Marilyn si è uccisa, ha ingerito circa 40 compresse di Nembutal, un barbiturico che viene usato sia come sedativo che come sonnifero. Trovata morta avvelenata nel suo letto la notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962, era coperta solo da un lenzuolo. Nuda, il viso affondato nel cuscino, sdraiata a faccia in giù. Stringeva in mano il ricevitore del telefono. Si presume, prima di spegnersi, avesse cercato una voce amica. “Era troppo sola“. Aveva 36 anni. Questa in sintesi la cronaca di un epilogo fin troppo narrato.
La maggior parte delle persone sono altre persone. I loro pensieri sono opinioni di qualcun altro, le loro vite un’imitazione, le loro passioni una citazione.
Scrisse Oscar Wilde nel De Profundis, la lunga lettera indirizzata al suo amante, Lord Alfred Douglas, che il poeta irlandese, uno dei massimi esponenti del decadentismo e dell’estetismo britannico, compose durante la sua reclusione al carcere di Reading, dopo essere stato condannato per “grossolana indecenza”, un reato che all’epoca, stiamo parlando del 1897, criminalizzava l’attività sessuale tra maschi adulti.
Con il nome di Norma Jeane Mortenson il 1° giugno del 1926 a Los Angeles venne alla luce una delle più grandi star femminili di tutti i tempi, tra le più celebri attrici che il panorama cinematografico internazionale ha avuto il privilegio di conoscere e ammirare: Marilyn Monroe. 36 anni dopo, la sua stella si spense, e la sua morte, nonostante sia stata classificata, dopo una lunga indagine, al di là delle numerose speculazioni, come un “probabile suicidio”, rimane a tutt’oggi, per molti, un mistero.
Della sensuale attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica statunitense, del mito, e dell’iconografica bambola, il mondo ha conosciuto ogni cosa, o quasi. Di Marilyn e per Marilyn hanno scritto intere pagine di libri sia a colori che in bianco e nero. L’hanno raccontata bene, e male, a seconda degli umori e del tempo. L’hanno resa eterna e l’hanno presa a sassate. Osannata e vessata. L’hanno fatta puttana e Santa. Nessuno, però, è riuscito a restituirle quello che la sua immortale fanciullezza aveva regalato al pubblico donando tutta se stessa senza leggi o regole da dover osservare. Senza badare a spese, a discapito persino dei suoi sogni.
Era evidentemente bella, attraente, corteggiatissima, ricca e adorata da milioni di persone, piaceva persino alle donne, e questo soprattutto grazie alla sua innata ironia. A quella spensieratezza che pubblicamente le sbucava da ogni angolo del corpo, per non parlare del sorriso perfetto, che chiunque avrebbe voluto indossare anche solo per un istante.
Era chiaramente sola, depressa, incompleta, affetta da diversi disturbi psicotici. Voleva solo essere bellissima, «I just want to be wonderful» diceva, e questo perché, più di ogni altra cosa, sperava che attraverso la bellezza avrebbe potuto cambiare gli uomini e il suo tempo, perché sapeva che questa caratteristica, per citare Fëdor Dostoevskij, (forse) avrebbe salvato il mondo. Peccato solo che non sia riuscita a salvare anche lei.
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Bellissimo, commovente, un articolo diverso dai soliti, oggettivo e soggettivo allo stesso tempo, studiato nei minimi dettagli, onorato di farne parte, grazie di cuore...
Daniele Pacchiarotti.
Col suo ineguagliabile elegante stile , riesce a cogliere sempre i particolari intimi dei personaggi che decide di trattare. Leggere queste note e le sue disamine dà l’opportunità di riflettere su argomenti che spesso diamo per scontati , condizionati dalla superficialità del momento a cui ci stanno abituando.
Torna a trovarci, grazie mille
Un articolo che ne sintetizza il vissuto, senza tralasciare la parte umana della grande Diva. Ed un grazie a Daniele Pacchiarotti che, attraverso la Sua arte, mantiene vivo il ricordo di una Donna che alla bellezza è impossibile non associare la fragilità delle anime sensibili.
Mi fa piacere ti sia piaciuto il mio pezzo
Bellissima opinione, la penna di Simone Di Matteo riesce sempre a farmi emozionare. Il finalmente é molto travolgente e veriterio.
grazie mille
Questo pezzo su Marilyn Monroe è un bellissimo tributo a questa figura divisiva. Tra le righe si legge proprio questa essenza di Marilyn, le sue vulnerabilità e i suoi superpoteri, il suo carisma senza tempo e la sua figura di eterna Peter Pan. Un omaggio al mito, alla star ma anche alla persona che si celava dietro. Bellissimo!