Che succede quando il vento, che tira e ti avvolge, diventa irrespirabile, dando il senso di impossibilità di poter vivere perché l’asfissia è talmente tanto impregnante da toglierti qualunque possibilità di respirare. Annaspi e non sai come poterti sentire libero nel solo fatto di respirare e di vivere. Di esistere. Di esistere in pace. Credo che l’attuale ventata omotransfobica che sta dominando la maggior parte degli stati europei e che minaccia sempre più la comunità LGBT sia paragonabile alla sensazione endemica di soffocamento.
Ben oltre la crociata di non inclusione del singolo che per timore, paura, ignoranza, pensiero retrogrado, rifiuta il singolo e l’alterità diversa dal mare sicuro e conosciuto in cui ciascuno di noi naviga nella propria individualità. Inaccettabile, ma comprensibile sul piano dell’uno a uno. E’ il nostro cuore il primo straniero che incontriamo, come direbbe Massimo Recalcati.
Ma quando la guerra (chiamiamo le cose con il proprio nome, perché di guerra si tratta) è di un governo contro una comunità, il piano cognitivo ed emotivo dell’analisi di un fenomeno si sposta su altri livelli. Di una responsabilità dolorosa ed imprescindibile. Perché quello che i Governi caldeggiano e approvano, legiferando, si traduce in atteggiamenti dei singoli, il cui pensiero prima sommerso con una qualche forma di riserva etico viene ora liberato, singole persone che possono imporsi ed emergersi, con la forza dell’avvallo di un sistema che legalizza e sdogmatizza qualunque forma di coesistenza, qualunque possibilità di pudore sociale ad esercitare il singolo sopruso e dominio, qualunque resistenza all’arroganza del più forte. Autoproclamazione, come sempre, dittatoriale del più forte.
L’aria che tira inorridisce. Fa paura e crea una personale sensazione di vertigine e di nausea, che purtroppo non è ancora una chiara forma di resistenza e rivoluzione contro la guerra che alcuni governi stanno dichiarando senza mezzi termini e senza remore alle persone della comunità LGBTQIA+. Una guerra con lo scudo della difesa di chissà quale presunta morale o moralità, che ha lo scopo di annullare diritti, minare sicurezza, e piano piano (ed è drammatico in vece dover constatare, invece, sempre più velocemente) l’esistenza delle persone. Di ciascuna persona. Perché esistere senza diritti, senza possibilità di amare, esprimersi, essere sicuri, significa far morire, nel modo più subdolo e doloroso, cancellare.
Guardiamoci intorno. Temporali conclamati in Ungheria dove Il Parlamento ha approvato a larga maggioranza la legge che ha messo al bando l’evento Budapest Pride, oltre che l’autorizzazione, per le autorità cittadine, ad avvalersi di software per il riconoscimento facciale per identificare eventuali partecipanti. Presenziare all’evento comporterà inoltre multe fino a 200 mila fiorini ungheresi (circa 500 euro), i quali verranno destinati dallo Stato per “protezione minorile”.
Secondo la norma viene vietato “lo svolgimento di un raduno che violerebbe la normativa” del 2021, volta a combattere le ‘deviazioni della morale’ vietando “la rappresentazione e la promozione” dell’omosessualità in contesti disponibili ai minori, inclusa la letteratura, i film e la televisione. Una crociata contro quella che è stata definita “la follia di genere”.
Il divieto del pride, che quest’anno celebra la sua trentesima edizione, è soltanto l’ultimo di una serie di provvedimenti che vanno nella direzione dell’omofobia e della transfobia: diverse leggi precedenti, adottate nel 2020, avevano vietato alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini ed eliminato il riconoscimento legale delle persone transgender
Siamo in Turchia e Erdoğan, in carica dal 2014, ha eletto il 2025 come l’Anno della famiglia, tornando ad attaccare la comunità LGBTQIA+ nazionale e internazionale, idea nata per promuovere il matrimonio e rafforzare il tasso di natalità in Turchia. Sebbene l’omosessualità sia legale, la Turchia non riconosce il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le unioni civili e l’adozione in coppie dello stesso sesso. Non ci sono protezioni legali contro la discriminazione e le persone LGBTQ+ non possono prestare servizio militare. Negli ultimi 10 anni Erdogan ha trasformato il Paese in uno stato di puro terrore per la comunità LGBTQIA+. La libertà di parola è soffocata e i Pride sono vietati, anche se questo non scoraggia migliaia di coraggiose persone a marciare come segno di protesta, finendo in carcere.
