Per giorni il mondo ha aspettato, in trepidante attesa, il successore di Papa Francesco o, come ci ha tenuto a precisare più di qualcuno, di Pietro. Molte sono state le ipotesi e altrettante le smentite. E così, dopo due fumate nere, con il Cardinale nostrano Pietro Parolin che veniva ormai dato per certo, ecco che contro ogni pronostico il porporato Robert Francis Prevost, direttamente da oltre oceano, si affaccia dalla Loggia delle Benedizioni nelle vesti di Nuovo Pontefice e, commosso e sorridente, alza le mani al cielo salutando la folla di fedele con un pacato, ma marcato: “La Pace sia con voi!“
Per voi sono Vescovo, con voi sono cristiano – Agostino di Ipponia, Discorso 34
Sarà lui, per gli anni a venire, a ricoprire il soglio pontificio e lo farà con il nome di Leone XIV, guidando la Chiesa verso un cammino che, almeno per il momento, resta ancora inedito.
Nato a Chicago, ma con origini italiane, francesi e spagnole, il neo-Papa Leone XIV ha un passato da missionario e nel corso del tempo ha ricoperto svariate cariche, alcune tra le più importanti, all’interno della gerarchia ecclesiastica. Tuttavia, ad aver attirato maggiormente l’attenzione sono stati i suoi natali di Chicago, dunque la sua “americanità” (d’altronde, rimane pur sempre il primo Papa ‘Made in USA’) e la presunta vicinanza al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Della serie, tutti ad attendere il Vescovo di Roma, ma questi non fa in tempo ad avviare il suo magistero che le ‘bocche fameliche’ ne hanno già divorato l’immagine. Cosa possiamo aspettarci davvero da lui?
Chissà, forse è ancora presto per dirlo con chiarezza. Quel che è certo, però, è che il suo ‘discorso d’esordio’, chiamiamolo in questo modo, improntato alla pace, con una dedica al suo amato Perù in spagnolo ed il ringraziamento a Bergoglio, sono particolari che, magari, faremmo bene a non lasciar passare in sordina.
Speculazioni a parte, già dal nome potremmo intuire la tipologia di percorso che potrà far intraprendere alla comunità cattolica. Che quello di Leone XIV sia un probabile riferimento a Leone XIII (Gioacchino Pecci)? Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha riferito che vi è un chiaro “riferimento alla Rerum Novarum di Papa Pecci“, di conseguenza alla dottrina sociale della Chiesa e ai lavoratori.
Qui, però, sorge spontaneo un altro quesito: Leone XIII è stato un Pontefice pre-conciliare, che ciò possa significare, come temono in tanti, procedere a passi indietro? Eppure, non risulta che altri Papi che abbiano assunto il nome dei precedenti hanno forse rinnegato il Concilio Ecumenico Vaticano II. Basti pensare a Roncalli, Giovanni XXIII, che ha aperto il Concilio stesso, oppure a Paolo VI che lo ha concluso. Pertanto, tale ipotesi è da ritenere non valida.
Ci sarà una continuità con Francesco I? Impossibile a dirsi, d’altronde è pure saggio mantenere il silenzio sulle probabilità di questo pontificato, sebbene si parli già di ombre del passato, di abusi, di copertura di alcuni preti al centro di scandali di abusi su minori e chi più ne ha, più ne metta, nemmeno se la Santa Inquisizione fosse un tribunale ancora in esercizio!
Comunque, ci sono domande che rimangono legittime ma a cui, per adesso, non possiamo dare una risposta. La formazione agostiniana di Prevost lascia intravedere il messaggio d’amore del Vescovo di Ipponia. Dopotutto, Agostino era un uomo che meditava e che credeva fermamente all’illuminazione divina che discende sull’uomo, convinto che nella natura tutto abbia qualcosa di buono. Suddetti presupposti agostiniani sono estremamente importanti dal momento che la natura divina interpella alla Pace. E perché no, magari non è un caso che Leone XIV abbia più volte ribadito la necessità del dialogo e di creare ponti per raggiungere la pace, termine che, tra le altre cose, ha ripetuto per ben 11 volte!
Per ora, quindi, non ci resta altro da fare che formulare i nostri migliori auguri al Vescovo capitolino, nella speranza che tutti i muri che Francesco stava demolendo cadano definitivamente perché, come ci ha tenuto a ricordare il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
Sono certo che la lunga esperienza nel sud del mondo che Vostra Santità ha maturato anche in veste di missionario manterrà acceso quel faro verso i più deboli e dimenticati che Papa Francesco aveva voluto illuminare
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