Una credenza moderna, senza radici precise, si pensa provenga dalla tradizione messicana, forse come riflesso di un legame attualmente sempre più riconosciuto e profondo tra noi e i nostri amici animali, racconta che il 27 ottobre le anime degli animali domestici tornino a far visita alle loro famiglie, portando con sé una carezza di conforto.
In molte culture, il confine tra la vita e la morte si assottiglia in particolari giorni dell’anno, basti pensare al Samhain, nelle tradizioni celtiche, e al coloratissimo Día de Los Muertos in Messico. La convinzione che i nostri cari defunti possano tornare per vegliare su di noi esiste da sempre. In questo giorno però non si narra del ritorno sulla terra di spiriti lontani o temibili, ma di anime gentili, quelle di cani, gatti, conigli, e di tutte quelle creature che ci hanno accompagnato nella vita con silenzioso affetto.
Un’esperienza condivisa da molti
Chiunque abbia condiviso la propria vita con un anima-le sa quanto quel legame non fatto di parole, ma di gesti, di sguardi, di silenzi pieni di significato sia speciale. Quando questi compagni ci lasciano, la loro assenza può essere struggente, come quella di una persona cara. I nostri amici a quattro zampe sono per molti veri e propri membri della famiglia, e nonostante il dolore della loro perdita sia spesso sottovalutato dalla società, che lo considera meno significativo rispetto alla morte di una persona, per chi ha amato un anima-le, quel lutto è profondo, inconsolabile.
Non avendo trovato nessun riferimento concreto alla data del 27 ottobre, del perché proprio in questo giorno le anime degli animali facciano ritorno, ho deciso di scrivere una breve favola nella speranza che possa dare corpo allo spirito di questa credenza, una dolce consolazione per chi come me ha vissuto una così dolorosa separazione.
Anime gentili, l’eterno ritorno di un amore che non finisce mai
C’era una volta, nella giovane città di Latina, dove il cielo si imbrattava di mille sfumature, un ragazzo che amava collezionare storie e ricordi. Malinconico e sognatore, con gli occhi pieni di riflessi di speranze, ogni pomeriggio, seduto in riva al mare, circondato dal delicato e dolce profumo dei fiori del fico degli Ottentotti, ascoltava le leggende che i gabbiani garrivano e raccoglieva dai viandanti storie magiche di avventure impossibili.
Nonostante il suo cuore portasse il peso di un mondo che a volte gli sembrava crudele e troppo difficile da comprendere, aveva deciso di trovarne la bellezza nelle piccole cose. Il dolore per la perdita della sua amata gatta, Regina, che dopo sedici anni di avventure insieme era volata via, lo accompagnava sovente come un’ombra. Regina era stata il suo rifugio e la sua confidente, così come gli altri animali che aveva amato e salvato, non solo dalla strada, ma anche dall’indifferenza dei molti. Ora, senza di lei, una parte di lui sembrava svanita, come se un pezzo del suo cuore fosse andato perduto per sempre.
Un giorno, improvvisamente, mentre il sole cominciava a tramontare, un vento dolce gli accarezzò il viso. Era il 27 ottobre, una data che apparentemente non significava nulla per lui e nemmeno per qualcun altro. Era un giorno qualunque, ma un richiamo nell’aria lo invitò a cercare conforto lungo le frastagliate coste del suo mare. Un delicato miagolio si fece spazio tra il rumore delle onde, e subito il giovane uomo arrestò i suoi passi. Il cuore gli batteva forte. Con grande stupore, avvolta in una luce che nessuno avrebbe mai potuto spegnere, vide apparire Regina.
Un ritorno inaspettato
“Regina! Sei tornata!” esclamò con le lacrime agli occhi, mentre la gatta si avvicinava, strofinandosi affettuosamente contro le sue gambe. “Amico mio,” disse Regina, con una voce che sembrava provenire da un sogno, “non piangere più per me; l’amore che mi hai dato è stato tutto ciò di cui avevo bisogno.”
In quell’esatto momento, il mondo attorno a loro sembrò sbiadirsi, e dopo aver attraversato insieme alla sua fedele compagna il ponte dell’arcobaleno per abbracciare tutte le anime innocenti che lo abitavano, poterono finalmente tornare a casa felici, portando insieme a loro l’amore eterno che li univa.
Regina tra le fusa e le carezze gli spiegò che ogni anno, il 27 ottobre, le anime degli animali tornano silenziose sulla terra per far visita a coloro che li hanno amati. Riferì inoltre che la morte non esiste, in quanto è solo una transizione verso un’altra realtà. Raccontò di questo e cose di qualche altro mondo. Alla fine, quando la luna si alzò alta nel cielo, e i due si erano consolati abbastanza, giunse il momento di salutarsi. Con un ultimo miagolio, l’animale si allontanò, balzando senza mai voltarsi sui colori del ponte. Dietro di lei lasciava una scia di luce e dolcezza. Il ragazzo, pur con un velo di tristezza, sorrise, perché sapeva che l’amore non conosce confini e che presto avrebbe potuto accarezzarla ancora. Comprese inoltre nella magia di quella sera, che l’amore per gli animali trascendeva il tempo e lo spazio. E visse poi per raccontarlo.
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Articolo meraviglioso!