Buongiorno e bentrovati! Eccoci qui al secondo appuntamento della mia rubrica per LOpinione.com, “Senti chi parla“. Spero che la prima intervista vi sia piaciuta (nel caso ve la foste persa, potete recuperarla cliccando QUI), perché continuerò a intrattenervi nel fantastico mondo delle voci attraverso interviste, articoli e curiosità sempre più appassionanti. Ciò detto, siete pronti a conoscere il secondo ospite?
Ebbene, mettetevi comodi perché lui, oltre ad essere un bravissimo doppiatore, è anche tra i più giovani e talentuosi direttori del doppiaggio. Ha diretto l’edizione italiana di serie molto amate come Heartstopper, Resident Evil-la serie, Edens Zero, Tekken Bloodline e tante altre. Attore di teatro e persino protagonista di musical, in altre parole, un artista a tutto tondo. Avete capito di chi sto parlando? Lui è Simone Marzola, classe 1984 e fiorentino d’origine, che ha iniziato la sua attività di attore-doppiatore nel 2003.
Curiosi di sapere di che cosa ci parlerà oggi? Allora non dovete far altro che continuare con la lettura dell’articolo. Buon proseguimento!
Grazie a te per avermi incluso in questa tua nuova avventura, sono onorato e felice.
Mai!!! Infatti mi riduco sempre all’ultimo a scegliere le mete dove andare, con odio profondo della persona che mi sta accanto.
Alla recitazione mi sono avvicinato in un modo molto banale. I miei amici delle elementari facevano i classici corsi di teatro pomeridiani e io mi sono accodato per stare insieme a loro. Solo che su di me quel gioco è stato come un colpo di fulmine che mi ha colpito in pieno petto, facendomi innamorare del teatro. Da più adulto sono stato a lungo negli Stati Uniti per lavoro e li mi sono innamorato del musical, quindi al mio ritorno mi sono rinchiuso in un’accademia per cercare di imparare tutto quello che non sapevo fare. Invece, del doppiaggio mi sono innamorato guardando fino allo sfinimento i classici Disney. Quelle voci mi affascinavano, ‘Il Genio di Aladdin’, ad esempio, è stata la mia epifania: quel mondo di voci nascoste mi era entrato nella mente.
Affermarsi è un termine che trovo sempre strano nel mondo del teatro e del doppiaggio. Io faccio quello che faccio perché mi piace, mi diverte, mi fa vibrare e mi da mille emozioni diverse. Poi ci sono quelli che lo fanno per affermare se stessi e il loro status. Due modi totalmente diversi ma ugualmente rispettabili. Devo dire che nel mio percorso sono sempre stato molto fortunato e mai scoraggiato. Non ho ricordo di persone ostili, anzi, tutte le persone che ho incontrato e incrociato si sono sempre rivelate propositive nei miei confronti.
Non è stato assolutamente così all’inizio. Ricordo commenti continui sulla giovane età (ma solo in questo paese si può pensare che uno sopra i 30 anni sia lavorativamente giovane) e come alcuni mi guardavano con comprensibile diffidenza. La cosa che più mi fa piacere è che le persone che più stimo artisticamente, sono quelle che si sono ricredute più in fretta e che hanno aspettato di vedere cosa sapessi fare e se lo sapessi fare. Ci sono un paio di persone che ancora parlano e commentano, ma sono le stesse che poi con me non hanno scambiato neanche due parole o mezzo turno. Non parlano con me, ma parlano molto di me! [Me lo ha confermato tu che potevo dirti tutto quello che pensavo, senza mezzi termini!](ride)
Guardo attentamente tutto il prodotto che mi viene assegnato, cerco di capire quale chiave recitativa utilizzare, quali sono i messaggi che il regista ha voluto maggiormente portare nella sua opera, che tipologie di attori ha voluto coinvolgere per poi ricercare quelle caratteristiche nei doppiatori da coinvolgere nella versione italiana. Ho quasi un piacere fisico nel nel cercare di riportare in italiano determinati suoni, determinate atmosfere, precisi “volumi”. Insomma, mi piace tanto e cerco di portare questo “entusiasmo” anche in sala. O perlomeno, spero di riuscirci nonostante per il risultato effettivo dovete chiedere a chi sta davanti al microfono!
