“Ho sentito parlare della cosiddetta “personalità Nemesi” in relazione ai narcisisti, ma non riesco a capire cosa significhi davvero – mi scrive in privato Samantha – Tu sai come si comporta una Nemesi con un narcisista? Come arriva a esserlo?” La domanda è particolarmente profonda e significativa.
Chi segue questa rubrica avrà capito che si tratta di riflessioni su storie vere, vissute. Nessuna teoria enciclopedica, nessuno studio accademico. Solo vita che capita. Relazioni tossiche che avvelenano l’anima. Quindi la risposta è sì, so come si comporta o per lo meno cosa significa.
Il mito di Nemesi e il suo legame con il narcisismo
La parola Nemesi nasce proprio dal mito di Nemesi: è la portatrice dello specchio su cui Narciso teme di gettare lo sguardo. È colei che, per un attimo, lo costringe a osservare la sua bruttezza interiore, a percepire quel vuoto che ha sempre cercato di nascondere dietro la sua maschera. Questo lo destabilizza, lo induce alla fuga, lo porta a tentare con ogni mezzo di annientare lo specchio che lo riflette.
Personalità Nemesi: un viaggio di trasformazione interiore
Nemesi non è una donna che punisce il narcisista o che ha come obiettivo di cambiare o guarire il narcisista. Una donna che raggiunge la personalità Nemesi ha un solo compito finalmente ben chiaro: salvare se stessa.
Essere una Nemesi significa incarnare un sano narcisismo, ovvero quella forza interiore che ci permette di bastare a noi stesse. Non abbiamo bisogno di essere salvate, e soprattutto non rimaniamo sospese nell’attesa di qualcuno che ci tiri fuori dalla prigione del dolore. Al contrario, troviamo dentro di noi la forza per trasformare la nostra vita in un’opera d’arte, qui e ora, senza rimandare.
Questo tipo di energia, forte e luminosa, esercita un’attrazione magnetica sui manipolatori che ne restano affascinati ma anche terrorizzati perché una donna completa e indipendente sfugge al loro controllo. Non riescono a spezzarla, non possono usarla per riempire il loro vuoto.
Dalla sofferenza alla rinascita: il potere di chi non aspetta più di essere salvata
Nessuno nasce Nemesi, sia chiaro. Non è un dono innato, ma una conquista. Le vere Nemesi sono spesso donne che hanno affrontato prove dure, che hanno conosciuto il dolore, l’abbandono, la delusione. Eppure, invece di lasciarsi spezzare, hanno scelto di trasformare la sofferenza in forza. Hanno smesso di cercare il riscatto attraverso gli altri e hanno iniziato a guardarsi dentro, trovando in se stesse tutto ciò di cui avevano bisogno.
Quindi, Samantha, se mi chiedi come si diventa Nemesi, la mia risposta è questa: iniziando da te stessa. Ogni ferita che hai subito non è solo una cicatrice, ma un segno della tua resilienza.
Ogni volta che hai sentito il peso dell’abbandono, hai avuto l’opportunità di imparare a stare in piedi da sola.
Ogni lacrima che hai versato ha irrigato il terreno della tua crescita.
Perché, vedi, è proprio nella sofferenza che si forgia l’animo nobile.
C’è una frase di Madre Teresa di Calcutta alla quale penso spesso:
“Le cicatrici sono il segno che è stata dura ma il sorriso è il segno che ce l’hai fatta”
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