Come agronomo, mi capita spesso e volentieri di sentire stupore o percepire inquietudine da parte di chi osserva per la prima volta misteriosi meccanismo che in realtà fanno parte del processo naturale che è alla base dell’ambiente che ci circonda. Uno di questi riguarda sicuramente quello degli alberi che “sanguinano”. In tanti, in effetti, rimangono scioccati dall’osservare ciò che ritengono praticamente impossibile, eppure, come affermava anche Aristotele:
In natura non c’è nulla di superfluo, tutto ha uno scopo
Ebbene, ma in questo caso qual è?
Perché esistono alberi che “sanguinano”
Che ci crediate oppure no, esistono in natura specie di alberi che danno l’impressione di perdere davvero sangue. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, però, non siamo di fronte ad un evento raro tipico di una pellicola fantascientifica. Difatti, il colore rosso vivo che cola dal tronco ferito di diverse piante è tanto suggestivo quanto ingannevole. Non si tratta di sangue, naturalmente, ma di linfa, una sostanza vitale che scorre nel sistema vascolare delle piante, trasportando zuccheri, acqua e composti organici.
In certe tipologie di arbusti, suddetta linfa assume tonalità rosse o bruno-scure per la presenza di particolari pigmenti e resine. L’esempio più iconico è quello della Dracaena cinnabari, conosciuta come albero del sangue di drago, endemica dell’isola di Socotra, nello Yemen. Quando la corteccia viene incisa, la pianta emette una resina densa e cremisi, che fin dall’antichità è stata utilizzata come colorante, medicinale naturale e incenso sacro. Allo stesso modo, il Pterocarpus angolensis, o bloodwood tree, diffuso nell’Africa australe, produce una linfa rossa che sgorga copiosa quando il legno viene tagliato, assumendo un aspetto sorprendentemente simile al sangue umano.
Una strategia di autodifesa
Dal punto di vista fisiologico, questo comportamento è una strategia di autodifesa. Quando la pianta subisce una ferita, attiva immediatamente meccanismi di protezione: la linfa serve a sigillare la lesione e contiene tannini, resine e composti antibatterici che impediscono a funghi o insetti di penetrare nei tessuti interni. È, in sostanza, una forma di cicatrizzazione vegetale.
Questo “sangue verde”, come qualcuno lo definisce poeticamente, ci ricorda che la natura possiede un’intelligenza silenziosa, fatta di equilibrio e adattamento. Gli alberi, pur immobili, reagiscono al pericolo, comunicano attraverso segnali chimici e mettono in atto vere e proprie contromisure per sopravvivere.
Tuttavia, ciò che colpisce non è solo la risposta biologica, ma il significato simbolico che l’uomo le attribuisce. Nel rosso della linfa, molti vedono una forma di vitalità universale, un legame invisibile tra tutte le creature viventi. È un richiamo potente a quella connessione profonda con la Terra che, troppo spesso, dimentichiamo di avere. Chissà, magari la prossima volta che avremo l’occasione di osservare un albero che “sanguina”, faremmo meglio a smettere di pensare al dolore e a cominciare a vedere la forza vitale che scorre sotto la corteccia del mondo!
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