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Perdere un figlio in gravidanza ma rivedere il sereno: la storia di Gaia e del suo bimbo arcobaleno

La 27enne Gaia Fadda, di Tortolì, sa bene cosa sia il dolore. Quel dolore accecante che nasce quando il destino decide di tirarti un colpo basso, di farti passare per l’Inferno e oltre, di punirti senza colpe, e che soltanto il perdere un figlio può farti provare. È al sesto mese di gravidanza, nessuna nuvola mina il cielo blu e lei attende la piccola Clara con trepidazione e felicità. Poi però la vita prende un altro angolo, tutto si incrina e un nuvolone si piazza lì, nel suo azzurro. E piove.

Tu sei la sua mamma già da quando hai quel test positivo tra le mani, lo senti crescere giorno dopo giorno, e quando la vita decide di toglierti questa grande gioia, ti crolla il mondo addosso

Il dolore di perdere un figlio quando lo si porta in grembo

Gaia deve affrontare uno scoglio enorme: dopo averla portata in grembo per mesi, ora deve trovare un modo – e come, ci sarebbe da chiedersi – per dirle addio: la piccola Clara non c’è più. Affronta un parto con i suoi dolori sapendo che a casa tornerà vuota e con un macigno sul cuore.

«È veramente difficile descrivere cosa si prova quando perdi un figlio in gravidanza, solo chi ci passa può capirlo» racconta. «Io infatti mi sentivo sola, incompresa, soprattutto perché la società spesso minimizza questa perdita e questo porta ancora più dolore: tu piangi tua figlia e le persone intorno a te invece hanno difficoltà a capire il dolore di perdere una persona che ancora non hai conosciuto.»

La difficoltà dell’accettazione e il lavoro come aiuto per non sprofondare

E non è semplice, soprattutto all’inizio.

«Ho sempre avuto la speranza di ritornare a vedere la luce – dichiara Fadda – ma i primi mesi ho dovuto affrontare ma soprattutto accettare quel dolore. Io e il mio compagno infatti abbiamo subito chiesto aiuto a professionisti e fatto un percorso con una società italiana che offre supporto gratuito ai genitori colpiti da questo lutto. Questo ci ha aiutato ad “attraversarlo” meglio… Poi sono arrivata a un punto in cui quel dolore faceva così male che avrei dovuto fare qualcosa per forza per ritornare a sorridere di nuovo, così sono semplicemente ripartita da me, dal prendermi cura di me stessa!».

Riprendersi, si può!

Gaia si butta sul lavoro. È consulente di benessere per un’azienda leader nel settore e non c’è settimana che i suoi obiettivi non vengano centrati.

«Penso che senza il lavoro che svolgo – continua – non sarei proprio riuscita a rialzarmi da sola, in primis per il supporto che tutte le mie colleghe mi hanno sempre dato, ma soprattutto perché la nostra missione è proprio quella di prenderci cura di noi, migliorare la nostra esistenza, il nostro stile di vita ed ispirare e guidare altre persone ad ottenere il loro di cambiamento. La nostra azienda ci sprona a prenderci cura di noi stesse, quindi questo è stato proprio l’input che mi ha permesso di tornare a prendermi cura di me e focalizzare le mie energie nell’aiutare altre donne a stare di nuovo bene con se stesse: questo decisamente colmava il mio dolore.».

Poi, all’improvviso, il Sole

Ma poi, all’improvviso, il sole torna a splendere. Oggi, Gaia e il suo compagno hanno il loro bimbo arcobaleno: viene chiamato così quel figlio che nasce dopo un lutto simile e che, perlomeno in parte, cura le ferite, aiutando l’accettazione – che non è dimenticanza ma ricordo:

Io ero molto spaventata dal riprovarci, perché la perdita ed il parto che ho dovuto affrontare mi bloccavano. Avevo paura di rivivere tutto, quindi per un periodo di tempo mi sono proprio focalizzata sulla mia guarigione soprattutto emotiva e mentale, mi sono proprio dedicata a me e alle Donne della mia community. Poi ho iniziato a sentirmi pronta, non dico guarita perché un dolore così te lo porti dietro per sempre, impari solo a conviverci! Dopo due anni ci abbiamo riprovato: eravamo molto più consapevoli, ma anche pieni di tanta speranza e coraggio! Il sogno di creare la nostra famiglia era ormai diventato più forte di qualsiasi paura

Gaia Fadda e la sua famiglia/Credit: foto per gentile concessione dell’intervistata

Il sereno dopo la tempesta

Il sereno torna sempre, così dicono, e quanto lo si apprezza dopo la navigazione in acque tempestose?

