Non tutti sanno che tra le mille storie nate intorno alla tragedia del Titanic ce n’è una che ha come protagonista una creatura piccola, silenziosa e, a quanto pare, straordinariamente intuitiva: una gatta di nome Jenny. Imbarcata ufficialmente a bordo del transatlantico, il felino avrebbe dovuto svolgere una duplice funzione: eliminare i topi e fare da mascotte all’equipaggio. Fin qui, per carità, nulla di strano visto che, all’epoca, era pratica comune avere sulle grandi imbarcazioni un “gatto di bordo” non solo per tenere sotto controllo i roditori, ma anche (e soprattutto) per offrire un conforto durante le traversate oceaniche, spesso lunghe e stressanti.
Tuttavia, qualcosa di strano ma, almeno stando ai report, vero accadde nel corso della traversata.
Proprio durante il viaggio inaugurale di trasferimento da Belfast a Southampton, Jenny partorì una cucciolata, trovando rifugio nella cambusa dove veniva nutrita quotidianamente dagli sguatteri di bordo. E fu proprio a Southampton che accadde qualcosa di insolito, destinato ad entrare poi nella leggenda. Difatti, secondo il racconto di Jim Mulholland, uno degli addetti alla cambusa, Jenny iniziò a trasportare uno ad uno i suoi gattini fuori dalla nave, verso terra, rifiutandosi ostinatamente di risalire a bordo. Mulholland, osservando il comportamento anomalo dell’animale, interpretò il gesto come un cattivo presagio. E così, prese una decisione drastica: scese anch’egli, rinunciando al viaggio. Una scelta che, come sappiamo, gli salvò la vita.
Una storia che ha dell’incredibile e che sembra essere più legata al mito metropolitano che ad un fatto realmente accaduto. Eppure, speculazioni e divagazioni fantasiose a parte, ha portato in tanti a domandarsi se quel gatto avesse davvero percepito che qualcosa di terribile sarebbe successo. D’altronde, si sa, molti animali “sentono” variazioni ambientali che, spesso e volentieri, sfuggono ai sensi umani (vibrazioni, cambiamenti di pressione atmosferica o stati di tensione collettiva) e i gatti, in particolare, sono famosi per il loro istinto e la loro sensibilità.
Ciò nonostante, qui il confine tra realtà e suggestione è piuttosto sottile. Non possiamo escludere che Jenny sia semplicemente scesa per motivi banali: forse perché infastidita dal rumore dei macchinari, o chissà, magari perché turbata dalla confusione del porto, oppure per un mero capriccio. Dopotutto, chi conosce i gatti sa bene quanto questi possano essere imprevedibili e indipendenti. La sua storia, dunque, rimane avvolta nel mistero, ancor di più se pensiamo che fonti alternative suggeriscono che la gatta e i suoi cuccioli siano rimasti a bordo, morendo anch’essi insieme a gran parte dell’equipaggio, ma la sua leggenda è sopravvissuta, tramandata nei racconti popolari come simbolo di un istinto misterioso e, per giunta, soprannaturale.
Che Jenny avesse previsto o meno la fine della nave più famosa della storia, il suo gesto rimane uno dei racconti più strani, teneri e suggestivi legati a quella notte fatale. E chi lo sa, magari, tra le tante lezioni che il Titanic ci ha lasciato, ci ha rammentato che, a volte, vale la pena fidarsi dell’istinto.
I gatti sanno quello che vogliono. Non lo dimenticano mai – Terry Pratchett
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