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Settembre, tra prevenzione al suicidio ed eutanasia: perché non siamo (ancora) liberi di poter scegliere di morire?

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) insieme alla Federazione mondiale per la salute mentale e all’Associazione Internazionale per la Prevenzione al suicidio promuove, il 10 settembre di ogni anno, la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio (in inglese World Suicide Prevention Day, o WSPD). Il fenomeno, che colpisce il genere maschile in misura significativamente maggiore del genere femminile, registra dati epidemiologici importanti: a livello mondiale si colloca fra le tre principali cause di morte per le persone di età compresa tra i 15-44 anni.

Ognuno di noi ha la sua stanza. Nella mia stanza decido io cosa metterci o cosa no. Cosa tenere e cosa lasciare andare. Se mettere le tende per filtrare la luce, se vestire le pareti con dei quadri o se spogliarle. Ci custodisco gelosamente tutti quei bei regali che mi hanno fatto i miei amici, le persone che mi vogliono bene. Incornicio i ricordi, le foto dei miei momenti felici. È il mio luogo, sono nella mia comfort-zone. Alcune volte però non è proprio così. Il pc della mia stanza è sommerso da mail, commenti, messaggi cattivi verso di me, e non ne capisco proprio il perché, di foto non me ne faccio più perché non mi piacciono, o in verità che rimanga tra di noi, non mi piaccio più io. Ho iniziato ad accumulare roba, non so più cosa conservare o cosa buttare, così nel dubbio tengo tutto. Mi soffoca, ma non so cosa fare. Da sola non so come fare. Mi dimentico di mangiare, di dormire. Non riesco più a uscire dalla mia stanza. Non posso, non voglio. Lasciatemi libera – Angelo Musillo

Il monito nel mese di settembre: la parola chiave è “solitudine”

L’incidenza dei suicidio in una data società dipende da una serie di fattori, la depressione clinica è una delle cause particolarmente comuni, l’abuso di sostanze stupefacenti o una grave malattia fisica o infermità vengono riconosciute come ulteriori possibilità.

I “Samaritans Odv” e il film di Pedro Almodovar

Il nostro primo obiettivo è la prevenzione del suicidio. Quando vivere diventa troppo pesante e non c’è nessuno a cui rivolgerti, quando i problemi sembrano insopportabili, i Samaritans sono pronti a darti un sostegno emotivo, in assoluta riservatezza”, recita più o meno così quello che si potrebbe definire il loro slogan. L’eutanasia è un tema che risulta essere centrale nella loro attività e che, proprio di recente, è tornato a far parlare di sé grazie alla nuova pellicola di Pedro Almodóvar, regista delle tematiche di cristallo, che nel corso dell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia ha presentato ‘The room next door’ (‘La stanza accanto’).

“Le malattie hanno modificato le mie attività e hanno trovato spazio nei miei film. – ha dichiarato Almodòvar in proposito – Ed è il mio modo di esprimermi forte e chiaro su un argomento preciso: è un film a favore della eutanasia. In Spagna esiste una legge sulla eutanasia, dovrebbe essere in tutto il mondo regolamentato in modo che il medico possa aiutare il suo paziente. E l’opinione del medico dovrebbe essere sufficiente. Il mio è un film a favore dell’eutanasia: dobbiamo essere padroni della nostra esistenza“.

Convenzioni e convinzioni

Credit photo: Rupert Vandervell

Nel mio lavoro di docente c’è un tema che ripropongo ogni anno a scuola ai miei ragazzi: Convenzioni e convinzioni, una vocale può fare la differenza? se sì, spiega in cosa”. Quante volte ci sembra di voler fare qualcosa, siamo convinti di volerla fare e magari se davvero ci pensiamo su, scopriamo che la facciamo perché si deve fare, è consuetudine fare così, mangiare ad una certa ora, andare in giro vestiti, non alzare la voce in biblioteca etc. Spesso convenzioni e convinzioni si scontrano. Quanto siamo realmente liberi di scegliere cosa fare della nostra vita e quanto siamo dei “non vedo, non sento, non parlo” figli dei costrutti sociali? 

Quando ero al liceo, come tutti i ragazzini ribelli, volevo tatuarmi. Un ragazzino “ribelle” di un liceo classico di Roma nord deve (anche se in analisi questo termine è abolito) tatuarsi qualcosa di culturoso. Quindi quello che avevo in testa per urlare il mio fantasmagorico messaggio in ricerca di ascolto erano due parole greche, che sentivo appartenermi particolarmente. 

  • La prima era συμπάθεια (sumpátheia).

Entrare in empatia con l’altro. Riuscire a mettersi nella posizione in cui si è connessi emotivamente allo stato d’animo/a di chi si ha di fronte. 

  • La seconda, αυτάρκεια (autárkeia).

Sentiti libero (o, per fare un richiamo ad una sua celebre versione femminile apparsa in quel Sanremo in cui Chiara Ferragni mostrò il suo abito manifesto con lo slogan “Pensati libera”). Sii padrone di te stesso!!!

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Angelo Musillo

Trentenne lucano adottato da Roma. Diplomato in Conservatorio (“Santa Cecilia”) in Pianoforte, specializzato in Didattica della Musica e Visual Arts (“Accademia di Belle Arti di Roma”), oggi si dedica alla Artistic Research (“Orpheus Institute”). Docente Universitario (“Link Campus University”) e di Scuola Secondaria, di tanto in tanto, presta la sua immagine al mondo della Moda o dello Spettacolo (“Casasanremo24”). È il “Mister + Bello d’Italia 2024”

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