C’è chi crede negli asini volanti, chi ai fantasmi e chi persino a Babbo Natale. Poi, ci sono quelli che vivono leggendo l’Oroscopo ogni mattina (a proposito, cliccate QUI per leggere il nostro) e si augurano che, fosse anche solo per pietà, le stelle abbiano riservato loro almeno una gioia. E infine, c’è chi ha creduto a Mark Caltagirone, l’uomo senza volto, protagonista indiscusso della soap-opera nostrana Pratiful per la regia di Pamela Prati & Co., che nel 2019 ha mandato in tilt la cronaca rosa, quella nera, i telegiornali di mezza Italia e i salotti televisivi di questo e qualche altro mondo.
Ebbene oggi, dopo anni di indagini e scontri a favor di telecamera sulle note di una dolce-amara Buona Primavera, la sua leggenda è tornata a bussare alle porte del tribunale di Roma, dove Eliana Michelazzo, ex manager della Prati, è stata assolta “per non aver commesso il fatto”. Perciò, visto che i magistrati l’hanno dichiarata innocente o, più prosaicamente, hanno decretato che non è stata lei a scrivere la sceneggiatura di una parentesi televisiva di cui si sarebbe potuto fare allegramente a meno, la domanda mi sorge ora spontanea: chi sarà mai il colpevole?! Un quesito al quale, purtroppo, pare non sia facile rispondere. Ma d’altronde, come disse Oscar Wilde:
La verità è raramente pura e mai semplice
Ma la bufala era Mark Caltagirone o tutto ciò che gli ruotava attorno?
Non so cosa ricordiate voi, ma io non potrò mai dimenticare Pamela Prati vestita da sposa, con gli occhi lucidi, una fede al dito e una mano su tutto fuorché sulla propria coscienza, pronta a giurare amore eterno ad un imprenditore che, in realtà, non è mai esistito, un uomo che nessuno ha visto neppure per sbaglio, nessuno, lei compresa! Un promesso sposo così fugace, talmente inafferrabile da essere ricercato addirittura più di Bin Laden. C’era pure un figlio, Sebastian, una povera anima innocente ed ignara utilizzata come prova vivente di un amore vero che, purtroppo, non è mai nemmeno sbocciato. Una favola moderna, insomma, scritta male, diretta maldestramente e recitata pure peggio; un’occasione che avrebbe potuto valer la pena per i suoi protagonisti, ma che ha finito inesorabilmente per farla, concludendosi in un mare di lacrime e un’infinità di scartoffie in tribunale.
La Michelazzo, un tempo agente delle star, adesso libera da ogni accusa, dopo anni di udienze, può tirare finalmente un sospiro di sollievo. “Sono stata presa in giro io per prima.”, ha affermato. E in effetti, come darle torto?! In fondo, non ci vuole molto per comprendere che la povera Eliana fosse il capro espiatorio perfetto, colei che tutti volevano vedere sul banco degli imputati, un’indagata per un delitto non commesso e che aveva come unica vittima la dignità collettiva!
Non servono i reality per fare spettacolo
Difatti, checché ne dicano i ben pensanti, in una società in cui si scende in piazza per una partita di calcio e ci si dispera per un matrimonio immaginario, la vera notizia è proprio questa: abbiamo assolto il fantasma, ma condannato il buon senso! Eliana non avrà commesso il fatto, bene. Ma qualcun altro sì. E quel qualcuno, forse, è niente meno che quel sistema che si affanna, così calorosamente, per condannare chi vive di drammi pre-fabbricati e spettacolini che fanno acqua da tutte le parti. Dopotutto, a pensarci bene, gli ingredienti della tragicommedia ci sono tutti: la Prati è stata la diva tragica, innamorata, disperata e plagiata; la Michelazzo la comprimaria pentita e Caltagirone il simbolo perfetto della nostra epoca, ossia una bugia talmente ben raccontata da sembrare più vera della realtà stessa!
Oggi Eliana è libera, pur avendo pagato per la colpa più grande di tutte: fidarsi di quel teatrino che noi in primis alimentiamo ogni giorno. Pamela medita. Mark svanisce, come sempre. E noi restiamo qui, sporchi di ipocrisia, con la certezza che, ormai in Italia, non serve più un reality per fare spettacolo. Anzi, il più delle volte, basta accendere il telegiornale!
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Ritengo che sia stato dato a questo caso, troppo spazio sia dalla TV di Stato che da tutte le altre, perché tutte le persone coinvolte hanno ottenuto ciò che volevano, ossia far parlare di sé (la Michelazzo), tornare in TV (caso della Prati, adagiata nell’oblio di un tempo passato). Credo tutte delle gran volpi che rubato spazi nelle TV quando c’è sempre da parlare di cose importanti.