Continui i suoi discorsi martellanti in difesa della famiglia tradizionale definendo la comunità LGBTQIA+ come una delle “più grandi minacce” del nostro tempo. Erdoğan ha contestato le politiche legate al genere, definendoli “sforzi globali di non genere”, a suo dire “tendenze devianti” che “prendono di mira direttamente l’istituzione della famiglia”.
La libertà dell’informazione è sotto attacco con numerosi arresti tra attivisti ed esponenti del mondo del giornalismo e dell’informazione. Le parole negate, il pensiero divergente imbrigliato, la paura galoppa veloce.
Simone de Beauvoir avrebbe detto:
Donna non si nasce, si diventa – Iconica frase da “Il secondo sesso”, che sposo totalmente ben oltre il mero significato filosofico della scrittrice.
Va in direzione ben diversa la sentenza storica della Corte suprema britannica che ha stabilito che la definizione legale di cos’è una donna si basa sul sesso biologico e che «il concetto di sesso è binario». In altre parole, le persone transgender non possono accedere a quote e servizi riservati alle donne.
La sentenza, pone fine ad una lunga battaglia legale cominciata nel 2018, quando il Parlamento scozzese approvò una legge destinata a incrementare le quote rosa nella pubblica amministrazione: nell’interpretazione dei legislatori di Edimburgo, anche le persone transgender, cioè nate maschi ma in possesso di un certificato di riconoscimento di genere, potevano rientrare nelle quote riservate alle donne.
Il gruppo femminista For Women Scotland, sostenuto e finanziato dalla scrittrice J. K. Rowling, la creatrice di Harry Potter, ha però fatto appello e portato la questione fino alla Corte Suprema di Londra, che ha stabilito che i termini donna e sesso dell’Equality Act del 2010 (la legge di riferimento sull’uguaglianza in vigore sull’isola) si riferiscono alla donna biologica e al sesso biologico. Esulta la Rowling, attivista convinta contro l’ideologia gender in difesa della differenza biologica delle donne. Quanto assurdo entusiasmo in quelle urla esaltate e distorcenti. Fobiche e retrograde contro ogni diritto intersezionale di civiltà.
Chissà che magia poterebbe fare Ermione, uno dei suoi personaggi più amati di Harry Potter, baluardo di intelligenza illuminata.
Che sta succedendo, invece, a casa nostra? Ebbene, la storica associazione Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli ha presentato la candidatura per portare il World Pride del 2025 nella città di Roma In modo da poter celebrare il venticinquesimo anniversario del primo, storico, World Pride che si tenne proprio nella Città Eterna nel 2000. Una sfida ed una proposta emozionante ed ardimentosa, ora come non mai, visto i preoccupanti ed inequivocabili rigurgiti omotransfobici.
La censura o il tentativo di censura del tenerissimo fumetto Heartstopper in cui due adolescenti, nel turbinio della tempesta adolescenziale iniziano a scoprire identità e amore. Poco importa se i due adolescenti sono due ragazzi Nick (ragazzo gay) e Charlie (bisessuale). Si amano nel modo più puro, poetico, emozionante che ogni persona adolescente ha vissuto liberamente. Si amano, ma purtroppo sembra che questo a loro non possa venir concesso!
Nel mirino della Lega, infatti, sono cascati pure loro per diventare lo spauracchio di una mamma bolognese che ha accusato il fumetto di deviare la sua bambina di 11 anni verso la nefasta via della teoria del gender. Per non parlare della nuova campagna nazionale di affissioni lanciata da Pro Vita & Famiglia Onlus per chiedere al governo Meloni una legge che impedisca lo svolgimento di qualsiasi “progetto sulla fluidità di genere” in aula, il consenso informato preventivo dei genitori su ogni attività sensibile, la possibilità per le famiglie di poter esonerare i propri figli dai “corsi gender” e, infine, lo Stop agli attivisti LGBTQ+ nelle scuole.
Candidi ed innocenti bambini e bambine con frasi inneggianti, l’odio, l’ignoranza e la non accoglienza. E che ancora una volta e sempre di più ghettizzano e creano stigma di dolore. I manifesti da Roma sono stati rimossi. Non un atto rivoluzionario e politicamente sovversivo. Ma un atto di profonda civiltà e si, chiamiamo le cose con il proprio nome: un atto di umanità. A quando la prossima azione disumana?
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