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“La ninnananna degli alberi”: cosa è accaduto alla gemella scomparsa nel thriller di Alice Bassoli?

Valeria e Isabella sono abituate: sono anni, ormai, che le due gemelle vengono mandate a Cadelbove per le vacanze estive, dalla zia Adele – bravissima donna – e da quello squinternato del marito Alfonso. Sempre frustrato, sempre antipatico. Ma loro non se ne crucciano, hanno creato una vita estiva che tutto sommato è piuttosto piena. Il loro gruppo di amici, non troppo vasto, è però unito: i giorni, quando ci si diverte, trascorrono in fretta. Ci sono Lorenzo, Monica – con la quale, a ragion del vero, sono un po’ ai ferri corti –, Alberto. Ma cosa fanno dei diciassettenni quando le lunghe giornate estive diventano pure noiose? E che fascino hanno le case abbandonate? Nel thriller di Alice Bassoli, “La ninnananna degli alberi”, mille domande.

“La ninnananna degli alberi” aleggia su una casa abbandonata

A confinare con la casa della zia Adele, per esempio, ce n’è una che è disabitata da molto tempo: che fascino avvolge le dimore dove il tempo sembra si sia fermato, dove gli ambienti hanno l’odore dell’abbandono e del ricordo? È anche, a fare da padrona, la fascinazione che si prova per le cose che sembrano un poco incerte, forse a tratti pericolose.

Ma torniamo a noi, e a quella sera. Quella maledetta sera. Un giorno di luglio, apparentemente normale, Valeria non torna a casa della zia. E a dispetto degli inquirenti, che alla sorella dicono che è normale, che talvolta i giovani lo fanno, che tornerà. Ma lei non torna. È il 1998.

Un salto nel 2018, tra scheletri e traumi: la ninnananna degli alberi non è così confortante

Siamo nel 2018 e Isabella è un’adulta. Con una figlia, Emma, e un matrimonio fallito alle spalle. Ma non sta bene, è alcolizzata, più fuori di un portico: lei stessa lo dice, è una persona malata, resa morta dentro dalla scomparsa di Valeria che non ha mai saputo affrontare – ammesso e non concesso che si possa affrontare una cosa simile. Beve molto e alla figlia Emma tocca sempre occuparsi di lei quando, inerme, finisce per terra priva di sensi. Insomma, uno spettro della ragazzina gioiosa che era fino a quel luglio 1998.

Ah, e soprattutto non è mai tornata a Cadelbove, dove tutto ebbe inizio – e fine, per dirla tutta. Fino a questo momento, perlomeno, quando la zia Adele muore e le lascia la casa. Quella casa dove tutto le ricorda le vacanze con la gemella, le sue risate, i giochi, i divertimenti e… il cupo e triste vuoto della sua assenza.

La prima cosa che fa, giunta lì, è proprio attaccarsi al collo di una bottiglia di vodka. E così la trova Lorenzo, suo vecchio amico e ora appuntato della cittadina. E da qui si parte, perché il 2018 (con l’inizio del 2019) sarà l’anno della svolta, quello in cui Isabella potrà avere delle risposte. E che male scontrarsi con la realtà.

Una spirale di male, che si nasconde dove meno ce lo si aspetta

Il male, si sa, si annida anche nei sorrisi che sembrano più ingenui. Si nasconde anche dietro buone maniere. Nelle parole più dolci. In questo caso, tuttavia, c’è da dire che, anche se sembra scontato, la malvagità fa radici anche nelle persone dove sembra che un cuore non ci sia per davvero. Del resto, certe volte le cose semplici sono quelle corrette, le piste che appaiono chiare, assolutamente  prevedibili e banali sono quelle giuste. E chi non sembra empatico e gentile, ahimè, forse proprio non lo è.

Un libro pieno di colpi di scena e di rivelazioni

La ninnananna degli alberi è un libro che non si può chiudere finché non si arriva alla fine. Che spaventa, pure, e che dà vita a un brivido nella schiena che non si quieta fino alla parola fine. In esso, tutte le paure: la scomparsa di una persona cara – che immagino sia una paura per tutti noi –, la malvagità, il sadismo e l’arroganza di cui sono capaci alcuni individui, i segreti che si celano per anni e anni dietro eventi traumatici. E la caduta, quella di Isabella, che fa pensare a quanto possa sanguinare un cuore rotto.

Assolutamente da leggere. Bello. Non troppo lungo – ultimamente, è pieno il mondo di libri che allungano il brodo più del dovuto. L’autrice è bravissima nel gestire i salti temporali e fa un’analisi dell’animo umano accurato e senza dolcificante. È mortificante vedere Isabella toccare il fondo in quel modo, pensare che un essere umano possa ridursi a un sacco vuoto senz’anima. Eppure… sfido chiunque ad affrontare qualcosa di simile rimanendo integri. Rimanendo sani di testa.

Però c’è anche il sapore dolce della rinascita, perché talvolta serve solo mettere un punto a qualcosa – seppur in maniera dolorosa – per poter andare avanti. Andare oltre. Liberarsi dei macigni.

8 – forse persino 9 – su 10. Approvatissima!

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Federica Cabras

Giornalista pubblicista, editor e scrittrice, ha in tasca una laurea in Lettere e un master in Criminologia. Ha pubblicato sette libri, spaziando dall'horror al romance, e lavora nel campo del giornalismo da dieci anni. Tra le sue pubblicazioni, "I segreti di una culla vuota" e "Chi me lo ha fatto fare".

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