Vi è mai capitato di imbattervi in posti talmente strani da farvi dubitare sulla loro reale esistenza? Ebbene, nel cuore della laguna di Venezia, lontano dalle rotte turistiche più conosciute, si trova un’isola che sembra appartenere ad un altro mondo: l’isola di Poveglia. Il suo nome, che già da solo può evocare mistero e inquietudine, è legato a numerose storie oscure, leggende spettrali e ad un passato autentico che ha segnato profondamente non solo la sua storia, ma anche quella del nostro Paese. Oggi è vietata al pubblico, ma ciò che alimenta la sua fama è proprio l’ignoto che la circonda. A cosa si deve l’impossibilità di visitarla?
La verità è più strana della finzione, perché la finzione è costretta a essere credibile, mentre la verità no— Mark Twain
Per quanto si possa stentare a crederci, Poveglia ha una storia segnata da sofferenza e da morte. Già nel XIV secolo, infatti, durante le epidemie di peste nera, l’isola veniva utilizzata come un campo di quarantena per i malati. In altre parole, era un vero e proprio lazzaretto a cielo aperto. Si racconta, inoltre, che centinaia di persone venissero abbandonate lì, senza speranza di salvezza, e che già all’epoca il destino crudele al quale venivano abbandonate alimentasse una prima, nonché tragica, fama del luogo.
Nel secolo successivo, l’isola divenne un ospedale psichiatrico, il che non fece che accrescere l’alone di inquietudine che da tempo la circondava. Alcuni parlano di trattamenti disumani sui pazienti e che gli esperimenti medici, oltre il limite del consentito, fossero all’ordine del giorno. A tal proposito, un particolare episodio che ha segnato profondamente Poveglia riguarda la figura di un medico che, stando a ciò che si è tramandato, dopo aver assistito a troppe atrocità, sarebbe impazzito e, preso dalla disperazione, si sarebbe gettato dal campanile della struttura, morendo. Un gesto estremo, dunque, ma che è diventato parte integrante del mito povegliano dando vita alla leggenda di uno spirito inquieto che non avrebbe mai lasciato quel luogo oramai spettrale.
Attualmente Poveglia è inaccessibile, chiusa e protetta. Al di là di quel che verrebbe immediato pensare, però, non è solamente la sua storia funesta a giustificare tale divieto, bensì anche il deterioramento delle strutture ivi presenti, il che la rende pericolosa per i visitatori. Ciò nonostante il divieto di accesso contribuisce in modo significativo ad accrescere l’aura di mistero che la circonda, soprattutto perché, in un’epoca in cui quasi ogni angolo del mondo è esplorabile, l’idea che esista un luogo irraggiungibile accende la fantasia.
Non a caso, nel corso degli anni sono stati molti gli appassionati del paranormale che, non curandosi nelle norme che impediscono l’accesso al sito hanno tentato di visitarla, raccontando storie (non verificate!) di presenze inquietanti, rumori inspiegabili e atmosfere cariche di energia sovrannaturale.
Benché non esistano prove a sostegno delle storie che a tanti piace raccontare, è innegabile che il vero cuore del mito di Poveglia risieda proprio nella sua capacità di evocare paura e meraviglia. La combinazione di un passato doloroso, fatto di pestilenze e follia, e la solitudine dell’isola, che giace immersa nelle acque tranquille della laguna veneziana, fa sì che sia vista come un luogo dove la morte è ancora presente.
Pensate che c’è addirittura chi sostiene che il vero motivo per cui è chiusa non sia solo la sicurezza, ma il fatto che le presenze paranormali rendano impossibile viverci o esplorarla senza subire qualche tipo di disturbo psicologico. Naturalmente, la verità dietro quelle che, al momento, sono e restano soltanto delle leggende è difficilmente accessibile. La mancanza di documentazione storica chiara lascia spazio a mille interpretazioni e la popolarità di racconti rende la storia dell’isola sempre più avvolta nell’ombra. Potremmo definirlo, in onore della nostra amata rubrica di oggi, un luogo “strano ma vero”, anche perché, diciamocelo, cosa sarebbe la vita senza un pizzico di mistero?
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