Attualità

Patentino per genitori: provocazione di Roberta Bruzzone o necessità sociale?

Datemi genitori migliori e vi darò un mondo migliore – Aldous Huxley

Questa frase di Aldous Huxley, seppur utopica, racchiude una verità brutale: il benessere di una società si costruisce nelle mura di casa, nel modo in cui cresciamo i nostri figli. La criminologa Roberta Bruzzone, proprio per questo, ha lanciato una provocazione forte: la necessità di avere un patentino per procreare. Uno stimolo, una sfida, un pungolo per sottolineare quanto spesso i genitori si rivelino inadeguati al compito più complesso e cruciale: educare. Ma questa idea, apparentemente estrema, apre a una riflessione più ampia e necessaria.

Genitori o amici? Il confine che si è perso

Viviamo in un’epoca in cui molti genitori temono di perdere l’affetto dei figli più che di fallire nel loro ruolo educativo. La ricerca ossessiva di complicità con i bambini, l’ansia di essere accettati come “amici”, il desiderio di “non crescere” e di essere parte del gruppo dei pari dei propri figli, crea adulti fragili che abdicano alla loro funzione di guida. Così, i figli diventano piccoli sovrani, senza regole e senza limiti. Ma un figlio che non conosce il confine tra giusto e sbagliato, che non sperimenta la frustrazione necessaria alla crescita, che non sa affrontare il “no” è destinato a diventare un adulto incapace di affrontare la realtà.

Privacy o deresponsabilizzazione?

Credit: web

Un’altra conseguenza del genitore amico è l’idea che i figli, anche minorenni, abbiano diritto alla privacy. Ecco, si tratta, in realtà, di una distorsione moderna che maschera la paura degli adulti di guardare in faccia i problemi. Controllare il cellulare di un figlio non è violazione della sua intimità, bensì è un atto di cura. Girare la testa dall’altra parte significa lasciare i bambini e i ragazzi soli in un mondo che può essere pericoloso. Eppure, molti preferiscono illudersi che tutto vada bene, anche quando i segnali di disagio sono evidenti, per evitare il conflitto, o, forse, per non affrontare il peso della responsabilità.

La famiglia “liquida” e l’assenza di contenimento

Allora si stava meglio quando si stava peggio? Quando, all’epoca dei nostri nonni e dei nostri genitori i figli non avevano alcuna voce in capitolo? La verità è che siamo passati da modelli familiari rigidi, che forse peccavano di durezza, a famiglie “liquide”, dove tutto è permesso. Il genitore che non sa dire “no” per paura di perdere l’amore del figlio si trasforma in un complice inconsapevole delle sue derive. Dire no a priori e senza alcuna ragione, allo stesso tempo, crea forse una frustrazione che potrebbe essere causa di derive.

Allora che si fa? La risposta è, come sempre, nella via di mezzo, nella razionalità, nell’autorevolezza. I figli, infatti, hanno bisogno di confini per sentirsi al sicuro: sapere che c’è qualcuno che li protegge, anche imponendo regole, è fondamentale per la loro salute emotiva. Quando questo viene a mancare, il risultato è un’intera generazione di adolescenti depressi, ansiosi, incapaci di affrontare le difficoltà della vita.

Educare: un atto di coraggio e sacrificio

Credit: web

Ed ecco che arriviamo al nodo della questione: essere genitori non è un diritto, ma una scelta che richiede maturità e consapevolezza. Significa sacrificare una parte di sé per costruire un altro essere umano, con tutto il dolore, la fatica e le rinunce che questo comporta. E, se è vero che l’idea di un patentino lanciata da Roberta Bruzzone è solo una provocazione, è altrettanto vero che la società dovrebbe interrogarsi più seriamente sulla preparazione emotiva, psicologica e relazionale di chi decide di mettere al mondo un figlio. Perché ogni bambino che cresce senza riferimenti solidi è un futuro adulto che porterà le sue ferite nel tessuto sociale.

Una provocazione necessaria per risvegliare le coscienze

Forse, dunque, non servirà davvero un patentino, ma di sicuro occorre urgentemente una rivoluzione culturale che restituisca valore al ruolo genitoriale. Serve riscoprire che educare significa anche saper dire di no, saper controllare, saper deludere. Perché l’amore vero non è accondiscendenza, ma responsabilità. E se vogliamo un domani migliore, dobbiamo cominciare oggi, dalle nostre case, dai nostri figli, da noi stessi.

Perché il futuro, in fondo, si scrive nell’anima dei bambini.

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Sonia Russo

Classe 1984, è una giornalista che ha iniziato la sua carriera nel 2006 presso un'emittente locale, dove si occupava principalmente di cultura e attualità. La sua passione per il giornalismo e la comunicazione l'ha portata a collaborare con alcune delle più importanti testate nazionali, ampliando il suo raggio d'azione su una vasta gamma di temi.Nel corso degli anni, ha scritto di attualità, cultura, spettacoli, musica, cinema, gossip, cronache reali, bellezza, moda e benessere. Ha avuto l'opportunità di intervistare numerosi cantanti, attori e personaggi televisivi italiani e stranieri.Attualmente, scrive per le riviste Mio, Eva 3000 e Eva Salute, dove continua a esplorare i temi che da sempre la appassionano, con un occhio attento alle tendenze e ai cambiamenti del panorama mediatico e culturale.

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