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“Ti verrò a cercare”, un ritratto pop dei legami contemporanei e delle distanze che ci separano

C’è chi se ne va e chi resta. E poi ci sono legami che, anche quando sembrano dissolti, continuano a chiamarci. Invisibili, ma insistenti. In “Ti Verrò A Cercare”, il nuovo singolo dei Ferrinis, Maicol e Mattia raccontano proprio questo: la forza silenziosa che ci spinge a cercare chi sentiamo ancora vicino, anche quando la distanza non è solo fisica, ma fatta di tempo, assenza e coraggio.

Cosa ci dice di noi “Ti verrò a cercare”?

Secondo uno studio condotto nel 2024 dalla LuvLink Research Unit, oltre il 70% degli studenti universitari europei ha sperimentato almeno una relazione a distanza, e più del 60% di queste storie si sono protratte per oltre sei mesi. Un dato che non parla solo di chilometri, ma di un’intera generazione abituata a creare connessioni resistenti all’instabilità. In un tempo di amori intermittenti, di legami sospesi tra notifiche e sparizioni, “Ti Verrò A Cercare” si fa portavoce di una domanda ricorrente: cosa resta quando l’altro non c’è, ma continua ad abitare i nostri pensieri?

Un quesito che torna a farsi sentire proprio in questo periodo dell’anno, nel cuore dell’estate, quando tutto si dilata. Le città si svuotano, i ritmi si spezzano, le distanze si moltiplicano. Ma non tutte le separazioni sono visibili. Alcune si consumano in silenzio, tra messaggi non inviati e pensieri ricorrenti. “Ti Verrò A Cercare” non parla di una partenza, ma di un ritorno possibile. Di quella forza ostinata che, anche quando tutto sembra in stallo, continua a chiamare l’altro. Un contesto tutt’altro che raro. Ed è proprio in questa condizione condivisa – spesso ignorata dalla narrazione musicale – che i Ferrinis riconoscono l’urgenza di una canzone.

Il «Ti verrò a cercare, dove il sole incontra il mare» – ripetuto nel testo, crea uno spazio sicuro, un luogo simbolico dove ritrovarsi, dove il suono non elude la nostalgia, ma la attraversa. E in quella «forza magnetica che ci collega e non se ne va», Maicol e Mattia incidono una promessa capace di resistere al tempo.

Una direzione da seguire

Non è una formula magica, ma una direzione. Un punto da raggiungere, o semplicemente da desiderare. La scrittura sceglie la sottrazione, lascia che siano poche immagini a sostenere tutto il peso emotivo: la distanza, la speranza, la perseveranza del cuore.

Sul piano musicale, “Ti Verrò A Cercare” si muove in equilibrio tra elettronica essenziale e apertura melodica. I synth accompagnano la voce senza sovrastarla, i suoni restano liquidi, dilatati, come a sospendere gli attimi. La produzione è asciutta, ma calibrata, in grado di dare spazio alla parola e alla pausa. Tutto – nel ritmo, nei timbri, nella scelta di non forzare l’emotività – sembra cucito ad hoc, pensato per custodire l’intimità di chi ascolta.

«Abbiamo scritto questo brano pensando a chi ha continuato a cercare qualcuno che sembrava sparito – raccontano i Ferrinis –. A volte non sappiamo neanche cosa stiamo cercando. Ma il fatto stesso di metterci in cammino dice qualcosa di noi: che non ci siamo arresi.»

Dopo il secondo album “Twins” e il singolo “Le Luci di New York”, “Ti Verrò a Cercare”, accompagnato dal videoclip ufficiale diretto da FG Pro Studio, segna una nuova svolta per i fratelli forlivesi: aria più rarefatta, immagini essenziali, nessuna pirotecnica. I Ferrinis scelgono ritmo misurato, melodia calibrata e parole che non lasciano vuoti.

Sullo sfondo, la percezione di una generazione che ha imparato a vivere ricongiungimenti digitali e separazioni anticipate. Una generazione che sa salutarsi con uno schermo acceso e restare connessa anche quando tutto sembra interrotto. Proprio per questo motivo, “Ti Verrò a Cercare” racconta qualcosa di più: diventa una colonna sonora collettiva per chi ama da lontano. Non un’operazione commerciale estiva, ma un piccolo rito che unisce chi resta a chi parte – chi non molla, pur nella distanza. Il brano non chiede di essere capita, ma sentita. Non promette risposte, ma resta lì, nel punto esatto in cui il legame non si è ancora spezzato. Quello spazio fragile in cui cercare diventa già un modo di restare.

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La Redazione

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