In questa ultima settimana si è discusso di vietare l’educazione sessuo-affetiva nelle scuole italiane, dall’infanzia fino alla secondaria di primo grado. É evidente quanto sia ancora un tabù parlare di corpo e crescita. Addirittura nella scuola secondaria di secondo grado si rimanda al consenso dei genitori se parlare o meno di argomenti legati alla sessualità, una sorta di controllo parentale su ciò che gli insegnanti debbano proporre o meno.
La proposta non mira solo a eliminare le ore dedicate all’educazione sessuale, ma prevede anche di impedire a figure professionali di approfondire temi fondamentali come la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, gli abusi sessuali, la contraccezione e le gestioni delle gravidanze indesiderate. Questo divieto finirebbe per escludere il dialogo su aspetti cruciali della crescita personale, i cambiamenti del proprio corpo, i disagi, i dubbi e il riconoscimento della propria identità e genere sessuale. Si tratta di una visione conservatrice che spinge a considerare il sesso come qualcosa da nascondere o temere.
L’importanza dell’educazione sessuo-affettiva nele scuole
È stato ampiamente discusso quanto il periodo dell’adolescenza possa essere una fase di cambiamenti. La scuola dovrebbe farsi carico, assieme alle famiglie, attraverso il Patto di Corresponsabilità, di tutelare i giovani durante questo percorso di crescita. Proprio nella prima fase adolescenziale che si necessita di maggiore supporto e informazione sui cambiamenti del corpo. I genitori di oggi stanno facendo gli stessi errori fatti dai genitori di 40/50 anni fa. Da giovane non sapevo quali cambiamenti il mio corpo avesse in serbo per me.
Ero ignara che sarebbe spuntato il seno e che sarebbe stato motivo di sguardi indesiderati o attenzioni particolari dei miei compagni di scuola. Non avevo idea che a 10 anni sarebbe arrivato il ciclo e che, forse, avrei dovuto mettere un assorbente dalla parte morbida e non da quella adesiva. Se solo avessi avuto dei genitori più aperti e, con meno tabù, avrei saputo gestire meglio i cambiamenti del mio corpo. Se la scuola mi avesse avvisata che sarebbero arrivati gli ormoni che giocavano alle montagne russe con il mio corpo avrei evitato di litigare con tutti. O ancora che l’amore non dipende da quanto prima hai un rapporto sessuale ma dal saper aspettare capendone un significato più profondo.
Famiglia e scuola rimangono pilastri fondamentali per accompagnare e informare i giovani durante questa delicata fase della loro crescita.
Adesso, come madre di due adolescenti e di una bambina di 9 anni, affronto insieme a loro argomenti legati alla scoperta della sessualità e al rispetto del corpo, cercando di farlo senza limiti e senza imbarazzo. Ritengo fermamente che la conoscenza consapevole di questi temi, nel pieno rispetto della propria identità, sia la migliore arma per superare proibizioni e tabù.
Le risposte al divieto
La reazione al divieto dell’educazione sessuale a scuola ha generato un ampio dibattito sociale, politico e culturale con opinioni fortemente contrastanti. In seguito al DDL del 23 maggio 2025 presentato dal Ministro Valditara, i Presidenti degli Ordini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto esprimono consenso unanime.
Limitare o escludere le attività educative sui temi della sessualità e affettività implica privare gli adolescenti di strumenti essenziali per comprendere e affrontare i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita. Pertanto, chiedono di poter discutere la questione con il Ministro Valditara nelle sedi appropriate.
Sul fronte politico l’opposizione ha dichiarato che con questo emendamento l’Italia si allontana sempre di più dallo scenario europeo. L’Italia risulta infatti essere tra i sette Stati europei ad abolire l’educazione sessuale nelle scuole.
La visione europea
Gli studi scientifici, le linee guida dell’OMS del 2010, dell’UNESCO del 2018 insieme ai programmi educativi-scolastici di altri paesi europei evidenziano che questa scelta è pericolosa e poco raccomandata.
Le Linee Guida Internazionali raccomandano l’educazione sessuale dagli 0 ai 18 anni, con un approccio basato sui diritti dell’adolescenza, sottolineando l’importanza dell’inclusione e della prevenzione. Si basano su evidenze scientifiche escludendo il consenso familiare. Inoltre, i programmi scolastici degli altri stati europei, aumentano le conoscenze sui comportamenti a rischio, contribuiscono a migliorare la conoscenza dei comportamenti a rischio, accrescono la consapevolezza, rafforzano le capacità relazionali e riducono le discriminazioni.
A mio avviso ogni decisione che riguarda l’adolescenza, dovrebbe essere presa in maniera ponderata e responsabile. Esistono numerosi progetti di educazione sessuale condotti da medici e psicologi, i quali hanno affrontato tali tematiche con un approccio sensibile e rispettoso dei valori familiari. È davvero un peccato non essere riusciti a trovare un punto d’incontro tra scuola e famiglia per garantire un’educazione completa ai giovani, tutelando e valorizzando ogni individualità.
Che cosa ha fatto agli uomini l’atto genitale, così naturale, così necessario e così giusto, perché non si osi parlarne senza vergogna e lo si escluda dai discorsi seri e moderati? – Michel Eyquem de Montaigne, filosofo
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