Cinema Sommerso

Ritratto in nero (1960), uno psicodramma che si tinge di giallo

Ritratto in nero: San Francisco, fine anni Cinquanta. Sheila (Lana Turner) è una donna avvenente sposata con il ricco armatore Matthew S. Cabot (Lloyd Nolan) allettato a seguito di un infarto. Ad aiutare la donna e la figlia di primo letto Cathy (Sandra Dee) è il dottore di famiglia David Rivera (Anthony Quinn) e il segretario arrivista Howard Mason (Richard Basehart).

La trama

Il rapporto tra Sheila e Matthew è alquanto controverso a causa dell’ossessiva gelosia dell’uomo che controlla costantemente la moglie nonostante quest’ultima gli abbia dato il tanto desiderato figlio Peter (Dennis Kohler).

Ritratto in nero – Locandina/Credit photo: Filippo Kulberg Taub

Cathy è, invece molto apprezzata dal padre tanto che lo convince ad affidare al suo fidanzato Blake Richards (John Saxon) un incarico importante per il rimorchio di una delle sue navi. Accordo che svanisce nel momento in cui il malato signore muore improvvisamente.

Con la morte del signor Cabot le prime incrinature iniziano a venire a galla: Sheila apparentemente affranta è in realtà l’amante del dottore di famiglia; il segretario Mason è segretamente innamorato di lei e non accetta il suo rifiuto e la figlia di Cabot, si convince pian piano che la morte del padre non sia accidentale. Anche gli stessi domestici, la governante Tawny (Anna Mae Wong) e l’autista Cobb (Ray Walston) sembrano nascondere qualcosa.

Sheila comincia a fare incubi a causa del senso di colpa e vorrebbe solo scappare a Zurigo con David mentre una serie di eventi la porteranno a fare scelte azzardate e imprevedibili.

Michael Gordon punta sulla prima donna del cast in “Ritratto in nero”

Il regista statunitense di origini ebraiche Michael Gordon (pseudonimo di Irving Kunin Gordon, 1909-1993) dirige un cast di attori brillanti in uno psicodramma che si tinge di giallo. Ricordato soprattutto per le commedie con Doris Day e Rock Hudson, quali Il letto racconta (Pillow Talk, 1959) e lo sfortunato Fammi posto tesoro (Move over Darling, 1963) con James Garner e Thelma Ritter, Gordon si rivela in questo film un perfetto padrone di casa.

Frame della pellicola – Credit photo: FIlippo Kulberg Taub

Abile nella costruzione scenica della narrazione, affida il compito di gestire la tensione drammatica alla sua prima donna, l’attrice Lana Turner, perfetta nella parte della finta moglie affranta dal dolore ma che accetta passivamente le scelte del suo amante egregiamente interpretato da Anthony Quinn.

Ritratto in nero, tratto dall’omonima opera teatrale di Ivan Goff e Ben Roberts che del film curano la stessa sceneggiatura, rimane una gemma unica nel suo genere in un periodo in cui questa tipologia di film aveva iniziato a stancare il grande pubblico. La pellicola non ha mai sbavature e ricalca alla perfezione lo stile di Gordon a suo agio nel dirigere gli attori sulla scena drammatica.

Sandra Dee (ricordata come la ragazzina della porta accanto) darà prova di grande attrice e si ritroverà con la Turner ancora una volta nel ruolo della figlia dopo aver recitato con lei nello splendido melodramma strappalacrime Lo specchio della vita (Imitation of Life) di Douglas Sirk del 1959, remake della fortunata pellicola del 1934 di John M. Stahl.

Il risvolto tragico

Il film di Gordon è tutto incentrato sulla paura che le azioni dei personaggi già compromessi sin dal principio possano arrivare ad un risvolto finale tragico: è come se, infatti, il regista volesse in qualche modo preparare lo spettatore al peggio. Il personaggio della Turner è forse quello più riuscito del film grazie alle inquadrature perfette e alla fotografia di Russell Metty, vincitore di un Premio Oscar nel 1961 per il film Spartacus (Stanley Kubrick, 1960).

La Turner si muove sulla scena come una pantera assetata di sangue, fragile e allo stesso tempo guardinga. Gli altri attori, compresa la Dee fanno fatica a stare dietro ai manierismi dell’attrice che padroneggia su tutti.

In un crescendo di colpi di scena e di frasi ad effetto, Ritratto in nero ha conservato dopo oltre cinquant’anni dalla sua uscita tutto lo smalto e il brivido di un tempo.

Doppiato all’epoca dalla C.D.C. e con la voce principale di Rosetta Calavetta (Sheila) e una giovanissima Maria Pia Di Meo (Cathy), il film è oggi disponibile su supporto DVD e deve far parte della cineteca personale non solo degli studiosi di cinema ma di tutti quegli appassionati di cinema che vorranno rivivere i favolosi anni Sessanta americani fatti di sogni e soprattutto di contraddizioni.

A voi come sempre la possibilità di valutarlo e di riscoprirlo. Per tutti gli estimatori dei film della Turner, questo film è per voi.

Buona visione!

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Filippo Kulberg Taub

Studioso e appassionato di cinema internazionale. Ha dedicato i suoi studi alle grandi figure femminili del cinema del passato specializzandosi alla Sapienza di Roma nel 2007 e nel 2010 su Bette Davis e Joan Crawford. Nel 2016 ha completato un dottorato di ricerca in Beni culturali e territorio presso l’Università di Roma, Tor Vergata con una tesi sull’attrice israeliana Gila Almagor. Ha scritto diversi saggi e articoli di cinema e pubblicato l’autobiografia inedita in Italia di Bette Davis, Lo schermo della solitudine (Lithos). Oggi insegna Lettere alle nuove generazioni cercando sempre di infondere loro fiducia e soprattutto amore per la storia del cinema.

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