Attualità

La Corte contro la Psichiatria: il TSO è obsoleto

La decisione della Corte Costituzionale non è una bocciatura totale del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), ma è un gigantesco ridimensionamento, smonta il TSO nelle parti giudicate non compatibili con la Carta Costituzionale e lo rende obsoleto, parallelamente mette all’angolo la psichiatria coercitiva, una mossa che alcuni osservatori hanno giudicato “un allineamento a posteriori rispetto alle line guida emanate dal 2023 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

Se l’obiettivo è la cura, non la custodia, allora ogni centimetro di coercizione deve essere giustificato parola per parola, minuto per minuto

Con questa massima – che riassume lo spirito della riforma basagliana – possiamo leggere, quasi come un capitolo nuovo, la sentenza n. 76/2025 della Corte costituzionale pubblicata il 31 maggio 2025 in Gazzetta.

Credit: Screenshot della pubblicazione online della decisione della Corte.

Lo scontro invisibile dietro alla decisione della Corte di rendere il TSO obsoleto

Lo scontro si è consumato in un sostanziale silenzio dei media. Cerchiamo di metterlo a fuoco in questa pagina de L’Opinione – Tempi Moderni: da una parte ci sono stati i giudici della Corte Costituzionale (i vincitori in questa fase storica), dall’altra i grandi sconfitti, la Psichiatria coercitiva (d’ora in poi privati di una anacronistica e immeritata rendita di posizione, di credito scientifico, di autorità nel campo della Salute Mentale). Lo scontro si è consumato (o sostanziato, a seconda dei punti di vista), in una censura di ordine giuridico: alcuni pezzi di legge, semplicemente, sono stati giudicati incostituzionali, con delle conseguenze sul piano pratico molto pesanti, che vanno ben oltre lo screditamento della psichiatria coercitiva.

Si tratta di una rara vittoria dei Diritti Umani, di questi tempi, ancora più preziosa considerando il tentativo di smantellare e depotenziare gli organismi del diritto internazionale, e di contro, una sonora sconfitta per quei camici che hanno fatto la propria fortuna sul sistema dell’autorità. Psichiatri conservatori di una ideologia mortifera, la stessa che ha accompagnato una certa psichiatria del XIX e XX secolo, disumana e anacronistica, ontologicamente incapace di fare auto-critica, figuriamoci se in grado di riconoscere la complessità della natura dell’Uomo nella sua dimensione unitaria: corporale, mentale e trascendentale. Contro quella classe di “operatori della salute mentale”, per non usare altri sostantivi con accezioni di valore, sono nati numerosi movimenti, associazioni e gruppi “anti-“, che nel quasi generalizzato disinteresse della politica, hanno dichiarato guerra ai crimini commessi dalla psichiatria, figlia di certe impostazioni e visioni, più malata delle persone affette da disturbi mentali.

Dalla Cassazione alla Consulta: come nasce la sentenza 76/2025

Nel gennaio 2021, a Caltanissetta, una donna viene ricoverata in regime di TSO (TRattamento Sanitario Obbligatorio) su provvedimento del sindaco e, pochi giorni dopo, convalida del giudice tutelare.

Ricorre: perde in Tribunale, perde in Appello; in Cassazione la Procura generale chiede – se non il rigetto – almeno il rinvio alla Corte costituzionale.

Così nasce l’ordinanza 207/2024 (I Sez. Civile) che denuncia la carenza di garanzie: nessuna comunicazione all’interessata, nessuna audizione, nessuna notifica del decreto.

  • 9 settembre 2024 – Ordinanza 207/24 solleva questione di legittimità.
  • 5 maggio 2025 – Consulta: art. 35 L. 833/78 è parzialmente incostituzionale.

I tre vulnus dell’art. 35 della legge n. 833 del 1978

  • Omessa comunicazione del provvedimento sindacale al paziente.
  • Omessa audizione dell’interessato prima della convalida.
  • Omessa notificazione del decreto di convalida.

