Sacra Sindone, un eterno dialogo tra fede e ragione: se la Chiesa ne ha bisogno, quanto è fragile la sua presa sui fedeli?

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Sacra Sindone

Tra le innumerevoli ricorrenze che colorano il cosiddetto calendario della devozione cristiana, quella del 15 settembre è senza ombra di dubbio una di quelle che, nel corso del tempo, ha acquisito un valore sempre più particolare. Se da un lato, infatti, tale data coincide con la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Addolorata (in ricordo, per l’appunto, dei dolori patiti da Maria), dall’altro, essa richiama alla mente un lontano 15 settembre del 1578, giorno in cui la Sacra Sindone fu spostata da Chambéry (nelle Alpi) a Torino dalla casata dei Savoia trovando, di conseguenza, la sua sede permanente nella città sabauda.

Ma perché questo manufatto viene considerato di inestimabile importanza ancora oggi? In che modo, al di là delle ben più ovvie motivazioni legate alla fede dei credenti, riesce tutt’ora ad esercitare un inspiegabile fascino su un numero sempre maggiore di persone? Chissà, forse aveva ragione Papa Giovanni Paolo II quando, all’interno della sua “Ostensione” del 1998, affermò che:

La Sindone è provocazione all’intelligenza. Esige, non solo la fede, ma anche lo sforzo di comprendere meglio che cosa essa rappresenti

Il valore storico della Sacra Sindone e i recenti studi: ha realmente avvolto il corpo di Cristo?

Non a caso, la storia del famoso lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo di Cristo subito dopo la crocifissione si intreccia con l’evolversi nei secoli della Chiesa stessa e delle sue narrazioni. Si tratta di uno degli oggetti più enigmatici e discussi della cristianità, in continua oscillazione tra scienza e religione, devozione e scetticismo. Numerose dispute accademiche, analisi radiocarboniche e studi scientifici, gli ultimi risalenti a non più di alcuni mesi fa, hanno messo in discussione la sua autenticità, pur non riuscendo mai a spegnere l’interesse che suscita.

D’altronde, come può non catturare l’attenzione un capo di lino, lungo oltre quattro metri, che reca impressa la misteriosa immagine di un uomo crocifisso, il quale, perlomeno secondo chi della stabilità della Chiesa contemporanea ne ha un disperato bisogno e per buona pace dei milioni di credenti sparsi in tutto il mondo, corrisponderebbe al venerato e martirizzato Messia del Cristianesimo? Sarebbe bellissimo poter affermare con assoluta certezza che le macchie presenti sul velo siano realmente quelle del sangue di Cristo, eppure più di qualcuno ha legittimamente sollevato dei dubbi a riguardo.

La storia e le ipotesi di “falso storico”

Come in molti sapranno, la Sindone appare documentata per la prima volta in Francia durante l’epoca medievale, più precisamente a Lirey. Successivamente, si sposterà tra le Alpi, a Chambéry, per poi giungere definitivamente a Torino nel 1578. Nel corso di questo lungo periodo (che l’ha vista sfuggire ad analisi, diatribe, incendi ed attacchi), Papi, Re, scienziati e pensatori l’hanno osservata, studiata, venerata, senza che nessuno sia mai stato in grado di formulare una tesi capace di riscuotere un consenso universale o di fornire una spiegazione univoca circa le sue origini. E chissà, forse è proprio questo che la rende uno dei manufatti storici più “magnetici” dell’era dell’uomo.

Alcuni la datano al Medioevo, sulla base delle fonti storiche che abbiano a disposizione, altri ipotizzano che l’immagine non possa essere frutto di un processo umano conosciuto e altri ancora sostengono che quel volto sfocato, dolente e solenne non sia altro che una riproduzione artificiale ad opera dell’uomo. Nei mesi scorsi, ad esempio, Cícero Moraes, i cui studi sono stati pubblicati su Archaeometry, ha riacceso il dibattito sulla Sindone suggerendo che l’immagine impressa sul telo potrebbe essere stata creata tramite un bassorilievo, ricostruito con un software 3D open source e grazie all’aiuto dell’IA. Un’ipotesi che, neanche a dirlo, ha riscontrato un notevole impatto mediatico.

Tuttavia, quest’esperimento digitale, per quanto suggestivo, apparirebbe come una risoluzione semplicistica all’enigma. Stando a quanto riferiscono svariati “esperti”, la Sindone non può essere trattata come un qualsiasi artefatto medievale da ricostruire attraverso processi informatici e algoritmi, essendo un oggetto stratificato che unisce aspetti materiali e immateriali, storici e spirituali, e che per questa complessità sfugge a quanti cercherebbero “scorciatoie” visive e immanenti.

Fede e ragione, un dibattito che rimane aperto

Per di più, ed è inutile negarlo, quest’ultima si installa senza troppe difficoltà al centro del dibattito millenario tra fede e ragione. Chi vi vede la prova della resurrezione rischia di forzare il suo significato mentre chi la liquida come una contraffazione medievale ignora la forza spirituale che esercita. Ma davvero il fedele ha bisogno che la scienza dimostri l’autenticità del telo per vedere in esso un’icona del Vangelo? O la Chiesa odierna di una “prova materiale” per rimanere vitale, evitare di indebolirsi e continuare a far presa sulla comunità religiosa?

Inoltre, cosa accadrebbe se le nuove analisi scientifiche dimostrassero in modo definitivo che la Sindone è un raffinato manufatto medievale? Non ci vuole molto per comprendere che, in un contesto già fortemente segnato dallo scetticismo nei confronti dell’intero apparato ecclesiastico e dal bisogno disperato di prove tangibili, gran parte della narrazione alla quale siamo abituati verrebbe meno. Ma, in fondo, se la fede cristiana si fonda sulla resurrezione, che necessità hanno di un lenzuolo coloro che ci credono realmente?

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Classe 1996, studente laureando in “Lingue, Culture, Letterature e Traduzione” presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’. Appassionato di scrittura, danza, cinema, libri, attualità, politica, costume, società e molto altro, nel corso degli anni ha collaborato con diversi siti d'informazione e testate giornalistiche (cartacee e digitali), tra cui Metropolitan Magazine, M Social Magazine, Spyit.it, Art&Glamour Magazine ed EVA3000. Ha scritto alcuni articoli per la testata giornalistica cartacea ORA Settimanale. Ha curato progetti in qualità di addetto stampa, ultimo dei quali "L'Amore Dietro Ogni Cosa" (NewMusic Group, 2022). Attualmente, è redattore presso la testata giornalistica Vanity Class e caporedattore per L'Opinione.

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