Che di Ornella Vanoni ce ne fosse soltanto una lo sapevamo già, eppure lei non smette di ricordarcelo ogni giorno. Con la sua spiccata auto-ironia, un’arguzia invidiabile e una consapevolezza che ben pochi artisti possono permettersi di vantare, una delle interpreti di musica leggera più longeve e riconoscibili del panorama discografico nostrano si conferma quotidianamente un’artista dalle infinite sfaccettature, una donna in grado di ergersi a modello di generazioni distanti tra loro e un personaggio che, con la sua grande sensibilità, non smette di sorprendere.
Ed è questa sua peculiarità che oggi, nel giorno del suo compleanno, vogliamo omaggiare. Ma cos’è che la rende così unica? Per comprenderlo, forse, sarebbe opportuno fare un piccolo salto indietro nel tempo, un ritorno, seppur metaforico, alla Milano degli anni ’50 e ’60.
Dopo un percorso di studi all’estero, Ornella fa il suo rientro in Italia e si diploma alla scuola del Piccolo Teatro sotto la guida di Giorgio Strehler. Insomma, fa il suo debutto sulle scene in qualità di attrice e questo le consente di apportare al canto quell’intonazione teatrale, quell’attenzione alla parola e l’accuratezza nel gesto che faranno del suo timbro e della sua cifra stilistica una delle più poliedriche e sui generis dell’industria. In altre parole, non nasce come una “semplice” cantante, bensì come interprete, il che le conferisce indubbiamente una “marcia” in più!
A tal proposito, nel corso degli anni la sua voce è stata definita spesso “soffice”, ma al tempo stesso “graffiante”, una qualità che la ha permesso di “sacrificare” a volte la perfezione tecnica, la stessa che in tanti ricercano ad ogni costo pur non raggiungendola mai, in virtù di quella emotiva. Non a caso, sin dalle sue prime esibizioni sulle note dei brani della tradizione milanese, si percepisce quella tensione narrativa che trasforma ogni canzone in un piccolo racconto teatrale in cui l’ascoltatore può immergersi totalmente.
E chissà, magari è proprio per questo che la popolarità non tarda ad arrivare per lei. Sebbene le sue scelte siano state considerate coraggiose e rischiose, da molti ritenute addirittura scandalose, Ornella ha trasposto in musica, perlomeno agli inizi della sua lunga e proficua carriera, storie di ladri, prostitute e piccoli delinquenti, argomenti che all’epoca venivano considerati piuttosto marginali, conferendo loro dignità poetica grazie a quel tocco di empatia e ad una buona dose di realismo che l’hanno sempre contraddistinta.
La sua carriera, però, non si ferma al cabaret d’autore. Anzi, dagli anni Sessanta in poi, non ha mai smesso di reinventarsi. Tra le innumerevoli avventure nelle quali decide di imbarcarsi, infatti, non si può di certo non nominare il suo ingresso nel circuito dei festival, la collaborazione con arrangiatori e musicisti d’avanguardia, la sperimentazione in generi per lei ancora inesplorati pur non perdendo mai di vista la propria identità stilistica e artistica.
La sua voce, d’altronde, ha un timbro inconfondibile, venato di malinconia ma capace di improvvisi slanci di leggerezza. Ciascun brano da lei interpretato pare essere filtrato attraverso una sensibilità personale, intima, quasi carnale, la quale conferisce all’intera performance una sensazione di autenticità che in pochi non riescono a raggiungere. Non è mai fredda, mai distaccata: è sempre immersa nel vissuto. E questo vissuto, con i suoi amori, i suoi dolori, le sue ironie, è entrato a far parte di quel mito che oggigiorno è Vanoni.
Ciò che più colpisce, inoltre, è la sua continua volontà nel ricercare il dialogo con le nuove generazioni, senza filtri né misure, mettendo se stessa, la propria voce e la propria esperienza al servizio di chiunque abbia voglia di ascoltare quello che ha da raccontarci. Tale apertura testimonia la sua intelligenza artistica, il rifiuto di volersi fossilizzare nell’immagine canonica di “signora della musica” e la propensione ad accettare un cambiamento che solitamente spaventa.
Tra riflessioni disarmanti e battute spiazzanti, pillole di saggezza e considerazioni cariche di ironia, Ornella rimane attuale. Apparterà pure al passato, come dicono in molti, ma lei continua a parlare al presente, non avendo alcun timore del tempo che passa. In una delle sue recenti dichiarazioni, ad esempio, ha ribadito che:
Per me la morte è vicina, è facile pensarci. […] Non voglio morire troppo tardi, troppo vecchia, non voglio. Io voglio vivere finché io do alla vita qualcosa e la vita dà qualcosa a me
Che dire, un’affermazione che è conferma, ancora una volta, dell’immediatezza e della sincerità di chi, da quella vita, ha appreso sicuramente qualcosa e alla quale ha regalato, senza alcun dubbio, molto di più. Buon compleanno Ornella!
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