Per la Corte ciò lede gli artt. 13, 24, 32 e 111 Cost., oltre a disattendere il principio, cardine dopo la legge 219/17, del consenso informato.

La bussola OMS‑ONU: dallo standard “least restrictive” allo “zero‑coercion”

Il WHO‑OHCHR Guidance and Practice (2023) impone alle autorità sanitarie di «sviluppare e attuare politiche zero‑coercion». Nei moduli WHO QualityRights (2019) la coercizione è definita «non terapeutica, contraria ai diritti umani» e va sostituita con il supported decision‑making. Il legame giuridico è la CRPD (artt. 12 e 14).

CRPD è l’acronimo inglese di Convention on the Rights of Persons with Disabilities: la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, adottata dall’ONU nel 2006 (ratificata dall’Italia con L. 18/2009). Gli articoli 12 e 14 sono centrali quando si discute di trattamenti sanitari obbligatori e misure coercitive in psichiatria.

Si richiamano qui due disposizioni che impongono allo Stato di:

  1. rispettare la capacità giuridica della persona con disagio mentale;
  2. evitare privazioni di libertà motivate solo dallo status di disabilità, o comunque sottoporle a garanzie strette, proporzionalità e revisione indipendente.

Dove la Corte incontra l’OMS per rendere il TSO obsoleto

Credit: Genevra, Svizzera. Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), foto di Lian Yi/Xinhua via Getty Images.
Garanzia richiestaEffetti della sentenza 76/2025Linee guida OMS‑ONU
Informazione immediataObbligo di comunicare il TSOQualityRights: diritto alla trasparenza
Audizione dell’interessatoObbligo di ascolto prima della convalidaSupported decision‑making (CRPD)
Notifica del decretoNotifica a paziente / legale rappresentanteWHO‑OHCHR: controllo indipendente

Chi ha suggerito alla Corte di riformare (e rendere obsoleto) il TSO? A loro va il nostro “GRAZIE”!

Tra le realtà che più hanno inciso sul dibattito italiano attorno al TSO spiccano cinque associazioni (ve ne sono sicuramente altre dozzine, ma per necessità di sintesi l’elenco è limitato alle più note), ciascuna con una storia e una filosofia d’intervento peculiare.

Diritti alla Follia

Nasce nel 2017 su impulso dell’avvocato radicale Michele Capano, che – dopo anni di pratiche legali a tutela di persone sottoposte a trattamenti coercitivi – decide di fondare un’associazione di promozione sociale (APS). L’ispirazione proviene sia dal garantismo radicale (art. 13 Cost.), sia dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L’obiettivo sin da subito è abolire contenzione e obbligatorietà, o quantomeno incardinarle in garanzie procedurali effettive: audizione del paziente, difesa tecnica, ricorsi rapidi. Nel 2020 Diritti alla Follia avvia la rubrica online Il diritto fragile; la puntata n. 223 del 2 giugno 2025 – oltre un’ora e mezza di confronto fra avvocati, medici e attivisti – analizza la freschissima sentenza 76/2025, contribuendo a diffonderne i contenuti.

Telefono Viola

Ben più datato è il Telefono Viola, attivo dal 1991. Nato a Roma dall’idea di Sandro Margini e altri volontari, introduce un modello “linea calda”: un numero di telefono che chiunque può comporre quando teme un TSO, una contenzione o un ricovero coatto fuori controllo. Un piccolo gruppo di avvocati, medici e utenti si attiva in tempo reale, spesso recandosi in reparto per verificare la legittimità del provvedimento. Grazie al Telefono Viola molti casi di abuso sono stati portati alla luce – restano emblematici i monitoraggi sul “caso Mastrogiovanni” del 2009, che contribuirono a una condanna penale dei sanitari coinvolti.

