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“La casa delle voci” di Donato Carrisi: il maestro del thriller non ne sbaglia una

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I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono – Stephen King

Pietro Gerber è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Sì, lui con l’ipnosi è capace di portarli in un’altra dimensione, nei meandri della loro psiche, tra ricordi e certezze. È uno psicologo infantile, lo psicologo infantile – il migliore di tutta Firenze –, e spesso i casi gli vengono affidati direttamente dal Tribunale. Ma questa volta è diverso.

Un giorno apparentemente normale, riceve una chiamata dall’Australia. La Walker, una collega, gli sta mandando una paziente. È necessario che Pietro Gerber la aiuti a ricordare, che la aiuti a capire. Ma Hanna Hall, data in adozione a una famiglia australiana a circa dieci anni ma vissuta prima in Italia, non è una bambina, anche se Gerber deve scavare nella sua infanzia per trovare le risposte. Hanna Hall è una trentenne con un passato, ehm, bizzarro? Sì, ai limiti dell’incredibile. Ma c’è un nodo ancor più pazzesco da chiarire. Hanna Hall si ricorda un omicidio, l’assassinio di un bambino… ma è stata lei o era solo una spettatrice?

Ne La casa delle voci di Carrisi, tutta la suspense di un thriller che lascia il segno.

La casa delle voci: trame e risvolti

Sin da subito, si vede che Hanna Hall non ha tutti i giovedì – ma c’è un dubbio anche sugli altri giorni della settimana. Non fa altro che fumare, si comporta in modo stravagante, sa cose del passato, presente e futuro di Pietro Gerber che nemmeno lui ha metabolizzato. Parla della casa delle voci, dove viveva con i suoi ma che cambiava continuamente, a ogni spostamento, del suo nome che non era mai lo stesso, di regole bizzarre (come non fidarsi mai degli “estranei” ma solo di mamma e papà) e di altre stranezze. Tra queste, racconta di una cassa di legno con un bambino morto che i genitori si portavano dietro in ogni trasferta. Ado. L’uomo, d’altra parte, la teme e ne è affascinato insieme: il confine psicologo/paziente viene ben presto sorpassato. Un tocco di mano, uno sguardo in più, un pensiero che diventa ossessivo: Pietro, sposato con un figlio piccolo, sa che dovrebbe interrompere le sedute. Del resto, manca la giusta obiettività. La distanza. Il limite. Ma…

Il fascino delle cose da scoprire, dei nodi irrisolti

Ma non lo fa. C’è qualcosa in quella donna che lo manda al manicomio – e proprio da qui si riparte per sciogliere i nodi. No, non sembra attrazione sessuale, ma più… bisogno? Più scopre, più vuole sapere. Hanna nell’ipnosi si lascia andare, mostra ogni angolo dei suoi primi dieci anni. Parla e parla e parla e nel suo racconto, intriso di verità, si scopre che l’amore ha molte forme, anche quando non è sano. Anche quando le regole sono incomprensibili. Anche quando, tutto sommato, è sbagliato. Ma come sono legati Pietro e la trentenne? Qual è il filo che li unisce?

Un finale mozzafiato

Donato Carrisi si riconferma maestro del thriller. Mette nero su bianco una storia che è sin dall’inizio zeppa di colpi di scena non scontati. E nemmeno viene mai da dire che siano esagerati, eh, o “troppi”. Ogni tassello alla fine, ma solo alla fine, torna magicamente al proprio posto. La psiche umana è un universo, dicono, ma Carrisi la conosce e ci gioca. Un thriller psicologico, La casa delle voci, che rapisce il lettore pagina dopo pagina. Fatto dopo fatto. Scoperta dopo scoperta. Fino alla fine, inimmaginabile.

Un the end che ti fa dire: ah, ecco perché.

Bello, ricco, mai banale.

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Giornalista pubblicista, editor e scrittrice, ha in tasca una laurea in Lettere e un master in Criminologia. Ha pubblicato sette libri, spaziando dall'horror al romance, e lavora nel campo del giornalismo da dieci anni. Tra le sue pubblicazioni, "I segreti di una culla vuota" e "Chi me lo ha fatto fare".

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