Per quel che mi riguarda, raramente giudico i doppiaggi, un gioco che, purtroppo, è molto amato da alcuni. Anzi, mi entusiasma vedere doppiaggi fatti bene (l’ultimo film che mi ha fatto davvero battere il cuore per il suo doppiaggio è stato “Estranei”) e cerco di non muovere mai critiche inutili sapendo quanto sia difficile arrivare al risultato. Posso dirti quello che piace a me: amo i doppiaggi poco impostati, quelli talmente intensi da dover lasciare una battuta sporca perché la sua intensità era più forte della sua parte tecnica. Amo i doppiaggi che rispettano gli attori originali e mi piacciono quelli dove chi sta davanti al microfono ha dei pensieri e degli obiettivi, e non dei suoni.
Credo che lo sappiano anche i muri: la serie che porto e credo porterò sempre nel cuore è “Heartstopper”,una serie inglese di Netflix che affronta tematiche importantissime con una semplicità e verità disarmante. Tutte le volte che entro in sala con quella serie è un’immersione totale in emozioni talmente intense che davvero è difficilmente spiegabile a parole.
Quando ho visto la serie, ovviamente prima della sua uscita, avevo capito immediatamente l’importanza dei “ciao” detti dai due protagonisti. Credo che Matteo e Sebastiano, per colpa mia, abbiano fatto una cinquantina di incisioni solamente di “ciao”, perchè volevo che ogni ciao avesse un significato e un suono diverso. In un turno, invece, il personaggio di Charlie dice una battuta mentre Nick lo alza di peso e non ero mai soddisfatto del risultato sonoro della battuta. La soluzione è stata quella di entrare in sala e sollevare letteralmente di peso Sebastiano (il doppiatore di Charlie) mentre diceva la battuta incriminata.
Il sassolino che mi devo togliere riguarda una serie dove tu eri il protagonista: “Bastard”, un anime di Netflix che ho diretto qualche anno fa. Mi ferì moltissimo una persona che lavora per un sito specializzato che mise in dubbio la nostra etica professionale, parlando di cifre al ribasso, di non libertà di scelta nel cast, asserendo anche che era stato scelto un cast alle prime armi. Beh, in quel cast c’eri tu come protagonista, che lavoravi già da vent’anni, e riguardando le distribuzioni ho visto che non c’era nessuno alla prima esperienza, nemmeno nei ruoli minori. Probabilmente questa persona era stata male informata, non posso credere che cercasse crediti verso qualcuno, denigrando il nostro lavoro. La rivincita ce la siamo presa un mese dopo, quando abbiamo vinto come miglior doppiaggio dell’anno per una serie animata. Era un sassolino piccolo da togliere, ma andava fatto!
Ne ho realizzati tanti e credo che sarei ingrato verso la vita se pensassi di essere in credito di sogni. Ma se proprio dovessi sceglierne uno, devo ammettere che ci sono un paio di musical che vorrei fossero realizzati in Italia e nei quali mi piacerebbe recitare.
Tu mi conosci, tendo ad aprirmi pochissimo con le persone del nostro ambiente. Penso però di essere una persona solare, appassionata, con uno sguardo fiducioso negli altri. E poi mi piace ridere, non a caso io e te ci facciamo sempre un miliardo di risate quando ci vediamo. Nel mio lavoro di me penso ci sia tanto, casini compresi.
Ringrazio davvero tanto Simone Marzola per la sua gentilezza e disponibilità, ma soprattutto per quella sua sincerità che da sempre lo contraddistingue! Vi invito come sempre a commentare e vi do appuntamento alla prossima “chicca” dal mondo del doppiaggio. A prestissimo!
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