Oggigiorno, viviamo in una società che spesso fa riferimento all’unicità e alla diversità come a valori da celebrare, ma che, allo stesso tempo, sembra avere un’insaziabile passione per gli standard. Che si tratti di modelli di bellezza, di successo o di stili di vita quotidiana e comune, ci viene offerto un pacchetto preconfezionato di aspettative che rischia di livellare le nostre differenze, quelle differenze che rendono “il mondo bello perché (è) vario“. È un po’ come se, nel tentativo di rendere tutto inclusivo, finissimo per imporre nuove regole sul modo di essere unici.
Ma cosa accade quando l’inclusione diventa realmente tale, e non una semplice etichetta di facciata? Succede che ci rendiamo conto che l’unicità non è una qualità da uniformare. Al contrario, essa è una meravigliosa variazione che, affiancata a tutte le altre, è in grado di dar vita ad un mosaico composto da tasselli diversi e belli a loro modo, ciascuno con la sua storia, il suo colore e la sua peculiarità. Chissà, forse è giunto il momento di riflettere su come possiamo davvero abbracciare le differenze, non incasellandole in nuovi “standard alternativi” e creando spazi dove ogni sfumatura possa esistere senza compromessi e, soprattutto, senza paura.
Un aspetto sul quale si è voluta soffermare con noi anche Francesca Giuliano, attrice e modella italiana nota non solo per la sua partecipazione al programma televisivo “Avanti un Altro!” di Paolo Bonolis su Canale 5, ma anche per il suo stile che strizza l’occhio agli anni ’50, con un look da pin-up e un fisico decisamente curvy, che si è sempre prodigata per promuovere un’immagine di bellezza inclusiva e lontana dagli standard di una mentalità tradizionale dal sapore ormai anacronistico.
“In questo momento storico, in cui essere magre a tutti i costi è il pensiero fisso di molte donne e di qualsiasi età, credo sia importante dare il mio contributo e ribadire che ogni caratteristica che ci differenzia dagli altri, dalla massa, può solo che darci un vantaggio e farci spiccare in mezzo a quelle che scelgono di essere tutte uguali, tutte “magre”. Vittime anche quest’ ultime della loro illusione, impegnate nel voler seguire un ideale di bellezza irraggiungibile, in quanto sappiamo tutti che molte delle modelle, che vediamo sulle passerelle e copertine dei giornali sono “photoshoppate” o comunque non “reali”.
Come ormai ripeto da 7 anni, non appena se ne presenta l’occasione (sia essa lavorativa o di vita quotidiana), ‘siate orgogliose dei vostri chili in più, delle vostre forme, accettatele e amatele perché sono quelle che vi rendono uniche’. Pensate che io, tempo fa, ho interpreto un ruolo molto bello nel cortometraggio “Push Out”, disponibile adesso su YouTube e presentato alla “Mostra del cinema di Venezia 2019”, che ha poi vinto, come Miglior Cortometraggio, al mitico “Festival di Matera 2020”. La trama si suddivide in due storie, una di ragazza purtroppo anoressica e l’altra di una giovane definita spesso “grassa”, respinta su alcuni posti di lavoro e tradita dal suo ragazzo. Quest’ultima, in particolare, trova la forza di “salvarsi” e di accettare il proprio corpo (benché sia visto come “diverso”) perché, in fin dei conti, è bello così!
Se siamo noi le prime ad amarci, tutti ci ameranno.
È importante salvaguardare la nostra unicità. Sono fermamente convinta che la ‘diversità’ sia sinonimo di ‘unicità’, unicità che per me è il vero successo. Essere ‘uguale’ alle altre non porta da nessuna parte se non a far parte di un ‘gregge’. Ecco perché ritengo che sia fondamentale riflettere e valorizzare ciò che ci rende unico. Dobbiamo rispettare il nostro corpo e non offenderlo, che ne so, con interventi invasivi, diete drastiche o consulenze da pseudo-esperti del settore.
Quando ero ancora un’adolescente, non accettavo le mie forme, i miei chili di troppo e più volte, senza interfacciarmi con uno specialista, ho seguito diete che mi facevano perdere molti chili che, alla fine, riprendevo ugualmente. Questo ‘giocare’, sempre che così si possa dire, con il mio corpo ha portato alla lesione della mia tiroide. Difatti, oggi non funziona più bene e sono costretta a prendere dei farmaci specifici.
Da quando ho raggiunto la cosiddetta ‘popolarità’, ho riscosso numerosi consensi che mi hanno dato grande soddisfazione. La cosa che proprio non capisco, invece, sono le continue offese che ricevo, in merito ai miei outfit che esaltano le mie forme, sul mio corpo, sui chili di troppo che orgogliosamente mostro. Insomma, non riesco assolutamente a capacitarmi di coloro che fanno ‘body-shaming’. Per di più, la maggior parte delle offese arriva da altre donne, il che mi sconcerta ancora di più. Ad ogni modo, cerco di prestare troppa attenzione perché sono convinta che chi ci critica o fa il bullo con noi è perché, segretamente, ci ammira!
Persino quando ero più piccola, mi è capitato di essere criticata per la mia fisicità, ma con i social quest’ondata di cattiveria si è esponenzialmente amplificata. Da dove arriva tanta cattiveria? Ma prima di ogni altra cosa, perché? Ci rifletto molto e alla fine rispondo dicendo a me stessa che ‘ma se una persona si anima a scrivere così tante cattiverie e offese è perché, molto probabilmente, vorrebbe essere me‘. Ed è questo il messaggio che voglio lasciare e che spero arrivi a tutte e a tutti voi!“.
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