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Enrico VIII: il sovrano che voleva un figlio e, alla fine, incontrò la sua nemesi

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Enrico VIII

Stiamo per presentarvi
eventi dall’aspetto grave e austero,
tristi vicende, alte e toccanti, pregne di maestà e sofferenza,
scene sì nobili da farvi sciogliere in pianto – William Shakespeare, “Enrico VIII”

Chi conosce la storia dei Tudor, conosce anche il dibattito, che dura da diversi secoli, legato alle diverse visioni di un sovrano molto controverso. Non è del tutto chiaro quando il re Enrico VIII volle porre fine al matrimonio con Caterina d’Aragona, perché non riusciva a dargli un erede. Si sa solo che accadde. Ma cos’è che non ha funzionato? Ufficialmente, come già menzionato, era una questione di eredità. Eppure, il monarca avrebbe potuto giacere con una concubina e tutto era rimediato. Invece, volle addirittura rompere ogni rapporto con la Chiesa di Roma, per proclamarsi capo della chiesa del suo regno, portando alla nascita della Chiesa Anglicana che non ascrive il divorzio nel libro dei peccati.

Caterina d’Aragona e la “grande questione” del re Enrico VIII

Enrico era un uomo a cui non piaceva sentirsi dire di no. La sua spinta a rompere con la Chiesa riguardava tanto questo quanto l’amore che poteva aver provato per Anna Bolena. In più, l’incentivo finanziario di sciogliere i monasteri. Alla fine, rimosse Anna perché non gli diede il figlio che voleva. Era impopolare a corte, senza sostegni internazionali, al contrario di Caterina. Ironia della sorte, la morte di Caterina fu probabilmente la rovina definitiva di Anna.

L’unica figlia, infatti, che Caterina ebbe fu Maria I, detta “la Sanguinaria”. Gli altri bambini erano morti. La minaccia di una crisi di successione ossessionò Enrico, che nel frattempo si era invaghito di Anna.

L’amore per Anna Bolena e lo scontro con Roma

Per Enrico era possibile prendere Anna come amante, ma i figli sarebbero stati illegittimi. La “grande questione del re” si fece sempre più pressante. Enrico cercò di ottenere l’annullamento dal Papa, ma Clemente VII, stretto sotto il potere di Carlo V, non poteva concederlo. La soluzione estrema fu la rottura con Roma. Con Thomas Cromwell come primo ministro, nel 1533 nacque la Chiesa Anglicana. Enrico, “Deputato di Dio in Terra”, ne divenne capo.

Nonostante tutto, Anna non diede un erede maschio. Nel 1536 un aborto le tolse l’ultima possibilità. Accusata di adulterio, incesto e alto tradimento, fu condannata a morte. Ironia della sorte, lo stesso giorno del funerale di Caterina, Anna scoprì Enrico con Jane Seymour: un colpo che le causò la perdita del figlio.

Il “dopo Anna”: un susseguirsi di tragedie

Enrico sposò Jane Seymour, che gli diede Edoardo VI, ma morì di parto. Poi Anna di Cleves, matrimonio annullato per ripulsa fisica del re. Catherine Howard, giustiziata per adulterio. Infine Catherine Parr, che riuscì a sopravvivere al re, accudendolo fino alla morte. Nonostante tutto, il destino si prese gioco di Enrico. Edoardo VI morì a 15 anni. Sul trono salirono proprio due donne: Maria la Sanguinaria ed Elisabetta I, che trasformò l’Inghilterra in una grande potenza.

La metafora del potere cieco

La vita è il ritmo tra Eros e Thanatos, la letteratura ci presenta la metafora di Amore e Morte, ma sono i fatti della storia che evidenziano il Tao di una metafisica pratica, un oltre che si manifesta con l’atto verificabile. Enrico VIII, il grande sovrano che viene rapito dal buio della ragione e dalla questione dell’erede, si trasforma in una forma compulsiva tale da fare fuori due mogli, ma la nemesi storica non dimentica, e per volontà, forse, del fato giustiziere, non ci sarà un erede a governare bensì una donna, in onore di quelle “povere sventurate” che hanno dovuto rimetterci le penne.

L’ astuzia del sovrano fu demolita dalla storia stessa. Anna e Caterina patirono molto, nessuna delle due ebbe modo di poter replicare la loro sorte, soprattutto Anna che accettò silenziosamente la propria condanna. Il buio che si traveste d’Eros, che ammalia e conquista, ma ad un certo punto vuole il pegno perché ogni atto menzognero esige un prezzo: ecco la metafora del diavolo che seduce in cambio dell’anima!

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Laura Borgia, ex modella e icona del cinema hard italiano anni ’90, inizia la sua carriera nei concorsi di Miss Italia e Miss Mondo, prima di trasferirsi a Roma. Dopo un’esperienza negativa nel cinema tradizionale, si consacra nell’hardcore, diventando la “Duchessa dell’hard” e vincendo nel 1994 l’Impulse d’Oro come miglior attrice europea. La sua fama cresce soprattutto dopo l’uscita di scena di Moana Pozzi e Ilona Staller. Accanto alla carriera provocante, porta avanti iniziative benefiche insieme a padre Fedele Bisceglia, con cui raccoglie fondi per il Ruanda, pur finendo al centro di polemiche e accuse per atti osceni. Dopo il ritiro dalle scene nel 2001, partecipa a programmi TV come "Ci vediamo alle due" con Paolo Limiti e Lucignolo. Nel 2003 pubblica un album musicale, "Save Your Love", e nel 2009 torna brevemente al cinema erotico con il regista Mario Salieri. Successivamente si reinventa come modella per l’agenzia "Creative Models".

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