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“L’uomo del labirinto”: il thriller di Donato Carrisi dove il male infetta le persone

Nel mondo dei miei sogni, tutti i bambini del mondo vivono esistenze serene, circondati d’amore, di coccole e di risate. Di gelati in agosto e cioccolate calde a Natale. Regali, ninnoli, dolcezze. Nessuna nuvola oscura il cielo dei più piccoli in quelli che sono i miei sogni. Ma la realtà sa essere spaventosa come una notte senza luna, lo sanno tutti, e basta guardare le statistiche sui maltrattamenti e sui rapimenti dei minori per non dormire mai più. Soprattutto se si hanno figli. E Donato Carrisi, con il suo L’uomo del labirinto, entra dentro le nostre teste, pianta un semino – quello dell’orrore – e ci lascia con in bocca il sapore amaro della paura, quella più cruda. Quella che fa tremare, maledire il mondo, chiedersi come sia possibile che la crudeltà aleggi in maniera così forte.

“L’uomo del labirinto”: una notte senza luna durata quindici anni

Samantha Andretti ha solo tredici anni. La sua vita è normale, procede tra una cotta e una lezione a scuola. Ma in un giorno, un giorno maledetto dove Dio, se esiste, si è girato dall’altra parte, si ferma davanti a un furgoncino per vedere la sua immagine riflessa nel vetro. Quello che vede dentro, prima di spaventarla, la sorprende: ma cosa ci fa un uomo con una maschera enorme da coniglio? Tuttavia, la domanda le muore in bocca perché Bunny la rapisce e la porta in quella che sarà la sua prigione per quindici lunghi anni. Il labirinto, così lo chiama, perché ha tanti corridoi e porte ma nessuna finestra da cui guardare il cielo. E tante sfide, giochi perversi da fare per poter avere da mangiare, un giaciglio, delle coperte. Un animale in cattività, ecco cos’è Sam, che deve guadagnarsi tutto, che perde l’anima stessa per cercare di sopravvivere. A cosa siamo disposti per non morire? E che strascichi lascia nella nostra testa il tarlo della scelta sbagliata?

Il seme del male germoglia nei cuori lasciati al buio

Tutto gira attorno a un concetto puro e semplice: il male è capace di infettare le persone, i bambini nella fattispecie. Sì, perché anche Bunny, il rapitore, è stato piccolo un tempo. Anche lui aveva bisogno di amore, di caldi abbracci materni, di quiete e sorrisi… eppure. Eppure il seme del male germoglia laddove l’umanità lascia spazio alla malvagità, all’abominio, alla perversione. E nei tre giorni in cui viene rapito da un pazzo, da un pedofilo con un pezzo di cartone al posto del cuore, cambia, gli si annida qualcosa nel petto e non sarà più lo stesso. È marcio dentro, ormai, e dentro di sé lo sa già allora: dal suo aguzzino ha preso il testimone.

Samantha Andretti è salva, ma a che prezzo?

Comunque, una notte normalissima, Sam viene ritrovata per strada. Libera. Ha una gamba rotta ed è reduce da anni e anni di maltrattamenti e psicofarmaci ma è ricoverata. Adesso si occuperanno di lei, salveranno il suo corpo… ma la sua mente? Dopo tutto quel tempo senza aria pura, senza speranza, con un solo pensiero – la sopravvivenza a ogni costo – è possibile ridere di nuovo? Respirare senza macigni? Tornare a una vita normale?

Donato Carrisi: maestro di suspense

C’è un motivo se Carrisi è uno degli autori italiani più famosi al mondo: è un maestro a tenere incollate ai suoi libri le persone. A farle respirare piano, pagina dopo pagina, tenendo un ritmo pazzesco e lasciando tutti senza fiato nel gtan finale. Anche L’uomo del labirinto non fa eccezioni: si legge tutto d’un fiato e la parola fine, con le conclusioni, arriva come un fulmine a rompere tutte le nostre certezze, tutte le illusioni che ci siamo fatti durante la lettura.

Bello, inquietante, che si ricorda.

È un libro che ti entra dentro, che ti mangia e ti sputa lo stomaco, che ti stordisce. Perché saperle, certe cose, è è terrificante… che qualcuno ti possa rapire e infilare per anni e anni, fino a dimenticarti pure chi sei, in una grotta scavata nel terreno è una cosa che toglie il fiato. Perché è possibile, perché è già successo e succederà ancora. Quanti incubi per chi rimane?

E bravo il nostro maestro del thriller.

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Federica Cabras

Giornalista pubblicista, editor e scrittrice, ha in tasca una laurea in Lettere e un master in Criminologia. Ha pubblicato sette libri, spaziando dall'horror al romance, e lavora nel campo del giornalismo da dieci anni. Tra le sue pubblicazioni, "I segreti di una culla vuota" e "Chi me lo ha fatto fare".

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