E così, come ogni anno del resto, eccoci di nuovo qui, alle prese con la tanto attesa quanto detestata kermesse canora più importante d’Italia e, forse, addirittura d’Europa. Puntualmente giuriamo di smetterla di guardare Sanremo, ci ripetiamo di aver di meglio da fare e ci convinciamo che la musica fosse migliore “ai nostri tempi” (quali, poi?), lo odiamo talmente tanto da non riuscire a separarcene, un po’ come la pubblicità dei pandori ad ottobre, a patto, però, che questi non siano sponsorizzati da Chiara Ferragni!
Eppure, ogni volta ci ritroviamo tutti insieme appassionatamente sul divano, telecomando alla mano, pronti a commentare look neanche fossimo degli improbabili guru della moda e a commentare le canzoni in gara al pari dei più rinomati critici musicali. Perché in fondo, si sa, “Sanremo è pur sempre Sanremo“, esattamente come quella zia invadente che tutti fingono di detestare, ma che poi accolgono con baci e abbracci il giorno di Natale perché senza di lei la tavolata non ha alcun senso.
Non a caso, quello che in molti ripetono, io primis, è: “Sanremo è quella cosa che tutti dicono di non guardare, ma che poi fa il 60% di share“!
E in effetti, la prima puntata del Festival della Canzone Italiana, che ha fatto il suo debutto ieri sera sulla rete ammiraglia del Servizio Pubblico, è stata vista, stando ai dati ufficiali, da ben 12.600.000 spettatori con il 65,3% di share. Un record che batte addirittura quello dello scorso anno registrato dal buon vecchio Amadeus, chi l’avrebbe mai detto?! Io no di sicuro! Anzi, oserei quasi affermare che Ama mi manca, se non fosse che dopo ne avrei abbastanza pure di lui, soprattutto perché dicevano che l’attuale direttore artistico e conduttore non sarebbe mai tornato. E invece, eccolo lì, alla guida di cinque interminabili serate che ci lasceranno inevitabilmente divisi tra chi non ne può più e chi finge di non guardarlo per poi commentarlo ogni secondo sui social network.
Carlo Conti, l’uomo più abbronzato della penisola italiana, non ci ha pensato due volte a riprendere possesso dell’Ariston e, in preda a chissà quale delirio di onnipotenza, ha deciso di eliminare qualsiasi cosa superflua dalla scaletta del Festival, lasciando spazio unicamente alle canzoni. Certo, se continua di questo passo, roba che a fine serata mi mancava il fiato neanche avessi corso i 100 metri, tra non molto non ci rimarranno neppure quelle. Però, senza i monologhi a favor di telecamera e i siparietti studiati a tavolino che facevano inevitabilmente acqua da tutte le parti, mi dici, caro Carlo, che cosa dovrei commentare?
I co-conduttori della prima serata, Antonella Clerici e Gerry Scotti, francamente, hanno lasciato alquanto a desiderare. La prima, benché avesse gli abiti più belli fra tutti quelli che hanno calcato il palcoscenico, assomigliava ad un pesce fuor d’acqua lontana dalla sua cucina, tant’è che sul finire delle esibizioni non ha potuto resistere alla tentazione di portare sul proscenio qualche piatto di pasta. Mentre il secondo, da conduttore navigato quale è, si è ritrovato visibilmente stretto nel ruolo di “spalla”.
Per quel che riguarda gli artisti in gara, mi piacerebbe ora spendere una parola per ognuno loro oppure concentrarmi sull’intervento in video-messaggio di Papa Francesco, una delle “esibizioni” più giuste e adeguate della serata, d’altronde questa, per gli addetti ai lavori, è l’unica Settimana Santa che conta davvero, ma – ahimè – rispondendovi sulle note dell’unica canzone che, al momento, mi ha realmente colpito, ossia “Quando sarai piccola” di Simone Cristicchi:
Devo anticiparmi di preparare da mangiare qualcosa per cena, io che so fare il caffè a malapena
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