«È stata una bellissima gravidanza – spiega – E per questo con il senno di poi spesso mi sono detta “a sapere che sarebbe stato così bello ci avremmo provato molto prima“, anche se l’attesa penso abbia reso il tutto ancora più bello! Mentirei se dicessi che in 9 mesi non ho mai avuto paura, perché diciamo che qualche piantino lungo il tragitto c’è stato eccome, ma abbiamo avuto la fortuna di avere al nostro fianco il dottor Dei, un ginecologo di straordinaria umanità che è stato capace ad ogni visita di alleggerire le nostre paure. Andavamo via da ogni visita rassicurati e pieni di tanta speranza. Ovviamente, data la precedente perdita, sono stata seguita tutta la gravidanza anche a Cagliari… fare tanti esami ed ecografie al mese mi faceva stare più tranquilla.»

E, alla fine, il fagottino arriva.

Perdere un figlio e trovarne un altro: l’arrivo di Mathias, bimbo arcobaleno

«Mathias ha portato la luce nelle nostre vite dopo aver vissuto al buio per tanto tempo, lui è il nostro piccolo grande miracolo, il dono più prezioso che la vita potesse mai farci! Quando l’ho stretto tra le braccia per la prima volta, ogni paura e ogni dolore vissuto fino a quel momento sono svaniti. In quell’istante c’eravamo solo noi, e sapevo che non saremmo mai più tornati a casa a braccia vuote.

Da quel giorno, eravamo in tre. Eravamo diventati una famiglia. Da sei mesi, ogni volta che lo tengo tra le braccia mi commuovo, una piccola lacrima di felicità scivola sempre sul mio viso, perché la vita mi ha regalato finalmente mio figlio. Al risveglio non dimentichiamo mai di mandare un buongiorno alla sua sorellina: lui sorride sempre, fissando le sue ecografie come se la riconoscesse nel profondo. Noi sappiamo che ce lo ha mandato lei, perché Mathias alla nascita aveva un piccolo angioma dietro la nuca che viene spesso chiamato “il bacio dell’angelo” e ci piace pensare che sia stata lei a proteggerlo durante tutta la gravidanza.»

Il ricordo di Clara

La piccola Clara è sempre nel loro cuore.

«Abbiamo dedicato a Clara un angolo speciale in casa, una mensola piena dei nostri ricordi passati insieme e ogni 10 del mese non manca mai un bouquet di fiori per lei, che è sempre nei nostri pensieri. A volte penso a quanto sarebbe stato bello vederli giocare insieme, ma so che mio figlio ha un angelo speciale che lo proteggerà per tutta la vita!»

Credit: Gaia Fadda

Il messaggio di Gaia sul perdere un figlio

E Gaia chiude con un messaggio a chi vive la sua stessa situazione:

NON SIETE SOLI: cercate subito il sostegno di professionisti che vi possano accompagnare in questo momento doloroso. Esistono tanti servizi sia gratuiti che a pagamento pronti ad aiutarvi, perché il vostro dolore merita di essere preso sul serio ma soprattutto ascoltato. Non permettete a nessuno di sminuire i vostri sentimenti, parlatene liberamente ogni volta che ne sentite il bisogno, con la famiglia o gli amici più cari. Il vostro bambino o la vostra bambina che non è più con voi resta parte integrante della vostra famiglia, della vostra storia e del vostro cuore. Non perdete mai la speranza di ritrovare la luce, perché se la cercate, vi assicuro che tornerà, più splendente di prima! Dopo ogni tempesta, il sole torna sempre a risplendere.

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Federica Cabras

Giornalista pubblicista, editor e scrittrice, ha in tasca una laurea in Lettere e un master in Criminologia. Ha pubblicato sette libri, spaziando dall'horror al romance, e lavora nel campo del giornalismo da dieci anni. Tra le sue pubblicazioni, "I segreti di una culla vuota" e "Chi me lo ha fatto fare".

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