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Scrittori si nasce o si diventa? Ecco qual è il primo requisito

A cura di Francesco Pomponio

Abbiamo un problema!”, anche se non siamo a Houston: ci sono troppi scrittori e troppi libri. Ormai gli amanti della lettura si aggirano tristemente fra le bancarelle che vendono libri usati, sperando di trovare qualcosa fra i classici. Le librerie sono spesso tristemente deserte e sopravvivono grazie al “caso del momento” che mettono in vetrina. Ma dura poco. Il motivo è che non esiste quasi più lo scrittore di una volta, quello che per scrivere un romanzo impiegava anche un paio di anni fra stesura, correzione, revisione e, a volte dopo un altro anno, riscrittura.

Nei prossimi appuntamenti troverete i “ferri del mestiere” per imparare a scrivere, poi dipenderà da voi darvi da fare. Ma vi assicuro che i suggerimenti che troverete vi saranno utili e così semplici da mettere in pratica che direte:

Perché non ci ho pensato io?

La prima regola per gli scrittori: la lettura

Il vento fischiava quella sera e i fiocchi di neve non riuscivano a posarsi sui rami degli alberi. Facevano mulinelli, gironzolavano intorno e alla fine si ammucchiavano sempre sui vetri delle finestre. Il vecchio camino, ben costruito dal nonno del nonno, era abituato ai capricci del tempo e se ne infischiava delle raffiche di vento. Bruciava tranquillo e neanche un po’ di fumo entrava nella stanza.

Pensi che domani smetterà?”, chiese Gabriele. “Stai tranquillo, tutto finisce, le cose belle e quelle brutte”, rispose il nonno. Il ragazzino guardò i suoi occhi colorati dal riflesso del fuoco:

‘Allora stai dicendo che non si può mai essere sempre felici?’
‘Però neanche sempre tristi. Il bello della vita è proprio questo’.
‘Non ci avevo pensato’.
‘Non preoccuparti. Sei ancora giovane, ne avrai di tempo per imparare, ma intanto io te lo dico, così sarà più facile per te affrontare le vicende della vita’.

Si può insegnare a qualcuno a scrivere?

Una lampada fioca ma tenace, insisteva da decenni a voler illuminare quella stanza, sempre con la stessa lampadina. Il nonno non aveva voluto cambiarla perché pensava fra sé che quando si fosse spenta, poi sarebbe toccato a lui. “Quanti libri hai, li hai letti tutti?”, chiese il ragazzo. Sulla parete sopra lo scaffale pieno di volumi erano appesi tanti diplomi con il nome del vecchio. “Quelli che ho letto sono molti di più, ma qui non ci sono. Quelli che vedi sono quelli che ho scritto io.” Gabriele lo guardò con l’espressione incredula: “Hai scritto tutti quei libri. Perché non lo sapevo?“. Il vecchio fissò la fiamma che all’improvviso si era ravvivata, aggiunse un ciocco e si rimise comodo. Per un po’ rimase in silenzio, ma poi affermò: “Quando morì tua nonna smisi di scrivere. Ormai non c’era più lei a leggere le mie prime stesure e dirmi cosa ne pensava. Proprio per questo sono riuscito a scrivere molto. Ma era severa eh, se qualcosa non le piaceva me lo diceva subito. Da quando non c’è più, ho chiuso la macchina da scrivere”.

I suoi occhi si fecero lucidi, ma Gabriele non se ne accorse. Si era alzato per prendere uno di quei libri, il più piccolo e scritto a penna. ‘Il perfetto scrittore’ diceva il titolo. “Questo che libro è?“, chiese Gabriele. “Hai trovato proprio quello giusto, che ti avrei lasciato insieme a molti altri, ma mi hai preceduto. Questi giovani di oggi sono più veloci di noi nonni“. “Allora dammelo adesso, sono curioso, lo possiamo leggere insieme”. “Ma non hai sonno?”. “Questa è una di quelle sere in cui il sonno non mi trova. Sono bravo a nascondermi“. “Sei proprio mio nipote, io passavo le notti a scrivere.

I sogni possono avverarsi

Davvero si può insegnare a qualcuno a scrivere storie?”, esclamò dubbioso il nipote. “Beh, molti giornalisti già lo fanno.”, rispose il nonno. Il ragazzo sorrise, pensando a suo nonno che brontolava ogni volta che leggeva qualche quotidiano. “Non ci pensare, sono vecchio ormai e sono un criticone“. “Allora come dovrei fare se volessi diventare uno scrittore come te?”. “Semplice, leggere i libri degli altri, imparare da loro e fare come facevano loro“. “Perché, me lo direbbero?”. “Certo che sì, noi siamo contenti di svelare i nostri metodi di lavoro, ma solo dopo il premio Nobel”. “Tu lo hai ricevuto quel premio?”. “No, ma per me non è un problema. Ho imparato a infischiarmene.

Gabriele, alla luce della fioca lampadina, voltò pagina. “Chi erano Hemingway e Stephen King?”, domandò. “Scrittori che hanno raggiunto il successo, con stili di scrittura ben diversi, e hanno lasciato due libri in cui ne hanno parlato. Ernest Hemingway scrisse un libro intitolato “Festa Mobile” (A movable feast) nel quale narra la sua gioventù a Parigi, e descrive, come ti dicevo, anche il suo metodo di scrittura. L’altro, Stephen King, fra un romanzo e l’altro, ha voluto spiegare come si scrive. Il suo libro si intitola: “On writing” sulla scrittura. Molto interessante anche quello. Chi sogna di diventare uno scrittore dovrebbe assolutamente leggerli. Tu invece leggi? Mica tanto, come vedo da quello scaffale, che fa la polvere da tempo“, fece quasi per rimproverarlo il nonno.

Trovare tempo da dedicare alla lettura è fondamentale

Ma io ho da studiare, non ho tempo per leggere!” rispose Gabriele. “Tu comincia e vedrai che il tempo si trova. La scrittura è una conseguenza della lettura.” proseguì il nonno. “Cominciamo bene“, pensò il ragazzo. “Ti ho capito, ma se ci provi mi darai ragione.”, gli assicurò l’anziano scrittore. Un colpo di vento fece tremare i vetri ormai quasi coperti del tutto dalla neve. “Me lo fai un caffè?”, domandò il nonno. “Non lo so fare”, controbatté il nipote. “E’ un buon motivo per imparare. In quello scaffale troverai tutto quello che serve”, proseguì allora il vecchio.

Gabriele si alzò di malavoglia, andò allo scaffale e seguendo le istruzioni del nonno riuscì a preparare un caffè quasi decente. Quando gli portò la tazza, il vecchio la rovesciò sulla brace. “Non ti piace?”, domandò.
E’ una schifezza, ma è un buon inizio. Bravo, anche le cose che scriverai, di sicuro all’inizio saranno come questo caffè, ma vedrai che dopo un po’ miglioreranno.” Il ragazzo portò via la tazza e tornò a sedersi sullo sgabello davanti al fuoco. Prese di nuovo il libretto e continuò a sfogliarlo, cercando di decifrare al meglio la scrittura di suo nonno, il famoso scrittore. Che lui stava conoscendo adesso.

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La Redazione

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