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Piccoli professori virtuali: su TikTok i bambini dell’IA parlano come avvocati

Mi addolora osservare il tipo di infanzia che alcune istituzioni promuovono quando mostrano foto di bambini felici e sorridenti. Come se i più piccoli dovessero stare su palcoscenici virtuali, a favore dell’occhio giudicante e compiacente degli adulti per ricevere lodi, voti, applausi, riconoscimenti. Io lo trovo sbagliato, oltre che pericoloso, perché può generare, già nei più piccoli, ansia da prestazione, senso di incapacità, costante tensione e paura del giudizio altrui, sensazione di non essere mai abbastanza – Carla Garlatti, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

È il nuovo trend di TikTok. Bambini praticamente in fasce che parlano con una voce elaborata dall’intelligenza artificiale che veicolano pensieri e gesti tipici degli adulti. Questi video divertono perché fondono l’innocenza dell’immagine di un neonato al pensiero, spesso sarcastico e tagliente, tipico di un adulto. I ragionamenti, che altrimenti sarebbero considerati scorretti diventano, detti da un bambino, buffi e divertenti.

I pericoli per i bambini tra TikTok e IA

L’intelligenza artificiale ha reso i video talmente realistici, che solo la logica ci permette di distinguere il vero dal falso. I bambini creati artificialmente sono moderni Frankenstein, mostri che divertono un pubblico adulto. Il trend è, in realtà, l’evoluzione del filone che vede i più piccoli come intrattenitori. Genitori più o meno famosi, influencer, fotografano i propri figli, girano video in ogni momento della loro
vita personale e familiare. Più i contenuti sono divertenti e insoliti, più engagement producono, più
soldi portano nelle tasche dei professionisti del web.

I bambini, seppur inconsapevoli, hanno già un posto nella mente delle persone, che li percepiscono come sollazzo quotidiano. Ma la parola chiave è proprio “inconsapevolezza”. I bambini troppo piccoli non sono padroni della propria privacy e non possono decidere come e quando mostrare la propria immagine. Diventano, loro malgrado, testimonial di marchi di cosmetici, di abiti, anche di stilisti di fama mondiale e fanno aumentare i numeri di interazioni nelle “storie” o nei video.

Perfino la disabilità diventa intrattenimento: bambini con patologie gravi sono mostrati in momenti intimi, che andrebbero a tutti i costi preservati e protetti. Insomma, le piccole star rappresentano una parte piuttosto raccapricciante di un business che li mette in vetrina alla mercé di chiunque sulle piattaforme social.

Un caso che mi ha fatto riflettere

Tempo fa, scorrendo, la bacheca TikTok, mi sono imbattuta in un video di due biondissime creature, madre e figlia di circa otto o nove anni. Presentavano il loro “fit check” (che per i non addetti ai lavori è l’outfit del giorno spiegato capo per capo), con abiti firmati e accessori luxury. La bambina, fresca di tinta dal parrucchiere, mostrava una padronanza incredibile davanti la telecamera. Era lei la vera protagonista di balletti e gag. La madre, orgogliosa, ne sottolineava ogni smorfia e ogni gesto. Insomma, un quadretto che vedeva una bambina adultizzata e una madre con comportamenti da adolescente, che ne sfruttava l’immagine solo per ottenere qualche like in più.

I bambini, proprio perché sovraesposti, sono anche sempre più vittime di orde di commentatori senza scrupoli che li deridono senza pietà, li osannano come se fossero idoli, li depredano di ogni possibilità di essere liberi. Adesso, complice l’AI, rubiamo ai bambini anche la possibilità di veicolare i pensieri tipici della loro età, rendendoli marionette create con il solo scopo di intrattenere adulti che non hanno rispetto della vita dei più piccoli.

Il percorso di crescita dei nostri bambini ha bisogno di essere protetto e tutelato. Siamo di fronte a una nuova forma di sfruttamento dell’infanzia, che si distingue da quella vecchia solo perché questa viene raccontata sui social, con il benestare e il silenzio di tutti. E così pensiamo che i più piccoli siano proprietà degli adulti e possano essere usati come marionette, senza tenere in dovuta considerazione il loro futuro e il loro benessere.

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Carla Ursino

Calabrese di nascita e di temperamento, ha una passione innata per la parola scritta e parlata. Ha fatto dell’arte in tutte le sue sfaccettature la propria ragione di vita. Laureata al DAMS a indirizzo Musica e specializzata in Storia della musica rinascimentale, ha approfondito lo studio del canto, esibendosi in concerti sia come contralto solista sia in coro in tutto il centro e il nord Italia. Ha appreso l’arte del teatro e della danza e ha calcato i più disparati palcoscenici, fino ad arrivare a presentare eventi culturali e dedicati alla moda, soprattutto nel territorio veneto, dove ha vissuto per più di vent’anni. Attualmente è docente e, per dare spazio all’altra grande passione, la politica, fiera Consigliera di opposizione di un piccolo Comune calabrese.

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