Rete Antipsichiatrica

A metà degli anni Novanta germoglia la Rete Antipsichiatrica: prima come assemblee spontanee a Firenze e Roma (1994-1995), poi come rete nazionale formalizzata nel 2001. Il suo linguaggio è volutamente politico: recupera l’antistituzionalismo di Basaglia, ma dialoga anche con l’esperienza francese di Guattari e con il movimento internazionale Mad Pride. Presidi fissi davanti agli SPDC, acronimo di Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, si trova all’interno di un ospedale generale (non più in manicomi), in applicazione della riforma Basaglia (L. 180/1978). In sostanza sono quei reparti ospedalieri dove vengono ricoverate le persone con un disturbo psichico in fase acuta, sia volontariamente sia in regime di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). La Rete Antipsichiatrica manifesta contro le sedute di elettroshock, scrive un bollettino “Contenction Watch” che dal 2018 conteggia le ore di contenzione in diversi ospedali. La Rete sceglie la sorveglianza dal basso come pratica di democrazia sanitaria.

Basaglia Forum

Più recente, ma con radici culturali fortissime, è il Basaglia Forum. Nasce online nel 2014 attorno all’Archivio Basaglia di Trieste; due anni dopo diventa associazione culturale. Scopo dichiarato: custodire e aggiornare l’eredità scientifica e morale di Franco Basaglia, ricordando che la 180/78 non è soltanto un pezzo di storia, ma un paradigma di cittadinanza. Ogni anno, in collaborazione con l’Università di Trieste, il Forum organizza il convegno “Pensare Basaglia oggi” e assegna borse di studio a giovani ricercatori che indaghino alternative non coercitive al TSO.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani – Italia (CCDU)

Infine, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani – Italia (CCDU), aperto a Milano nel 1994 come sezione della Citizens Commission on Human Rights (CCHR), istituita nel 1969 dallo psichiatra libertario Thomas Szasz insieme alla Chiesa di Scientology. Il CCDU usa un taglio fortemente “watch-dog”: raccoglie denunce, produce dossier, organizza la mostra itinerante “Psichiatria: un’industria di morte”, esposta in oltre venti città italiane. Nel 2017 ha consegnato al Parlamento europeo un rapporto sulla contenzione meccanica e sull’uso di psicofarmaci in età pediatrica.

Pur con approcci diversi – legale, militante, culturale o di advocacy pura – queste associazioni convergono su due punti: la critica del paradigma coercitivo e la richiesta di un modello fondato sul consenso. La sentenza 76/2025 e, ancor prima, le linee guida OMS-ONU, rappresentano per loro la conferma che la tutela della salute mentale non può prescindere dalla tutela dei diritti fondamentali.

TSO: estrema ratio o anacronismo?

La Consulta salva il TSO come istituto, ma lo recinta di nuove garanzie. Resta aperta la domanda – prima etica che giuridica: è ancora ammissibile curare con la coercizione in un paradigma che riconosce alla persona capacità residuali di autodeterminazione anche in stato di crisi?

Egas Moniz – insignito nel 1949 «per la scoperta del valore terapeutico della leucotomia in alcune psicosi» – continuerà a figurare nell’albo d’oro, come accade per altri riconoscimenti oggi reputati discutibili. Revocare un premio Nobel, purtroppo (o per fortuna) non è previsto dallo statuto della Fondazione: un Nobel assegnato resta incancellabile.

Rileggere criticamente la “legacy” di Moniz e Cerletti

  • Moniz: i suoi dati erano fragili già allora; la letteratura successiva ha mostrato percentuali drammatiche di disabilità permanente.
  • Ugo Cerletti (Roma, 1938) introdusse l’elettroshock con la retorica di un «raddrizzamento» del cervello: un “made in Italy” che oggi imbarazza quanto – mutatis mutandis – la mafia.
  • Storicizzazione non significa assolvere: come per le teorie eugenetiche premiate in passato, la comunità scientifica può dissociarsi formalmente dai risultati.

Cosa fare oggi con la terapia elettoconsulvica in Italia?

