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Raccontare il Natale: ecco come imprimere nero su bianco l’emozione del periodo più magico dell’anno

A cura di Francesco Pomponio

Inutile indugiare oltre, le festività sono ormai alle porte e con esse tutto quel turbinio di emozioni che ci fanno tornare un po’ bambini. Le decorazioni sfavillanti, il calore di un focolare e la compagnia delle persone a noi più care ci fanno assaporare puntualmente la magia di uno dei periodi più belli dell’anno. Ma come poter mettere tutto questo nero su bianco? In che modo raccontare il Natale? Ecco a voi un piccolo esempio di come dar vita ad un racconto che, per quanto breve, sia in grado di suscitare nel lettore le medesime sensazioni che hanno spinto lo scrittore ad impugnare carta, calamaio e penna. Buona lettura!

Come raccontare il Natale?

Non c’è niente di speciale in un pomeriggio così. A parte che è Natale.
Lo so, farò dei pensieri che nessuno metterebbe in un libro, non sono per niente originali e forse neanche varrebbe la pena di scriverli. Ma io non voglio essere originale, non mi interessa più. Sono qui, seduta davanti alla finestra a guardare il cielo grigio.
E ho nostalgia di te.

Chissà se tanti anni fa qualche altra ragazza aspettava come me che qualcuno la chiamasse il giorno di Natale per farle gli auguri. Nella casa aleggia l’odore del tacchino e dei dolci, e le dita mi profumano di mandarino. Fuori dai vetri vedo le strade vuote e la neve che continua piano a scendere come ad ogni Natale che si rispetti. La gente trascorre in casa questo pomeriggio di festa che potrebbe essere l’ultimo per chissà quanto altro tempo.

E pensare che due anni fa sembrava non ci potesse essere altro che pace in futuro. Mentre adesso mi ritrovo ad aspettarti senza sapere fino a quando.
Questi fogli di carta li ho rubati a mio padre e ti sto scrivendo una lettera. Sì, una lettera, anche se non si usa più. Forse neanche la spedirò, però devo scriverla, se non per te almeno per me.

Un giorno, quando avremo i nostri figli, potremo far finta di arrabbiarci scoprendoli a leggerla di nascosto. Se faremo in tempo ad avere dei figli. Se ce ne daranno il tempo. Ma quest’ultima frase la cancellerò, non posso intristirti con le mie preoccupazioni mentre invece dovrei esserti di conforto. In fondo sei lì per fare in modo che noi quaggiù si possa avere altri pomeriggi noiosi e tiepidi come questo.

Mia madre in cucina guarda la televisione, le solite trasmissioni che alla fine neanche ti ricordi di che trattavano. Però ti tengono compagnia. Non si può essere sempre colti e impegnati, a volte una battuta cretina ti strappa una risata cretina, ma è tutto quello che riesci a fare con lo stomaco pieno e lo sguardo pesante. Come il cuore. Ma le madri non capiscono, mentre invece io i miei figli li capirò. O forse capisce anche lei ed è per questo che abbassa il volume della TV ogni volta che c’è il notiziario. Ne danno uno ogni mezz’ora, sempre le stesse notizie e decine di persone che ci ricamano sopra con l’intenzione di tranquillizzare, mentre invece mi fanno preoccupare di più.

Vorrei che non dicessero niente, tanto le brutte notizie arrivano lo stesso. Ma forse dovrei davvero gettarla questa lettera, la sto rileggendo e mi accorgo che non e’ quello che volevo dirti.

Ma come faccio a dirlo?

Come posso scrivere che ho nostalgia di quella volta che facemmo la spesa insieme al supermercato, una vigilia di Natale? Si può avere nostalgia di un supermercato? Allora non mi sembrava così bello quel momento, mentre adesso ricordo anche il vento gelato che spazzava il parcheggio, come ora le strade, e i ragazzini che aiutavano le mamme cariche di torroni e di giochi.

Fingemmo di credere a Babbo Natale e ci facemmo la foto insieme a lui. Ora ce l’hai tu. Camminavamo verso la macchina e tu mi portavi le buste della spesa. Dappertutto si cantava, si scriveva, si declamava: “Pace in Terra”. Bene, la pace in Terra l’abbiamo ancora. Ma per averla tu stai lassù, su chissà quale stella, insieme a tanti altri come te. Dentro un guscio di noce che chiamate Astronave.

E per farmi gli auguri il giorno di Natale hai dovuto registrarli un mese prima perché le onde radio fanno una strada diversa dalle astronavi. Tanto valeva mi mandassi una lettera, almeno avrei avuto qualcosa toccato da te. Ma intanto l’apparecchio suona e lo schermo si illumina. Se non sono brutte notizie allora spero che sia tu, anche se di un mese fa.

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La Redazione

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