Oggi partiamo dalle musicassette, che stanno tornando di moda, per poi arrivare fino a Spotify, il quale detta legge con lo streaming mentre i dischi vendono sempre meno e i vinili tornati di moda, seppur di nicchia, tengono botta per il fascino della puntina sul disco. Siamo schiavi delle passioni o le passioni ci rendono liberi di sperimentare nella vita? Vorrei cominciare con il porvi questa domanda: quanto un bisogno ci influenza? Ci fa percorrere una strada piuttosto che un’altra? Forse è questione di imprinting, chi lo sa. Cosa sarei stato se non avessi ascoltato tutta quella miriade di cantautori?
Una volta per me guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva, mentre ascoltavo le musicassette, era un atto contemplativo, immaginifico, sacro e iperuranico. E oggi lo è ancora, intendiamoci. Inizialmente, i cantautori li ascoltavo proprio sulle musicassette che mio padre infilava nel mangianastri dell’autoradio e ogni volta pregavo che il viaggio in macchina fosse lungo. Ecco, forse che in quella genuflessione e postura si nascondeva la sacralità stessa di quell’atto simile a una preghiera ad occhi aperti.
Per guardare fuori dovevo arrampicarmi sul sedile, mettermi in ginocchio. Ero troppo minuscolo per potermi sedere normalmente ad ammirare lo scenario. Vivevo le storie dentro, parole che si facevano immagini. E così, ascoltavo De Gregori, Guccini, Venditti, Minghi, Battiato Ligabue, Dalla, anche se quest’ultimo non lo capivo. Non comprendevo la profondità struggente di quell’uomo, anzi da piccolissimo detestavo la sua voce, detestavo quelle melodie, trovavo antipatico questo Gigi la trottola della musica che ballava nel video di Attenti al lupo.
Me lo ricordo in una foto simpatica e caricaturale di lui con i giocatori della Virtus Bologna basket, il cappello di feltro alla pescatora non mancava nemmeno in quell’occasione. Un’idiosincrasia vera e propria la mia, magari dettata da un’impressione fisiognomica o semplicemente dall’ ignoranza senza filtri del ragazzino che ero. Verso i 28 anni finalmente l’ho capito, ho cominciato a capire che era un genio, che frequentava “l’altrove” assaporando mondi.
Proprio l’altro giorno stavo guardando Borotalco (film di Carlo Verdone ndr.), dove la figura di Dalla è centrale seppure nel film non appaia mai se non sulla maglietta di una bellissima Eleonora Giorgi. Alcune scene di Borotalco sono cult del cinema italiano e se non lo avete mai visto, consiglio di guardarlo per farvi più di qualche risata. La colonna sonora è composta da canzoni di Dalla, ma c’è anche il supporto degli Stadio e Fabio Liberatori, tant’è che lo stesso Verdone ha rivelato:
Quando iniziai a girare Borotalco, chiesi a Dalla le musiche
Dicevamo di Dalla, che non lo capivo, probabilmente perché le melodie non erano così pop, ma molto più articolate, e alle volte le strutture delle sue canzoni non erano quelle classiche con strofa, ponte e ritornello, come ad esempio nel brano L’ultima luna.
Certamente, c’è da dire che il mercato della vendita di supporti fisici su cui viene riprodotta la musica è in crisi. Ci sono gli affezionati al disco e al vinile, e sembra stiano tornando addirittura di moda le musicassette. Un gusto vintage e nostalgico? Non so rispondere. Sono anni che si dice che anche il settore dell’editoria sia in crisi, e senz’altro è vero, ma la musica resiste grazie ai concerti e ad un sistema più organizzato di gestione dei diritti d’autore. Nell’editoria stanno provando a spingere gli e-book e gli audiolibri, ma nella lettura entra in gioco un fattore sensoriale in più: il tatto. Perché leggere è toccare con mano, sin da piccoli siamo abituati a seguire con le dita le frasi, a trastullare la pagina, ad annusarla, a dormirci sopra, a sentirne l’odore.
Ma di editoria, di scrittura (di libri), a viverci, sono veramente poche mosche bianche. In quanto se si tratta di narrativa ,quasi sempre l’unico introito è quello della vendita della copia fisica. Discorso diverso per la saggistica, a cui magari è abbinato un workshop o si promuove indirettamente il proprio lavoro ad esempio libri di psicologia, libri di cucina ecc. Oppure se parliamo di grandi bestsellers da cui magari derivano adattamenti cinematografici e relativi diritti e royalties connessi, gadget, giocattoli, adattamenti in varie salse su supporti di qualsivoglia genere. Come è stato fatto con il libro L’Amore dietro ogni cosa del nostro Direttore responsabile Simone Di Matteo, diventato non solo un’opera teatrale ma anche un disco formato da tredici tracce del quale sono tra l’altro co-autore. Ma vedremo, magari ve ne parlerò meglio non appena scriverò una puntata specifica dedicata agli album!
