America, 1928. Un giovane visionario e un suo caro amico, disillusi e un po’ amareggiati dall’acredine causata dalla fuga del distributore Charles Mintz (1889-1939) a seguito della realizzazione di una serie di cortometraggi muti dedicati a Oswald il coniglio fortunato (Oswald the Lucky Rabbit, 1927), decidono di puntare il tutto per tutto su un vispo topo in gamba, ma un po’ pasticcione, che “da grande” vuole fare l’aviatore come Charles Lindbergh. Lo chiamano affettuosamente Mickey e lo modellano affinché possa avere vita propria. E così, il 16 gennaio 1928, nasce ufficialmente Mickey Mouse segnando l’inizio di un sogno che continua ad affascinare ancora oggi.
Lo stesso Walt Disney ne è consapevole, tant’è che è lui stesso a dire:
Spero solo che non dimenticheremo mai una cosa: tutto è iniziato con un topo
Sebbene siamo tutti oramai affezionati a Mickey, d’altronde chi è che non lo conosce, all’inizio le cose non sono andate come sperato. Difatti, il cortometraggio muto L’aereo impazzito (Plane Crazy), insieme al successivo Topolino Gaucho (The Gallopin’ Gaucho), non riscuotono il successo che ci si aspettava, tanto da spingere Walt Disney (Walter Elias Disney, 1901-1966) e Ub Iwerks (Ubbe Eert Iwwerks, 1901-1971) a gettare quasi la spugna. Fortunatamente, però, quando provano ad inserire il nascente sonoro (che avrà un impatto fondamentale sul cinema) nel terzo cortometraggio previsto, dal titolo Steamboat Willie, le cose cambiano fino ad arrivare a quel fatidico 18 novembre 1928 in cui prende vita un’autentica leggenda: Mickey Mouse (italianizzato Topolino).
Il clamore e il successo che ne sono seguiti, e che oggi sono sotto gli occhi di chiunque, hanno permesso a Disney di creare un impero duraturo e un franchise tale da fare invidia persino ad un maharaja. Nel corso della sua carriera in vita e fino al 1966, infatti, Disney, sempre accompagnato dal fedele amico, ha portato a casa ben 26 statuette Oscar (su 59 candidature), ergendosi a record man nella storia del cinema internazionale.
Ma torniamo a Topolino. Ancora echeggia nella mia mente la canzoncina “Viva, viva Topolin…” e improvvisamente rivedo una giovane Romina Power, vestita di bianco come una fata bellissima, che giocava insieme a Topolino e ai suoi amici in un noto programma televisivo dell’epoca. Ricordo un altro famoso compleanno di Topolino, quello del 1978 per il cinquantenario, e la lunga saga di fumetti che ne decreteranno il successo mondiale.
Dall’esperienza sul battello a vapore, nel corso del tempo Mickey è stato moltissime cose. Tra queste, in particolare, è divenuto perfino un apprendista stregone nel cortometraggio, inserito nel Cult Fantasia, del 1940, esclusivamente musicato e senza alcun dialogo. Ciò che lo ha reso (e lo rende tutt’ora) unico, al di là della sua capacità di reinventarsi e di scappare illeso dai guai, è l’abilità nel riuscire a comunicare con grandi e piccini. Nonostante ne siano decaduti i diritti di copyright poco tempo fa e sia addirittura diventato un personaggio horror (nella pellicola The Mouse Trap, Jamie Bailey, 2024), non smette di affascinare migliaia di lettori nonché divoratori di fumetti, cartoni e opere audiovisive.
Negli anni Topolino è diventato una vera e propria icona. Probabilmente, se fosse stato creato oggi da una AI o attraverso le migliori tecniche grafiche della Dreamworks o della Pixar, non avrebbe riscosso il medesimo successo che ebbe nel 1928. Ancora riesco a vedere il giovane Walt su quel treno, con il suo scratchbook in mano, mentre realizza su carta il suo beniamino.
Benché siano passati tanti anni, una guerra mondiale, la guerra fredda, la caduta del Muro di Berlino, il conflitto israelo-palestinese e la guerra Russia-Ucraina, Mickey Mouse sembra sempiterno, cristallizzato nel tempo e ancorato ad una realtà che “forse”, e purtroppo aggiungerei, non esiste più. Se è vero che l’invenzione del sonoro tagliò tante teste coronate della vecchia Hollywood (descritto con dovizia nel classico Cantando sotto la pioggia, Singin’ in the Rain, Stanley Donen, Gene Kelly, 1952), è altrettanto vero che fu proprio grazie ai dialoghi che questo irriverente e dispettoso topolino riuscì ad entrare nelle case di tante persone e in brevissimo tempo.
Ci sono diversi episodi che amo ricordare sempre con affetto. Pippo (Goofy), Paperino (Donald Duck) e ovviamente Topolino che stanno andando in campeggio con una roulotte/casa e si dimenticano di dover guidare, lasciando il volante e la roulotte stessa al suo destino per poi finire in una scarpata e uscirne illesi (La roulotte di Topolino, Mickey’s Trailer, Ben Sharpsteen, 1938), oppure l’episodio Una serata di beneficenza (Orphan’s Benefit, Burt Gillett, 1934), nel quale Topolino organizza una serata di beneficenza per i “topolini/bambini” dell’orfanotrofio.
Topolino è filantropo, anticonformista, genio incompreso, investigatore, giornalista, è il bene e il male che è sito dentro ognuno di noi. È tutto questo e molto altro. È senza dubbio un prisma di straordinaria follia e noi così vogliamo ricordarlo, senza infamia e con tanta lode. E allora cosa aspettiamo? Buon 18 novembre Mickey e sempre “Viva! Viva! Topolin“!
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