Attualità

Riforma della Giustizia: è imperativo un dialogo tra Governo e opposizioni per un apparato della Magistratura più giusto ed equo

A cura di Filippo Marra

In questi giorni si parla tanto della Riforma della Giustizia presentata dal Ministro Carlo Nordio, che per molti rappresenta un passo in avanti rispetto ai Governi precedenti. Il sistema giuridico italiano, difatti, necessitava assolutamente di riacquistare credibilità in seguito allo scandalo che lo ha travolto nel corso degli ultimi anni, quando il caso Palamara e la questione legata alle nomine pilotate scoperchiarono una falla ad oggi senza equali, gettando un’ombra di sfiducia nei confronti del settore.

Cosa manca oltre la Riforma della Giustizia?

A mio modesto avviso, entrando nel dettaglio della Riforma della Giustizia in questione, ciò che si evince è solo ed esclusivamente la separazione delle carriere. Io credo, però, che si dovrebbe inserire anche una sezione legata alla responsabilità civile e penale per i giudici.

Chi sbaglia deve pagare

Oggigiorno gli errori giudiziari, in effetti, costano allo Stato un bel tesoretto. Partendo dal presupposto che “chi sbaglia deve pagare“, e questo vale per tutti, nessuno escluso, senza agevolazioni o scappatoie, non si riesce a comprendere come mai chiunque cada in errore (non di proposito, naturalmente, perché può succedere) debba pagare in prima persona mentre per coloro che riportano dietro il proprio scranno la dicitura “La legge è uguale per tutti” debbano pagare gli altri. E questo, specialmente per quel che riguarda quella parte di magistratura politicizzata, a orologeria, nociva e destabilizzante.

Allo stesso tempo, bisognerebbe mettere mano a quelle leggi incostituzionali che affliggono tanti italiani. Ad esempio, prima fra tutti ci sarebbe la legge Severino, secondo cui, nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio in base al quale un imputato è innocente fino a prova contraria. In particolare, l’art. 27, co. 2, della Costituzione afferma che: l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Perciò, perché applicare una legge che va contro il principio giuridico?

Il sistema carcerario

Inoltre, in Italia il sistema carcerario spesso non mette il detenuto in condizione di poter usufruire a pieno dei propri diritti, ledendo dunque la dignità dello stesso e dando vita ad un sistema punitivo e, in più di un’occasione, non rieducativo. A tal proposito, l’ex Ministra Marta Cartabia aveva attivato una Riforma molto intelligente e attuativa, permettendo a tantissimi cittadini caduti in errore di rimettersi in gioco, di riprendersi la propria vita e di guardare al proprio futuro con un’ottica positiva e rosea.

Al momento, oltre alla proposta di Nordio, è necessario un dialogo tra Governo e opposizioni, tra il Ministro e i vari apparati della Magistratura. Bisogna trovare un accordo tra le parti e non uno scontro, focalizzandosi su certezza della pena e non su accanimento giuridico e punitivo perché il sistema, a mio parere, non dovrebbe risultare complice nel creare nuovi delinquenti. In più, dopo aver depennato alcuni reati, servirebbe una nota lieve di clemenza per chi, suo malgrado, si è ritrovato ingiustamente in errore. Ci sono troppi suicidi in carcere, poco personale di polizia carceraria, un sovraffollamento eccessivo degli istituti di detenzione e dei costi insormontabili che rappresentano un vero problema per l’Italia.

Quello che si potrebbe fare

Andrebbe rivisto un po’ tutto e fortunatamente, grazie al buon senso che sta cominciando a prevalere, qualcosa sta cambiando. Come diceva un grande magistrato:

Il diritto senza il dovere fa da padrone, il dovere senza il diritto svolge il ruolo di servo, diritto e dovere insieme rendono il cittadino libero

Applicare la legge è il lavoro degli organi giudicanti e abbinare ad essa il buon senso equivale al rispetto umano. Sarebbe un gesto simbolico, ma denso di significato, e un segnale inequivocabile a tutta la classe politica. Gli oltre ottanta suicidi in carcere, senza contare quelli sventati e le migliaia di atti di autolesionismo, dovrebbero imporre riflessione e azione di Governo.

Questo è un appello in favore del miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri “affinché sia rispettata pienamente la dignità umana dei detenuti” e si prefigge di ribadire “l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società“. Un appello rivolto certamente a chi si onora e ci ricorda di essere cristiano e cattolico, ma che vale anche per i laici e i non credenti. E potrebbe essere l’occasione per i mezzi di comunicazione per informare e far conoscere la realtà carceraria, le possibili soluzioni e le auspicabili riforme.

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La Redazione

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