Attualità

Suicidio medicalmente assistito: la Toscana approva la legge ed è apripista in Italia

Lo scorso 11 febbraio 2025 la Toscana ha approvato, con 27 voti favorevoli, per la prima volta in territorio italiano una legge che regolamenta i tempi e le procedure necessarie per rispondere ai pazienti che richiedono l’accesso alla pratica del suicidio medicalmente assistito, in seguito all’iniziativa popolare portata avanti dal progetto «Liberi tutti», promosso dall’Associazione Luca Coscioni, che ha raccolto più di 10mila firme. 

É una legge di civiltà perché impedisce il ripetersi di casi […] di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile – Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni

La Corte Costituzionale si era già espressa nel 2019, a conclusione della lunga e dibattuta vicenda legata alla morte di Dj Fabo, sancendo con la sentenza n. 242 il diritto al suicidio medicalmente assistito, ribadito nella sentenza n. 135 del 2024, che si dichiara esigibile in caso di sussistenza contemporanea di quattro condizioni: l’irreversibilità della patologia del paziente, la presenza di sofferenze fisiche o psicologiche reputate insostenibili e intollerabili dal richiedente, la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e l’imprescindibile capacità del soggetto affetto dalla patologia di prendere decisioni libere e consapevoli.

Il contenuto della legge

Il titolo del provvedimento toscano, “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte Costituzionale 242/2019 e 135/2024”, ne dichiara con chiarezza cristallina il contenuto e l’intento: esso si configura come intervento normativo atto a definire e disciplinare l’iter di verifica e applicazione che le aziende ospedaliere devono condurre per procedere dinanzi all’avanzamento di richiesta di suicidio assistito.

Il testo di legge, infatti, prevede dalla data di presentazione della domanda di accesso alla pratica, avanzata dal paziente o da un suo delegato, fino al momento della messa in atto del suicidio un periodo di 37 giorni, durante i quali una commissione medica multidisciplinare appositamente istituita avrà il compito di verificare le condizioni di accesso al trattamento, approvando o rigettando la richiesta, e stabilire in caso di responso favorevole le modalità in cui esso si svolgerà (tra cui la scelta del farmaco letale che il paziente dovrà autosomministrarsi), lasciando la parola finale al Comitato etico territoriale e sempre garantendo al paziente la possibilità d’interrompere il procedimento in qualsiasi fase.

È opportuno ricordare, inoltre, che il testo prevede che il supporto, i mezzi e le spese della pratica siano a carico delle singole Asl, affinché la garanzia della tutela del diritto alla morte medicalmente assistita non sia riservata a una élite benestante di cittadini, ma sia pienamente democratica e accessibile per tutti. 

Lo stallo nazionale e la possibile reazione a catena delle altre Regioni

Il provvedimento della Toscana si colloca all’interno di una vera e propria stasi del panorama legislativo nazionale, che non si è ancora espresso in una normativa unica e unitaria per tutto il paese, nonostante dal 2019 la Corte Costituzionale abbia a più riprese sollecitato il Parlamento a discutere del tema. Benché si rendano necessarie delle procedure univoche su tutto il territorio italiano, dal momento che la sanità è materia di competenza regionale, è verosimile credere che anche altre Regioni seguiranno l’esempio toscano e approveranno leggi analoghe relative alla morte volontaria medicalmente assistita, andando a creare un caos normativo, in cui ciascuna Regione avrà regole proprie.

Le voci contrarie alla legge

La notizia dell’approvazione della legge ha, naturalmente, acceso un dibattito vivacissimo, che non si è limitato al confronto costruttivo su una tematica cogente, ma ha assunto in taluni casi l’aspetto di una battaglia a colpi di slogan e ipocrisie. Un grido di dissenso si è levato dai Pro Vita, che hanno definito la legge «barbara e disumana», dal mondo cattolico, tra cui Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana, il quale ha affermato che «sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti» – a cui forse andrebbe ricordato che il diritto in questione è già sancito dalla Corte Costituzionale –, e da una certa parte politica che rivendica la dignità dell’essere umano (ma è spesso molto meno affranta quando sulle coste italiane a morire sono migranti disperati). 

Un provvedimento che tutela un diritto disumano?

Ma siamo davvero sicuri che questo “diritto alla morte” sia realmente una cosa così spregevole e oltraggiosa? Non è, invece, la forma più alta di amore per la vita? Verso una vita amata e persa, non più vissuta ma osservata da lontano, come impotenti spettatori imprigionati in un letto d’ospedale. Quando una malattia invincibile si è presa tutto e ha reso chi ne è affetto solo l’involucro afflitto della persona che è stata un tempo, non è forse giusto dismettere la sterile retorica dei combattenti e lottatori, e permettere a chi lo desidera di dettare i tempi e i modi della propria uscita di scena?

Non attendere inermi l’imprevedibile momento dell’atto finale di una condanna a morte irrevocabile, ma scegliere di congedarsi dalla vita in modo lucido, pur nel dolore e nella paura, significa riappropriarsi dell’ultimo margine di libertà e di autodeterminazione. E a coloro che temono che la legge induca a una riduzione della libertà di vivere, è bene rispondere che il riconoscimento di un diritto non implica che esso debba necessariamente essere esercitato e, soprattutto, non toglie niente a nessuno, mentre la sua negazione è una sconfitta tutti. 

In definitiva, la speranza è che l’iniziativa della Toscana scuota il mondo politico e induca il Parlamento a discutere con serietà la questione del suicidio medicalmente assistito. 

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Tonia Di Fabrizio

Classe 1997, abruzzese di nascita e bolognese d'adozione. La passione viscerale per il greco e il latino l’ha portata a conseguire una laurea in "Filologia, Letteratura e Tradizione Classica". Eclettica ascoltatrice di musica, avida divoratrice di serie tv, balla il tango (non benissimo), pratica yoga per sentirsi radicata e legge libri per vivere mille vite. Scrive di ciò che la affascina e incuriosisce, nella speranza che anche i lettori possano esserne ammaliati a loro volta

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