Il vero problema è che oggi la musica è diventata liquida. Con pochi click hai in pasto quasi tutte le canzoni del mondo. È un fenomeno di autentico “consumismo musicale”. I brani sembrano diventati merce scadente degli store, quelle magliette che durano un mese e poi si bucano o passano di moda, o potrebbero essere paragonati persino alle relazioni dei nostri tempi moderni, rapporti usa e getta dove si skippa al prossimo “amore”, come si fa, del resto, con una canzone o con le immagini di sconosciuti sulle app di incontri.
La musica si ascolta in qualsiasi modo, siamo bombardati dai suoni. E oggi, con Spotify qualsiasi cosa viene data in pasto alle nostre orecchie. Ovviamente questo meccanismo ha anche dei pro, ossia che ci sono più possibilità ma a discapito della qualità. Ma volete mettere le musicassette da riavvolgere e sistemare con le penne bic dalle copertine che avevano sempre questi colori sbiaditi tipici degli anni 90 una nuance da film western. Il fruscio e la pazienza di aspettare la traccia che preferivi. Spulciare l’interno dei vinili e dei cd per scoprire i credit, quali sono gli autori, gli strumenti suonati e leggere nel testo del libretto quella parola che proprio non riusciamo a capire perché ha una strana pronuncia.
Partiamo subito con una songwriter d’eccellenza, sto parlando di Billie Eilish con la sua Birds of a Feather. Non so perché, ma a me in questo brano ricorda l’Elisa Toffoli degli esordi con il disco Pipes & Flowers (disco del 1997 ndr.) o la delicatezza di Then Comes the Sun (disco del 2001 ndr.), per quanto certi parallelismi siano inadeguati e lascino intendere a voi lettori il mood e il genere, magari spingendovi a riscoprire un vecchio disco!
Passiamo subito ad un’altra pop star, cioè a Charli XCX con la sua Apple. L’idea che mi sono fatto è che ne ho sentite di migliori. Nel complesso ha interpretato delle vere hit negli anni, ma questo brano in particolare non è al livello dei precedenti. Non sto dicendo che sia male, ma c’è di meglio! Ascoltatela per farvi la vostra opinione.
Gabry Ponte e Steve Aoki, invece, uniscono le loro forze per dar vita al nuovo brano He’s A Pirate (Save Me) insieme all’astro emergente KEL. Il brano offre un mix tra archi, percussioni e bassi sull’onda della famosa melodia di Pirates Of The Caribbean.
Si intitola Vivere a Riccione il nuovo singolo di Cricca, il giovane cantautore dedica questo brano estivo alla sua città natale.
Kukla in Formula Uno, al contrario, utilizza troppi effetti sulla voce, vocoder e autotune. Ne vien fuori un video piuttosto trash, testo debolissimo e scontato, quasi in saldo. Si rifarà alla prossima? La ragazza è tanto lontana dalla delicatezza bambinesca dal sapor di filastrocca dei brani passati. Ora sembra costruita, ma male! Snaturata?! Chi lo sa.
Poi c’è Dylan Dog di Iosonolorenzo, che è un racconto sul lasciar andare, trovare forza nella solitudine e migliorare, passo dopo passo. Un brano indie dal sapore minimal che sa mettere di buon umore con una scrittura leggera e immediata.
River dei Deneb, al contempo, presenta musica elettronica e una voce accattivante grazie a Carlotta Limonta.
A seguire Battito, il pezzo di Falce. Questa sarebbe da tagliare dalla rubrica, credo che il ragazzo in futuro diventerà bravo, secondo me quando darà più spazio al canto e meno al rap. Ma è una mia umile opinione.
Prodotta da Jvli, Passione è una bachata tutta da ballare, in cui Fred De Palma racconta un sentimento romantico. Non tradisce i suoi standard per gli amanti del genere, ricordando gli Aventura e la loro Obsesión. Chissà se questa canzone risponde alla domanda che ci eravamo fatti all’inizio. Ormai lo immaginerete, sono un contemplativo certamente, adoro il tepore del vento alle sette di un pomeriggio estivo quando tutto è sospeso, quando il rosso si affaccia per lasciare spazio alla golden hour. Amo il vento che ti soffia addosso da una finestra marittima e assapori un frammento d’immenso.
E il tempo diventa Kairos e l’eterno è quasi contemplabile. Non è il miele di una poesia pop di qualche libro super venduto, costruito su frasi fatte, quelle che la gente vuole sentire per non pensare. È un sentire che le voci in lontananza sono tassello di un orchestra, che il latrare sincopato di un cane si sposa agli starnazzi delle oche mentre le cicale friniscono aumentando di intensità e qualcuno fischia fondendosi alla risacca del mare. Sentirsi partecipe spettatore della meraviglia, la medesima che ti accarezza e nulla chiede in cambio, inghiotte la noia, il malumore e la solitudine.
Così riscopri l’ascolto nel ritmo del respiro, osservi come tutto ti stia a dire che corriamo verso una folle disgregazione senza riuscire ad intuire minimamente che la gran parte dei nostri dolori sono una lontananza da noi.
Mi sincronizzo a ritmo di mare, del suo fluido respirare. Quanto resterò sveglio su questa linea orizzontale? Buona musica a voi. Io adesso ascolto quella della natura, pure se le musicassette stanno tornando di moda. Voi fate come vi pare oppure andate al mare!
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