Dopo i funerali di Papa Francesco, celebrati a Roma alla presenza di numerosi leader mondiali, il 7 maggio inizierà il Conclave per l’elezione del suo successore. Un momento carico di significati non solo religiosi, ma anche politici e diplomatici.
Alla vigilia del Conclave, la Chiesa deve fare i conti con due casi imbarazzanti. Il cardinale Angelo Becciu, coinvolto nello scandalo finanziario dell’immobile londinese, è stato condannato nel 2023 in primo grado a cinque anni e mezzo di reclusione e ha rinunciato spontaneamente a partecipare all’elezione, come indicato da Francesco.
Diverso il caso di Juan Luis Cipriani Thorne, già sanzionato nel 2018 per accuse di abuso sessuale: nonostante la sua declamata innocenza e il divieto di indossare le insegne cardinalizie, ha sfidato le restrizioni presentandosi in abiti cardinalizi sulla tomba di Franciscus. Tuttavia, essendo ultraottantenne, non avrebbe comunque potuto votare.
133 cardinali, un solo Papa, di cui 108 degli attuali elettori nominati da Papa Francesco. Tra i principali “papabili” emerge Pietro Parolin, 70 anni, Segretario di Stato vaticano. Diplomazia, esperienza internazionale e capacità di dialogo sono i suoi punti di forza, ma pesano su di lui alcune ombre legate agli scandali finanziari interni.
Altri nomi rilevanti sono Matteo Zuppi, presidente della CEI e noto per il suo impegno nella diplomazia umanitaria, e Luis Antonio Tagle, volto dell’espansione cattolica in Asia. Non si esclude infine un Papa africano, come il ghanese Peter Turkson, che rappresenterebbe un segnale forte verso il Sud del mondo.
Il prossimo Papa sarà chiamato a mantenere l’equilibrio fra tradizione e innovazione, affrontando al contempo le grandi sfide della nostra umanità.
La morte di Francesco ha mostrato ancora una volta come il Vaticano sia una piattaforma unica di “soft power”: i funerali sono stati l’occasione per incontri diplomatici informali, come quello tra Trump e Zelensky, dimostrando il ruolo della Santa Sede come spazio neutrale di dialogo globale. La morte supera tutte le barriere, così come è avvenuto.
Storicamente, l’elezione papale ha avuto impatti politici enormi: basti pensare a Giovanni Paolo II nella caduta del comunismo o a Giovanni XXIII durante la Guerra Fredda. Anche questa volta il mondo guarda a Roma, divenuta nuovamente caput mundi, non solo come guida spirituale, ma anche quale protagonista capace di incidere su equilibri internazionali sempre più instabili.
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