Ogni giorno veniamo travolti da una nuova ondata di “scoop”, teorie, aggiornamenti e rivelazioni sul Caso Garlasco. I programmi televisivi e i social network si alimentano di congetture, ma la verità, quella vera, continua a sfuggirci. Basta una dichiarazione in contrasto con la precedente per mandare tutto in frantumi, e di nuovo ci ritroviamo a chiederci: “chi mente e chi dice la verità?“.
Per il Caso Garlasco le suggestioni non bastano, servono prove!
Da mesi non ascoltiamo che ipotesi e indiscrezioni. La Procura mantiene il segreto sulle indagini, come è doveroso, ma l’opinione pubblica si nutre di frammenti, e con essi costruisce castelli di supposizioni. Possiamo immaginare che gli inquirenti abbiano già in mano elementi significativi, forse persino le prove decisive, ma fino a quando non saranno ufficiali, nessuno può dirsi certo di nulla. È per questo che ogni giudizio, oggi, dev’essere sospeso. Né Stasi né Sempio possono essere indicati come colpevoli senza il sigillo definitivo delle prove.
Il supertestimone che cambierebbe tutto e le varie incongruenze
L’ultima notizia arriva come un fulmine: un supertestimone, mai sentito prima, avrebbe raccontato agli inquirenti, con tanto di prove, che il biglietto del parcheggio di Vigevano, lo scontrino usato da Sempio come alibi, non sarebbe suo. Quel biglietto, in realtà, apparterrebbe al testimone stesso, che lo avrebbe consegnato al sospettato in un secondo momento. Se la testimonianza fosse vera, cambierebbe radicalmente la ricostruzione del caso, perché Sempio potrebbe essere collocato non a Vigevano, ma a Garlasco, forse perfino nella casa di Chiara Poggi.
Ci sono poi le sue telefonate a casa Poggi, poco prima del delitto, per chiedere del fratello di Chiara, nonostante sapesse che fosse partito per le vacanze estive in quanto la sera prima erano usciti in compagnia per salutarsi. E oggi, con l’orario della morte di Chiara ricalcolato rispetto alla prima inchiesta, lo scontrino di Vigevano, anche se autentico, non avrebbe più alcun valore probatorio. Un alibi costruito ad arte? Domanda legittima, ma ancora senza risposta.
I 60.000 euro e le ombre sui consulenti
A rendere il quadro ancora più intricato, la presenza di circa 60.000 euro non tracciati, parte dei quali provenienti da parenti del padre di Sempio, ma senza fatture né documentazione ufficiale. Unica eccezione: il dottor Garofano. Nel frattempo, il dottor Venditti finisce nel mirino degli inquirenti per presunte intercettazioni e un’ipotesi di corruzione. Anche qui, però, siamo nel campo degli indizi, non delle certezze.
In questo intrigo di mezze verità e sospetti, ogni certezza sembra dissolversi al primo colpo di scena.
La verità, oggi, è come un prisma: cambia colore a seconda della luce con cui la si guarda. Eppure, in mezzo al clamore, resta una sola speranza: che gli inquirenti, lontano dai riflettori e dalle opinioni urlate, riescano finalmente a riportare la giustizia al centro della scena, consegnandoci non più parole, ma prove. Chiare. Concrete. Incontestabili.
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