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Un matrimonio perfetto (o forse no): nel thriller di Jeneva Rose bugie e marcio fanno da contorno ai fiori d’arancio

Adam e Sarah sono sposati da anni. Lui è uno scrittore squattrinato – di quelli che hanno messo in giro un romanzo ok, molto buono, e poi nulla, lo zero più assoluto – mentre lei è un’avvocata penalista pazzesca, la migliore, uno squalo dei tribunali. Mentre lei si fa il mazzo, lui beve scotch, si riposa (facendosi viziare dalla mamma chioccia) e aspetta… L’ispirazione. E fa già ridere così. Cioè, Sarah Morgan è un portento, lavora come un mulo e ama suo marito. Sì, spesso fa tardi e sui casi ci mette anima e cuore (non perdendo nemmeno un colpo), ma ad Adam alla fine, nonostante sia un egoista lamentoso, in fondo in fondo va bene. Squattrinato, abbiamo detto: frigna perché la moglie non gli dedica il giusto tempo ma la casa al lago per trovare la storia giusta da digitare se la fa comprare.

Un matrimonio perfetto che così perfetto non è!

Ma poi, Adam nella famosa casa al lago che ha comprato con i soldi di Sarah, si diverte pure. E molto. Con Kelly, la sua amante. Un anno e mezzo di storia parallela al matrimonio è sicuramente qualcosa per cui vergognarsi, ma lui non lo fa. Passa più tempo possibile tranquillo e senza mutande, mentre la moglie si destreggia tra Tribunali e sale riunioni e non si pone il minimo problema. Finché…

Finché Kelly viene trovata morta nel suo letto, accoltellata tantissime volte con foga. Delitto passionale, così viene chiamato un assassinio che porta i segni della rabbia più cruda, della malignità più nera. Ma Adam è tornato dalla moglie, quella notte, quella fatidica notte. Lasciando Kelly nel letto dove verrà trovata in una pozza di sangue la mattina dopo. Quindi che cosa è accaduto?

Sarah, nonostante la rabbia per la scoperta del tradimento, lo difende. È la migliore penalista in giro, una che vanta solo vittorie, chi meglio di lei? Ma quanto è doloroso raccontarle tutto, in modo che lei possa scagionarlo?

Bellino, ma senza troppi applausi

Allora, se da un lato è carino, interessante e tiene incollati, dall’altro… boh, c’è sempre qualcosa che non quadra. Dialoghi poco credibili, scene un pochino raffazzonate, personaggi con un carattere bizzarro (vedasi Eleanor, che è strana) e parti, diciamo, poco reali. Funziona eh, perché si legge bene. E il finale è ok, non è scontato (anche se il pensiero che possa essere così c’è, ronza nelle orecchie da metà libro, più o meno), quindi è da promuovere. Magari con qualche debito da recuperare a settembre.

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Federica Cabras

Giornalista pubblicista, editor e scrittrice, ha in tasca una laurea in Lettere e un master in Criminologia. Ha pubblicato sette libri, spaziando dall'horror al romance, e lavora nel campo del giornalismo da dieci anni. Tra le sue pubblicazioni, "I segreti di una culla vuota" e "Chi me lo ha fatto fare".

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