Con lui è un tira e molla eterno. Nei periodi “off” ti riprendi, viaggi, respiri. Poi torni e… niente. Zero domande, zero curiosità. Non nota il tuo sorriso nelle foto, non chiede del viaggio che ti ha rimessa al mondo. Non è timidezza, non è riservatezza. È la scelta di non vedere chi sei davvero.
Chiedere significherebbe spostare il faro su di te, riconoscere che hai un mondo autonomo e non addomesticabile. Per chi vive di conferme, è intollerabile. Ecco perché il narcisista non fa domande: tenere spento il dialogo su di te gli consente di restare al centro, mentre tu, per colmare il vuoto, finisci per corrergli incontro.
Le domande aprono varchi imprevedibili: potresti uscire dal ruolo che ti ha cucito addosso: quella che “senza di lui non sta in piedi”. Se mostri una indipendenza interiore, il suo copione salta e da figurante, ti ritrovi protagonista. E quindi, tace.
All’inizio, invece, sembrava curioso. Ti tempestava di attenzioni e domande. Ma non era interesse: era un inventario emotivo. Ti stava schedando per capire come legarti e per sembrare perfetto per te. Quante o quanti hanno detto: “Ho trovato la mia anima gemella”, “Ci dobbiamo essere già conosciuti in una precedente vita”. Capita solo perché lui o lei raccoglie le informazioni e si conforma ad esse. Ma finita la raccolta dati, cala il sipario sulla curiosità.
Accorgerti che non ti chiede nulla è un segnale chiaro: non c’è reciprocità. Da qui parte la svolta. Smetti di giustificarlo (“è fatto così”) e inizi a chiederti: “Ma in questa storia, che ruolo ho, dove sono? Chi sono veramente?”
Il suo silenzio, che prima ti svuotava, diventa palestra. Impari a non mendicare attenzione, a difendere confini, a riconoscere i trucchi. E quando torni al centro della tua storia, scopri la cosa più importante: non ti serve più un faro esterno per brillare. La tua luce basta. È qui che la tua rinascita incontra l’invincibilità: scegli chi resta, lasci andare chi ti spegne. E non tornare più indietro.
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