Credit: danielemancini/archeologia.it
Immaginate di poter far cadere il vostro smartphone senza il terrore di vederlo frantumarsi in mille pezzi grazie ad un materialmente altamente modellabile e al tempo stesso infrangibile. Sarebbe un sogno per molti, non è vero? Strano di certo, perché sembra quasi irrealizzabile! Ebbene, a tal proposito, se vi dicessimo che, perlomeno secondo alcune fonti, gli antichi Romani avrebbero potuto avere una tecnologia simile già duemila anni fa? Di sicuro non ci credereste, ma a quanto pare è esistita e all’epoca era conosciuta con il nome di “vitrum flexile”.
Quella che prudentemente definiremo soltanto una leggenda narra che, durante il regno dell’imperatore Tiberio (14-37 d.C.), un abile vetraio presentò alla corte imperiale una coppa realizzata con un materiale straordinario: il vetro flessibile. Per dimostrare le incredibili proprietà della sua invenzione, l’artigiano gettò la coppa a terra. Questa, invece di frantumarsi, si ammaccò leggermente. Con pochi colpi di martello, poi, il vetraio riportò la coppa alla sua forma originale e lasciò tutti a bocca aperta.
Sfortunatamente, però, la reazione di Tiberio non fu quella sperata: temendo che un materiale così rivoluzionario potesse svalutare metalli preziosi come l’oro e l’argento, tendenza molto in voga ancora oggi, decise di far giustiziare l’inventore e di distruggere il suo laboratorio, condannando il segreto del suo vetro flessibile ad un inesorabile oblio. Una chiara manifestazione, dunque, non solo di paura nei confronti del progresso, ma anche di una mentalità avidamente capitalistica in senso lato e di perdita di una grande opportunità che il ben più recente Arthur Schopenhauer avrebbe definito così:
Ogni progresso avviene non grazie a chi lo accoglie, ma nonostante chi lo ostacola
Peccato solo, però, che di questo fantomatico quanto ingegnoso materiale non ve ne sia la men che minima traccia!
Questa storia, che rimane senza ombra di dubbio affascinante, ha perdurato nel tempo grazie al lavoro di autori come Petronio, che ne parla nel Satyricon, e Plinio il Vecchio, il quale la riporta nella sua Naturalis Historia. Ma quanto c’è di vero? Diversi studiosi ritengono che possa trattarsi di una metafora o di una critica sociale, piuttosto che di un resoconto storico accurato. Dopotutto, non sono mai stati trovati reperti archeologici che confermino l’esistenza del vitrum flexile. Tuttavia, l’idea della possibile esistenza di un vetro infrangibile nell’antica Roma continua a stimolare la nostra immaginazione.
Chissà, forse se Tiberio avesse avuto una mentalità meno timorosa dell’innovazione, oggi potremmo vantare una tradizione millenaria nella produzione di materiali indistruttibili. Invece, per citare un esempio concreto, ci ritroviamo a proteggere i nostri dispositivi con cover ingombranti e pellicole protettive che, diciamocelo, nella maggior parte dei casi sono e restano totalmente inutili!
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Il vitrum flexile, un materiale infrangibile che avrebbe certamente cambiato il destino tecnologico ed economico del mondo
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