il materiale pornografico prodotto da un singolo, con le scene della sua immaginazione erotica, risulta eccitante anche per molti altri.
Sebbene la pornografia sia stata usata anche come semplice ingrediente di opere artistiche più articolate, il suo fine principale è quello di indurre uno stato di eccitazione sessuale della persona. Da sempre si è dibattuto sul mutevole confine tra arte, erotismo e pornografia, che generalmente negli ordinamenti giuridici occidentali non è considerata illegale, ma in determinati contesti è (o è stata) soggetta a censura e ne viene vietata la visione (in particolare a minorenni).La pornografia intesa come raffigurazione di situazioni erotiche o scene di sesso ha origini molto antiche: forme di rappresentazione esplicita di atti sessuali sono testimoniate presso la maggior parte delle civiltà della storia ma non è chiaro se l’importanza relativa della pornografia sia correlata con il “grado di civiltà” di un popolo.
Certamente la pornografia intesa nel senso corrente è un fenomeno moderno, nato come detto precedentemente agli inizi del XIX secolo; nell’esaminare la storia di questo fenomeno occorre estendere l’accezione di pornografia e intendere qualsiasi genere di rappresentazione esplicita di atti sessuali, nudità e così via; tenendo però presente che, al di fuori di alcuni casi, non sempre è ipotizzabile che tale rappresentazione avesse lo scopo di provocare eccitazione nell’osservatore. Le donne nude e le attività sessuali sono descritte in maniera minuziosa nell’arte paleolitica (ad esempio la Venere di Willendorf); tuttavia non è sicuro che lo scopo di tali opere fosse il risveglio sessuale, dato che tali immagini possono avere preferibilmente un’importanza spirituale.
Relativamente all’epoca romana, a Pompei sono tuttora in perfetto stato di conservazione i “lupanari”, case chiuse sulle cui pareti sono ancora presenti rappresentazioni pornografiche. Inoltre, sono state recentemente notate raffigurazioni degli organi sessuali maschili e femminili eseguite in alcune strade: per gli organi femminili era segno che la strada in cui ci si trovava era frequentata da prostitute. Per l’organo sessuale maschile il discorso è diverso: ve ne erano moltissimi scolpiti o disegnati per le vie di Roma.
Infatti, l’organo maschile eretto era un simbolo portafortuna, da cui è derivato il nostro cornino di corallo. Una particolare sezione del Museo archeologico nazionale di Napoli (vietata ai minori di quattordici anni non accompagnati) contiene tutto quello che di pornografico è stato trovato negli scavi archeologici di Pompei: statue, affreschi, suppellettili e anche giocattoli erotici, che ci fanno supporre che all’epoca questo tipo di raffigurazioni fossero comunemente diffuse. Come ulteriore conferma di ciò, nell’aprile del 2005 alcuni archeologi della Germania hanno notato un grosso disegno, di circa 7 000 anni fa, raffigurante un uomo che si piega sopra una donna nel tentativo di veder soddisfatte le proprie richieste sessuali.”
Nutrire la propria personalità egoica con socialità di ogni tipo naviga in superficie, impedendo alla propria anima di immergersi nel respiro più profondo alla ricerca di ciò che non si può sondare. La socialità egoica come quella del web, non permette più di snodare ciò che è eroticamente efficace, ovvero di ispirazione artistica o letteraria, perché viene tutto considerato alla stessa maniera. Quanti durante una cena o davanti ad un caffè parla di slancio sessuale, o quanti parlano della morte? Le roccaforti Eros e Thanatos si esorcizzano dal pudore e dal terrore, il pudore è anche sacrosanto, ma parlare di sessualità non significa disquisire degli esercizi sul materasso o della morte, non è detto che si parli del proprio funerale. C’è chi per eccesso delle due connotazioni reprime una parte di sé, castrando il dinamismo creativo che potrebbe attuarsi nella libertà dialogica.
Ho paura di te: sei cosí bello! /Non affogarmi in notti tanto nere/se prima non mi apri nel cervello/ la porta che resiste del piacere.
L’Eros è temuto soprattutto da chi subisce il fascino non del bello da vetrina o da burattini plastificati che dopo un’ora stancano, ma di quella bellezza che arriva dall’intelletto, la poetessa in questa quartina intende, secondo il mio punto di vista, che la bellezza apre le porte del piacere quando una persona riesce, metaforicamente, ad aprire il cervello, a conquistarti con l’intelligenza. Una persona che non si riversa col corpo o con parole da biblioteca, ma si lascia scoprire quel poco per volta, è la personalità che sprigiona erotismo e che diventa piacere che dalla mente scende fino al corpo.
Il paradosso di Eros&Thanatos è l’incontro tra furore e inibizione, pertanto in questo senso, decade tutta la forza delle parole proferite dalla poetessa che in una sola quartina ha sintetizzato il significato, senza sbavature dell’erotismo. Le vetrine sociali sono contraddizioni che emergono dalla insensatezza, dall’essere libertini invece di sentire la libertà. Ho conosciuto coppie unite da tanti anni e nonostante gli anni, i problemi, il dover affrontare il quotidiano, si sono sempre comportati l’uno verso l’altro come due eterni fidanzati, il timore di perdersi, non come possessione, (oggi incombe l’idea dell’amore come possesso, del romanticismo come debolezza o anestesia dei sensi), ma come una costante scoperta dell’uno verso l’altro.
C’è più forza erotica nel romanticismo che in tutte le variopinte etichette che circoscrivono l’essere in una dimensione che si autodefinisce alternativa. Infatti, sono proprio i romantici che encomiano Eros e Thanatos elevandoli a forza creatrice inscindibile dallo spirito. E a tal proposito, ne ha scritto Ines Aliprandi nella rivista “L’Invito”, riflettendo sulla vera connotazione dell’amore romantico:
“Fratelli a un tempo, Amore e Morte/ ingenerò la sorte”. Si esprimeva così il più grande dei nostri Romantici in apertura del ventisettesimo dei suoi canti. Giacomo Leopardi aveva il coraggio di fissare negli occhi l’arido vero” e contemporaneamente subire il fascino della bellezza, sapeva sentire la verità del Nulla e insieme aspirare al Sogno in un unico atto creativo, fondendo mirabilmente Realismo e Romanticismo nella sua immensa Poesia.
Se è vero che l’Ottocento è il momento del trionfo, nella letteratura e nel melodramma, del tema dell’amore impossibile, irraggiungibile, presago di morte, in realtà fin dalle origini Poesia e Musica – con la loro capacità di conciliare i mondi più lontani e di esplorare gli abissi dell’animo umano con i suoi irrisolvibili conflitti – hanno celebrato l’inscindibile binomio Eros e Thanatos“.
Questa idea non è da interpretare in una riduttiva chiave biografica ma da ricondursi all’ambito della leopardiana teoria del piacere: il desiderio non rimane inappagato perché l’amore non è corrisposto ma perché, anche se lo fosse, il valore dell’amata si rivelerebbe inferiore all’immensità del sentimento dell’innamorato che trova quindi nella morte un porto di quiete e un modo per sottrarre il proprio sentimento assoluto e infinito alla disillusione e alla caducità eternizzandolo.
Quindi, abbiamo bisogno di vita e di morte, di una alternanza che ci scardini dalla forza banausica della materialità, non siamo solamente logica ma un insieme di relazioni interne : cellule, sangue, atomi, organi, emozioni, sensazioni, siamo forza motrice armonica, flusso di energia che fluttua nel nostro universo interiore.
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