  • Numeri: dall’ultimo report pubblico emerge il dato secondo cui si “curano” i pazienti con 2 000 cicli di ECT all’anno. (le virgolette sono per sottolineare la truffa semantica di un’altra parola inserita nella tecnica di questa barbarie, spacciata appunto per “terapia” (ETC in inglese).
  • Indicazioni ufficiali: depressione catatonica resistente, mania grave, stupor: solo dopo fallimento di altre terapie, con consenso informato scritto (o, in TSO, con convalida giudiziaria).
  • Controversie: meta-analisi recenti mostrano riconoscono il rischio di deficit cognitivi; diverse linee guida (OMS-QualityRights, NICE 2022) chiedono audit severi e alternative non invasive.
  • Scelta etica: alcuni ospedali italiani hanno già sospeso l’ECT; altri l’hanno circoscritta la pratica a poche decine di casi l’anno, con monitoraggio neurocognitivo e consenso rafforzato. Segno che la Psichiatria non è stata ancora disintossicata dalla pseudoscienza fondativa che alimenta certe prassi.

Da “vergogna” a responsabilità storica

  • Memoria istituzionale: musei della psichiatria coercitiva, certe pratiche psichiatriche sono adatte ad essere ospitate ad un Museo della tortura o persino dell’Horror. scuole di specializzazione dovrebbero affrontare apertamente il capitolo Moniz-Cerletti, includendolo nei moduli di deontologia.
  • Riconversione simbolica: a differenza del Nobel, targhe e intitolazioni locali possono essere riviste; Trieste, ad esempio, ha dedicato più spazio alla storia di Basaglia che alla “gloria” dell’elettroshock (per fortuna)!

Finché il Nobel a Moniz resterà nella bacheca di Stoccolma, la vera “revoca” potrà consistere nel riconoscere pubblicamente l’errore, togliere credito alla psichiatrizzazione della società, costruire alternative cliniche che rendano obsolete le terapie coercitive esercitate dal personale sanitario dietro prescrizione psichiatrica.

Cosa fare adesso? Riformare e continuare a tutelare i Diritti Umani

Attuare il modello «zero‑coercizione» significa imporre alla psichiatria di depurarsi dalle spinte pseudoscientifiche che ha al proprio interno. Una terapia disintossicante che abiliterebbe una nuova scienza, non più fondata sulle proprie soluzioni figlie di una visione materialista: l’uomo come animale sociale, visione abbracciata anche da buona parte della psicologia contemporanea, ahinoi.

Due parole per chiosare: l’uomo è un animale, certo, lo sono in primo luogo alcuni psichiatri che sono finiti in carcere per i crimini che hanno commesso contro i loro pazienti, quelli che si erano affidati alle loro “cure”. Le cronache, in questi tempi moderni, sono ricche di queste nefandezze, prendiamone coscienza per mettere al bando le pratiche psichiatriche che non sono “cura”.

La sfida è tutta politica e culturale, speriamo questa volta sia anche umana.

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Renato Ongania

Studioso di comunicazione, semiotica e vessillologia. Esploratore, attivista culturale e saggista. Già consigliere comunale e militante radicale "contro la pena di morte". Laurea in relazioni pubbliche (Iulm, Milano), diplomi di alta formazione nel pensiero filosofico di Tommaso d’Aquino e Anselmo d’Aosta presso atenei pontifici; “Esperto in criminologia esoterica”, master in bioetica. Tra i suoi interessi di ricerca: diritti umani, peace studies, hate speech online, analfabetismo religioso. Da oltre dieci anni Ministro della Chiesa di Scientology e rappresentante italiano dello scrittore statunitense L. Ron Hubbard.

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  • Articolo illuminante, da fare leggere ai docenti che emettono diagnosi erronee tale da innescare la miccia di una psichiatria obsoleta che ancora resiste.
    Consiglio di leggere e seguire il dottor Francesco Oliviero: Psichiatra e Omeosinergeta.

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