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Gli algoritmi applicati dai social media: in che modo le piattaforme ci illudono, determinando chi siamo?

Tu sei lo sterco del mondo nell’illusoria ricerca dell’attenzione riservata alle star – Tyler Durden

Un social network è un semplicissimo sito internet e, in un sito internet, milioni di utenti possono accedere alle pagine pubblicate ed interagire attivamente coi contenuti. L’interazione e, se il sito lo permette, la visibilità delle proprie interazioni è immediata a tutti gli utenti. Ad esempio, qualora steste guardando una foto e mettiate un ‘like’, subito tutti gli utenti collegati in quel momento ricevono una notifica, così come coloro che si connetteranno in futuro potranno prendere visione del ‘mi piace’ che abbiamo lasciato.

Stessa cosa vale per il caricamento di contenuti, messaggi, foto, video e così via. Ciò nonostante, però, qualsiasi materiale siamo disposti a condividere, non è automaticamente visibile a chiunque. La tecnologia ci da la banale impressione che sia così, ma le cose, in realtà, funzionano abbastanza diversamente!

Le ragioni degli algoritmi

Sono diverse le ragioni che si nascondono dietro ad un tale meccanismo. La prima è che se appena un migliaio di persone collegate al social pubblicassero una foto, in pochi secondi ci ritroveremmo, nella nostra linea del tempo, un migliaio di contenuti ancora da visualizzare: cosa accadrebbe se quegli stessi contenuti diverrebbero decine di migliaia? La nostra ‘Home’ sarebbe intasata. Ma perché questo non si verifica? Ebbene perché entrano in gioco gli algoritmi o, in alternativa, l’odiatamatissima IA moderna.

In base alla nostra posizione geografica, al tipo di contenuto e alla conformazione del nostro profilo personale, viene fatta un’analisi di quanto ciò che pubblichiamo sia “degno” di essere visualizzato da altri utenti e, cosa ancor più importante, da quale tipologia di utenti. Pertanto, se dovessimo pubblicare un contenuto che fa riferimento ad una categoria o ad un evento di poco interesse, esso verrebbe destinato ad una ristretta cerchia di persone che possiedono un profilo molto simile al nostro. Affine.

Più paghi, più ottieni!

Ad esempio, se l’IA ha rilevato, scansionando la nostra biografia personale, quella abbiamo affisso sulla nostra bacheca e ha letto, per esempio, “impiegato | 1500 € salario stimato | Auto Fiat Panda | Sposato | 2 Figli | Laurea in Diritto Privato | Luoghi villeggiatura Ostia | Cibo preferito Carbonara | Classe sociale Media“, indovinate un po’ cosa apparirà nella nostra home?  Non importa quanto brillanti ci dimostriamo nel diffondere qualcosa o nel lasciare un commento, perché, tanto, ciò che condividiamo non lo visualizzerà mai alcun utente che abbia un ‘livello di profilo’ più ‘elevato’ del nostro!

Serviamo, nulla di più. Non conta quanto ci sforziamo di farci notare. Anzi, se volessimo raggiungere un più ampio bacino di utenza, diventare virali, ottenere pubblicità per il nostro lavoro, se vogliamo diventare influencer, non dovremmo far altro che pagare! Solo così l’algoritmo destinerà qualche nostro contenuto a qualcuno in più all’infuori del nostro solito circolo di utenza. Possiamo buttarci quanti soldi vogliamo, e chissà, magari qualcosa cambierà pure. Ma ricordate, non è fondamentale quanto ci spendiamo, ma che livello di profilo riusciamo a mantenere!!!

Se siete curiosi di leggere le precedenti rubriche di “Tra Le Righe”, potete recuperarle cliccando -> QUI <-

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Fabrizio Ranzani

Professionista del settore ITC nell'area ricerca e sviluppo, con oltre trent'anni di esperienza, Fabrizio Ranzani è ricercatore indipendente sui temi di logica formale, pensiero critico, didattica, antropologia, psicologia, neuroscienze, intelligenza e comunicazione umane e artificiali, ha scritto due libri sul tema della logica e del pensiero critico. Nel 2008 è rientrato nella lista dei cavalieri del lavoro sotto ai 35 anni nella prima edizione del concorso. La sua esperienza professionale si svolge fra l'Italia e il Brasile, la sua passione è insegnare e divulgare i fondamenti della logica e del pensiero critico.

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