Una promettente carriera nel mondo della moda, nella sfavillante NY, stroncata da un problema di salute – peraltro spifferato dalla sua migliore amica al suo capo stilista – e un ritorno silenzioso, pieno di vergogna e paura, nella cittadina d’origine, con un lavoro in una polverosa libreria: la vita di Mina sta andando decisamente a rotoli. Con la retinite pigmentosa non si scherza, ragazzi miei, quella lì fa diventare ciechi e lei combatte con questo mostro giorno dopo giorno… ogni volta che una scritta sfugge un poco e ogni volta che la penombra è più cupa e tenebrosa perché a lei, che sta perdendo la visione periferica, nasconde sempre qualcosa.
Steffanie Holmes, nel suo primo volume della saga sulla Libreria Nevermore, “Una notte morta e tempestosa”, ha creato una protagonista tormentata. Ah, ma aspetta: non è la sola.
La libreria Nevermore, dove Mina trova lavoro, è inquietante quanto basta, ma per lei è casa: da piccola, era lì che si nascondeva dal mondo. E, se ci pensiamo, anche ora che triste e sconsolata, con un futuro strappato dalle mani e un’amica persa, le fa da casa. Ma una cosa è cambiata: il proprietario. E non deve essere un capo semplice, lo si capisce dall’annuncio che ha portato l’assunzione.
“Cercasi: Assistente/sistematore di scaffali/tuttofare generico per libreria di seconda mano. Deve conoscere bene la letteratura classica, detestare i libri elettronici e tutti coloro che li utilizzano, e avere esperienza nel rispondere a domande insensate di clienti per otto ore di fila. Niente allergie a polvere o a gatti: in caso di scelta tra te e il gatto, tu perderesti. Lavoro duro, retribuzione pessima. Presentare la candidatura all’interno della Libreria Nevermore.”
Heathcliff Earnshaw, così si chiama il suo burbero capo – sì, proprio come il protagonista del celeberrimo romanzo della Bronte. Lo chiamano “il gitano”, in città, per via della sua carnagione e del suo carattere poco propenso a chiacchiere e fronzoli. Ma a Mina basta uno sguardo per capire che è sexy da morire. Animale domestico? Un corvo che si aggira per gli scaffali pieni di libri polverosi, defecando sulla testa di cita Poe. Ma non è l’unica stranezza: come coinquilino, nell’appartamento sopra la Libreria Nevermore, c’è Morrie, un intrigante e bellissimo genio della matematica. Che in realtà si chiama James Moriarty, proprio come il cattivo di Sherlock Holmes.
Allora, due sono le cose, o negli anni in cui sono nati i due c’erano molti genitori dai gusti discutibili sui nomi oppure… la libreria nasconde un segreto.
E le cose si complicano ulteriormente quando vicino ai libri di Sociologia viene trovato un cadavere. Ricordate l’amica che aveva spifferato il problema di Mina al capo stilista, facendole perdere il lavoro – e accaparrandolo lei, ma tant’è?
Ecco, proprio lei, riversa in mezzo agli scaffali con un coltello piantato in mezzo alla schiena. Nonostante l’odio, Mina ripercorre tutta la loro amicizia: del resto, un conto è odiare, un altro è augurarsi che l’altra persona muoia male.
Lei diventa, a causa del litigio, la prima sospettata e Morrie, Heathcliff e il corvo – scoprirete poi voi come – la devono aiutare: ormai è una di loro, un membro del loro stravagante gruppo, e la sua difesa è una questione di vita o di morte.
Non c’è nulla da fare: ultimamente trovare un libro originale è un dilemma. Ed è vero che, dopo millenni di letteratura, è impossibile trovare qualcosa che sia totalmente nuovo e conta lo stile e l’idea, ma questo sì che è qualcosa di mai sentito. La Holmes mette su una storia che è bizzarra ma anche fresca. Particolare, molto. Sensuale, anche. Sì, perché i protagonisti del romanzo sono irresistibili, perlomeno per l’eroina della storia. Ed è anche molto ben scritta: l’autrice si dimostra una regina di descrizioni dettagliate ma non noiose. Di dialoghi. Di ambientazioni create con meticolosa cura. Si ha quasi la sensazione di esserci, all’interno della libreria, a vivere con le tre presenze inquietanti e bellissime. A destreggiarsi in enigmi poco comprensibili. E contro accuse pesanti.
Bello, promosso a pieni voti. Un primo capitolo niente male. Chissà gli altri, vero è che questo lascia in bocca la sensazione dolce di aver assaporato qualcosa di nuovo.
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