Vi siete mai sentiti così soli da voler desiderare ardentemente qualcuno al vostro fianco? O chissà, da attribuire un valore a qualcosa che, solitamente, viene visto come un oggetto privo di alcun valore sentimentale? Ebbene, le pietre da compagnia ne sono un esempio, nude e fredde rocce che possono trasformarsi nelle migliori amiche si potrebbero mai desiderare. A tal proposito, una vecchia canzone scritta da Giampieretti, dell’epoca delle nostre mamme-o forse nonne-intonava così:
Tu sei buono e ti tirano le pietre
Sei cattivo e ti tirano le pietre
Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai
Tu sempre pietre in faccia prenderai
Come dire, comunque tu sia o agisca non va mai bene e la gente critica sempre.
La nostra è un’epoca di social addicted e solitudine. Per alcuni gli amici sono quelli di Facebook per alcuni, per altri i follower. Insomma, una continua e demenziale corsa ai like, alle foto pubblicate con filtri al limite della decenza, a sfoggio di felicità inesistenti per una società fatta di personalità fragili. Un contesto in cui ognuno di noi, invece di guardare alla propria evoluzione personale, pensa a ciò che fanno gli altri. Anzi, vi dirò di più, cerchiamo spesso e volentieri di essere chi non siamo, millantando titoli di ogni tipo e pure false parentele, magari non conoscendo neppure la storia. In altre parole, una sorta di Grande Fratello continuo che di fraternità ha veramente poco, anzi nulla!
L’esigenza di compagnia, amicizia, o amore nelle sue diverse varianti, è ancora più grande in Paesi come la Corea del Sud. Nel Paese votato al lavoro continuo-la settimana lavorativa è di 52 ore e la si vuole aumentare a 69 e quindi allo stress- impazza un social come Tik Tok e proprio qui è stata lanciata una nuova moda, quella delle pietre da compagnia.
Lanciato negli anni ’70 per scherzo da Gary Ross Dahl, il fenomeno è divenuto oggi virale. Con le pietre da compagnia si parla, ci si confida-tanto non dirà mai niente a nessuno!-a ogni pietra si attribuisce un nome e possono aggiungere sulla pietra facce, occhi e anche accessori di vario tipo. Queste possono essere acquistate nei negozi specializzati, ma meglio che l’amore per “la propria amica del cuore” scocchi a prima vista sulle rive di un fiume, o al mare.
Per alcuni le pietre da compagnia rappresenterebbero una terapia simbolica: curando un oggetto, ci si prende cura di se stessi e si gestisce meglio lo stress. Mi chiedo cosa direbbe Paolo Crepet, che stimo da sempre. Lo psichiatra sarà il 28 Luglio al Varese Summer Festival con la sua nuova conferenza spettacolo ‘Mordere il Cielo’, titolo anche del suo libro. Il volume può aiutarci a ritrovare le nostre emozioni in una società sempre più focalizzata su stessa.
Proprio quando la società pensava di aver conquistato il benessere e incrementato l’aspettativa di vita, ha preso il via una crisi valoriale che tocca giovani e adulti, sempre più isolati e spaventati. In questi anni bui di guerre, migrazioni di massa e nuove emergenze, non c’è da stupirsi infatti se la risposta alle ansie e alle angosce, per molti, sia l’intorpidimento emotivo. Il rischio di chiudersi nel proprio bozzolo e tenere a distanza i sentimenti è sempre più concreto e allarmante.
Paolo Crepet si interroga se, nell’epoca dell’inaridimento sentimentale, ci sia ancora spazio per ribellarsi al vuoto, riprendere il contatto con la propria sfera emotiva e tornare a “mordere il cielo”:
‘Inutile negarlo, girarci attorno. Viviamo tra nuove guerre, migrazioni di massa, povertà che si ammassano nelle grandi città, vecchie e nuove droghe dilagano, ansie e angosce trovano insuete espressività. Come se un’antica cicatrice interiore fosse tornata a condizionare il tempo presente. Eppure molti continuano a cercare, forse proprio perché l’eclissi della ragione coglie un’umanità sempre più smarrita.
Proprio adesso che una parte del pianeta pensava di aver conosciuto benessere e allungamento della vita, mi chiedo dove siano andate a finire le nostre emozioni, perché in tanti tendono a relegarsi in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all’età dell’insensibilità? Il rischio c’è ed è sempre più forte. Occorre parlare di questa potenziale eclissi di una parte della nostra sfera emotiva, le complicità e le omissioni che tendono a tradire l’identità più profonda di ogni essere umano.
Per tornare a “mordere il cielo” occorre ritrovare il coraggio di nuove eresie, rinnovare ribellioni per inseguire le nostre unicità, diffidando di quella grigia normalità dietro la quale si nasconde il sinistro rumore della neutralizzazione dell’anima’.
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